Tutto appare oramai perduto per il protagonista di questa disavventura, un uomo senza nome che durante una traversata in solitaria nell’Oceano Indiano, inizia ad imbarcare acqua col suo yacht dopo una collisione con un continer abbandonato in alto mare.
La sua è una lotta impari contro le avversità e la prospettiva di una morte praticamente certa.
Gli otto giorni in cui tenta tenacemente di riparare lo scafo per poi mettersi in salvo sul tender e cercare di fermare un’imbarcazione di passaggio sembrano lunghi quanto una vita intera.
Presentato in anteprima italiana al Tertio Millennio Film Festival, All is lost, opera seconda di J.C. Chandor, già regista del pluripremiato Margin Call, si propone nel panorama internazionale come un’opera straodinaria – nel senso letterale di fuori dall’ordinario – una sorta di one man show, con un inossidabile Robert Redford al centro dell’azione e praticamente nessun dialogo per gli oltre 100 minuti di proiezione.
Eppure lo spettatore quasi non lo percepisce.
Immersi fin dal primo minuto nella vicenda narrativa, ipnotizzati dalla luce che si riflette sull’Oceano e da un sonoro che funge da voce narrante, si rimane inchiodati alla poltrona fino alla fine.
Un capolavoro di regia, fotografia ed interpretazione che si candida a vincere molti premi ma certamente non un film per tutti.
Moira Rotondo
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