Al TFF 2016 l’esordio alla regia di Zang Qiwu

The Donor, l’opera prima di Zang Oiwu è un film lancinante incentrato sul divario sociale tra ricchi e poveri nella società cinese degli ultimi decenni.

Il Torino Film Festival presenta Old Stone, il noir indipendente di Johnny Ma – Festa Mobile, e The Donor, il dramma diretto da Zang Qiwu – Concorso34. Due opere prime che denunciano storie di ordinaria alienazione, di cittadini privi di mezzi rigettati da un sistema pubblico incapace di tutelarli e poi risucchiati nell’abisso dell’indifferenza metropolitana. Entrambe raccontano la frustrazione di uomini che resistono, ma che nella disperazione scoprono il proprio lato oscuro, l’egoismo della salvezza, dell’ultima e inevitabile scelta. Alla spirale di paranoia di Old Stone risponde greve l’angoscia di The Donor. L’esordio alla regia di Zang Qiwu, già aiuto di Zhang Yimou, è un film misurato e lancinante, incentrato sul divario tra le classi, tra ricchi e miseri, che negli ultimi decenni di sviluppo economico cinese è diventato un baratro vertiginoso. Ambientato in un presente spoglio e livido, dove i legami umani si dissolvono nel disastro sociale che ha seguito l’urbanizzazione massiva, è la storia di Yang Ba, un uomo che cerca di strappare la propria famiglia alla mediocrità del fluire quotidiano.

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Sovrastato da una città verticale le cui strade si intrecciano su più piani, Yang si muove senza fare rumore, non un lamento, non una parola. Lo seguiamo a bordo del suo motorino elettrico tra casa e officina, sappiamo che aspetta qualcosa, forse una telefonata, un’occasione. E intanto attorno a lui una cacofonia di elementi assordanti sembra assorbire ogni energia vitale. Yang è stremato, assediato dal traffico, dai clacson, dalle richieste di moglie e figlio, dalle urla di una coppia di giovani amici delusi da quella promessa d’amore a cui si erano affidati, come se sola bastasse a dare senso e soddisfazione. Tutto stride, si congestiona, opprime finché finalmente il telefono squilla e il rumore cessa. È Li Daguo, giovane e benestante, sceso dal suo grattacielo di cristallo alla base della metropoli per comprare il rene di Yang e donarlo alla sorella malata in attesa di trapianto. Basta poco, circa 25.000 euro, per cambiare due destini. Ma la realtà non ha vie di fuga e presto il sogno di entrambi si crepa lasciando Yang sul bordo di un baratro più profondo, insormontabile.

Ancora una volta la nuova generazione di registi cinesi si confronta con temi gravosi e lavora sulla finzione per elaborare il proprio presente, per fare denuncia. La Cina è un Paese dove su un milione e mezzo di persone in attesa di trapianto, soltanto 10mila trovano un donatore e l’espianto illegale di organi è diventato un traffico criminale diffuso. Nell’aprile del 2011 un diciassettenne, in preda ad un’insufficienza renale, raccontò alla madre di aver venduto il proprio rene al prezzo di 2.600 euro e di aver usato il denaro per comprare un iPhone e un iPad. È la cronaca che supera per assurdo la narrazione e testimonia la prostrazione della persona moderna al culto del consumo. Zang Qiwu non giunge a una tale, seppur vera, esasperazione. Mette in scena una storia modesta e reale. Ed è la potenza della sua adesione alla normalità, al rigore di una vita che si riconosce una tra tante e che come tante non vuole strafare ma solo soddisfare piccole e legittime aspirazioni, a metterci in allarme.

Zelia Zbogar

 

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