“Indebito “ è il film documentario diretto da Andrea Segre e scritto dallo stesso regista insieme al cantautore Vinicio Capossela. Il film, già presentato al Festival di Locarno e al festival Internazionale a Ferrara, verrà proposto nei cinema italiani in una proiezione esclusiva martedì 3 dicembre. I 2 autori introdurranno gli spettatori alla visione della pellicola con una speciale diretta satellitare dal cinema Anteo di Milano.
“Indebito” parla di un viaggio attraverso la Grecia, paese segnato dall’attuale crisi economica ma ancora in grado di trovare nelle sue radici musicali, il rebetiko (sorta di“blues ellenico”), una voce per esprimere la propria rabbia, ribellione e speranza. I rebetes propongono la loro musica “indebita”, non autorizzata dal potere, nelle taverne notturne di Salonicco e Atene; qui incontrano il cammino del musicista e viandante Vinicio Capossela, che si appropria di quella musica mentre annota pensieri e visioni sul suo diario di viaggio, il tefteri.
Aspettando la proiezione del film documentario abbiamo provato a porre alcune domande al regista Andrea Segre, reduce dal successo nei cinema del suo ultimo film, “La prima neve”.
Come nasce la collaborazione tra lei e Vinicio Capossela per la realizzazione di “Indebito”?
Capossela ascolta musica rebetika e viaggia in Grecia già da alcuni anni. Dopo aver registrato il suo disco (“Rebetiko Gymnastas” pubblicato nel 2012, n.d.r.) mi ha proposto di tornare in Grecia insieme, per raccontare con le immagini quello che lui aveva incontrato e che aveva fatto entrare in qualche modo nella sua musica.
Prima di girare “Indebito” io avevo avuto modo di viaggiare e raccontare altre zone dei Balcani, ma della Grecia sapevo molto poco. Non conoscevo quella realtà, l’ho scoperta grazie alla realizzazione del film.
“Indebito” è stato proiettato il 20 novembre scorso al cinema Trianon di Atene. Come è stato accolto il film in Grecia? Quali reazioni ha suscitato?
Quello che io e Vinicio Capossela abbiamo fatto è stato cercare di ascoltare quella che è una realtà particolare e minoritaria della Grecia di oggi. Il rebetiko appartiene a contesti abbastanza particolari e specifici che noi siamo andati a scovare e ascoltare, convinti che lì ci fosse un pezzo d’identità e coraggio ribelle importante non solo per la Grecia, ma per tutta l’Europa.
I Greci sono rimasti colpiti soprattutto dal fatto che quella realtà che sapevano esistere in Grecia, e che alcuni di loro anche frequentavano, fosse stata notata da qualcuno al di fuori e avesse acquisito un significato più ampio di quello racchiuso soltanto nelle taverne dove il rebetiko viene suonato. Molti mi hanno detto “sapevamo di avere questa cosa, la conoscevamo ma non pensavamo che avesse questo valore”. Incontrare e raccontarsi a qualcuno che viene dal di fuori, a uno straniero, permette sempre di imparare qualcosa su se stessi. Tuttavia noi non siamo partiti con lo scopo di far notare a loro quello che avevano ma non sapevano di avere, ma solo di raccontare quella realtà.
Quale può essere il ruolo della musica per una nazione che si trova davanti a una crisi economica, il cui principale responsabile è la politica statale? La musica può avere un ruolo fondamentale nel recupero dell’identità di una nazione?
Se affidassimo al recupero dell’identità il superamento della crisi finiremmo con il seguire direzioni molto pericolose che potrebbero condurre alla chiusura e all’antidemocrazia. Il rebetiko per noi è una musica che restituisce un’identità, nel senso che è in grado di indicare quel percorso necessario nella società di oggi per ribellarsi all’omologazione del consumo, che è la responsabile della situazione in cui ci troviamo. Il cittadino che ha affidato negli ultimi dieci anni la sua felicità e personalità esclusivamente all’acquisto e al consumo di beni materiali è stato avvolto da un’omologazione che riguarda anche la vita etica della persona. L’annullamento delle differenze d’identità (l’omologazione anche della musica e dei racconti cinematografici, ormai uguali in tutto il mondo) ha schiacciato le differenze, ci ha lasciati disorientati. Poi è sopraggiunta la crisi materiale, non casualmente ma quando abbiamo affidato al mercato, al denaro, il potere totale. Non sapere chi sei, non avere radici, non avere una distinzione, in questo momento è molto pericoloso, perché ti fa sentire completamente solo. Il rebetiko ti aiuta a non sentirti solo, facendoti capire da dove arriva un pezzo della tua strada.
Dalla fine del 2013 in Italia i film non verranno più distribuiti nelle sale su pellicola ma esclusivamente su copia digitale. Molti cinema che non riusciranno a sostenere i costi d’installazione dei nuovi impianti (in particolare i monosala) dovranno probabilmente chiudere. Il digitale d’altra parte sta cambiando il vecchio modo di intendere la sala cinematografica, consentendo di assistere anche a proiezioni di contenuti extra cinematografici e alla promozione di pellicole in una maniera completamente nuova (come avverrà per lo stesso film “Indebito”). Secondo lei quali sono i cambiamenti che la nuova tecnologia imporrà alla sala cinematografica tradizionale?
La tecnologia può proporre dei cambiamenti che rischiano di travolgere alcune realtà (come quella dei monosala), ma il problema non è nella tecnologia in sé. In Italia 10 anni fa è stato molto grave non aver sostenuto la trasformazione della sala da luogo di semplice proiezione di una pellicola a luogo di promozione e aggregazione culturale, realtà ovviamente più complessa rispetto a quella esistente prima. Questo ha fatto sì che alcuni cinema abbiano chiuso, mentre altri sono stati venduti ai grandi circuiti di distribuzione, che hanno assimilato il cinema ad altre attività commerciali (del resto, i film vengono venduti oggi anche nei centri commerciali, come avviene per gli altri prodotti di consumo); comunque anche queste realtà si trovano attualmente in profonda crisi e rischiano di chiudere. É stato in grado di resistere solo chi, nella piccole province come nelle grandi città, si è dimostrato capace di trasformare il ruolo della sala da luogo di proiezione a luogo di promozione culturale, coltivando il rapporto con il pubblico con fatica, coraggio e inventiva. Cogliere la sfida del digitale in questa direzione è l’unico modo che consente di valorizzare le differenze e non rimanere schiacciati dall’omologazione, producendo non solo cultura ma anche profitto.
Il viaggio che Segre e Capossela hanno fatto realizzando “Indebito” è lo stesso che i 2 autori ci propongono di intraprendere per ritrovare le nostre radici. Un viaggio che in questo momento storico appare assolutamente necessario perché, come lo stesso regista ha affermato, “la Grecia diventa l’Europa, la sua crisi la nostra e il rebetiko il canto vivo di un’indebita e disperata speranza”.
“Indebito” verrà presentato, in più di 70 sale, martedì 3 dicembre alle ore 20.30. Per conoscere i cinema in cui verrà proiettato il film si rimanda al link: http://www.nexodigital.it/1/id_333/Vinicio-Capossela—INDEBITO.asp
Luisa Tumino
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