Andrea Paone ci presenta “I Ragazzi della Resilienza”

Intervista all’attore e comico nato il 9 gennaio 1993 a Marino (Roma), cresciuto a Venturina Terme (Livorno) desideroso di raccontare in maniera del tutto particolare la resistenza durante la Seconda Guerra Mondiale

Finite le riprese de “I Ragazzi della Resilienza” che segna l’esordio di Francesco Sorresina alla regia ed è anche il primo cortometraggio scritto da Andrea Paone, che per l’occasione viene intervistato da noi di Cinefarm:

 Buongiorno Andrea Paone, per prima cosa, si presenti. Chi è l’Andrea Paone prima di decidere di realizzare “I ragazzi della resilienza”?
«Buongiorno, grazie per l’intervista. Beh, l’Andrea Paone prima de I Ragazzi della Resilienza è un ragazzo con molta voglia di fare è molto pragmatico ed insegue il suo sogno di diventare “un artista a tutto tondo”, il suo idolo è sempre stato e lo è ancora Roberto Benigni. Perché lui dona emozioni, vorrebbe riuscire a regalare anche l’1% dei sentimenti che è riuscito a suscitare Benigni al suo pubblico. Il suo traguardo è lui, vorrebbe provare a giocarsi le sue carte, male che vada non avrà rimpianti»

Ora che si è presentato, una prima domanda classica: come è nata l’idea di scrivere ed interpretare questo cortometraggio?
«L’idea è nata per caso, facevo zapping in Tv, ad un tratto ho visto un programma dove intervistavano dei liceali che si professavano “fascisti 2.0“, la giornalista gli ha chiesto se sapessero chi fossero i partigiani, loro risposero: “dei comunisti”. Non ci potevo credere, però era la realtà dei fatti, viviamo in un’epoca dove i ragazzi non hanno idea di cosa è stato il passato, leggo di persone che si lamentano che ancora si ricordi “Il giorno della Memoria“, lo trovano inutile. Insomma, quel giorno è scoccata una scintilla, e in meno di un mese, insieme a Francesco Sorresina (regista), Giovanni Pacelli (Direttore della Fotografia) e Manuel Sodi (Aiuto Regia) abbiamo prodotto e girato questo cortometraggio, grazie all’aiuto del Comune di Suvereto, splendido borgo medievale. Io sono l’attore protagonista, Tito Dell’Omodarme, ma con me hanno lavorato pure Andrea Venditti, immenso nell’interpretare Cesare Biancani, poi Pablo Staccoli (Elio Bernardini) al debutto davanti la telecamera e poi la splendida Diletta Venturi (Maria Camerini), finalista a Miss Italia 2017, tutti e tre hanno fanno uno splendido lavoro, ma devo ricordare anche tutte le comparse che hanno partecipato, tutte del mio paese natale Venturina Terme e i due bambini Enea che con il suo sguardo ha donato un tocco in più al film e a Mia bellissima e attivissima bambina, entrambi hanno meno di 3 anni. Inoltre vorrei ringraziare anche Alessandro Dondoli che è stato il nostro aiuto storico e costumista, infatti ci ha trovato tutti gli abiti tedeschi e ha consigliato come fare gli abiti partigiani. Vorrei sottolineare che le persone hanno fatto tutto questo senza ritorni economici, ma solo perché credevano nei valori di questo progetto»

Viviamo in un periodo in cui, soprattutto grazie al web, tutti hanno la possibilità di dire la loro, e quindi abbiamo diversi casi di revisionismo o negazionismo storico, e il tema dei vecchi partigiani è più caldo che mai. Cosa ne pensa del potere di internet? Pensa di essere classificato come “buonista” o “radical chic”, o è già successo?
«Il potere di internet è gigantesco, forse troppo. Sicuramente è utile per chi vuole farsi notare, quindi come mezzo di comunicazione è fondamentale, però può essere mortale, se amministrato male, è come andare in scooter a Roma, se non stai attento rischi grosso. Comunque per risponderti, sono incredibilmente d’accordo su quello che disse Umberto Eco: “I Social Network hanno dato diritto di parola a milioni di imbecilli…”. Io non so come verrò definito, non penso radical chic, non fa parte di me, e dopo aver visto il corto, non penso nemmeno buonista… Magari non mi chiameranno affatto, lo spero, non mi piacciono le etichette»

Ha dedicato questo film a suo nonno, era anche lui un partigiano? È riuscito a trovare reduci di quegli eventi per elaborare questa sceneggiatura, o prendere parte a questo corto?
«Mio nonno non era un partigiano, aveva 10 anni alla fine del conflitto, però mi raccontava di loro, lui in casa ha prima avuto la base tedesca, poi quella americana, ricordo che da piccolo stavo tutto il giorno ad ascoltare le sue storie, credevo a tutto quello che mi diceva, pensa una volta mi disse mentre parlava dei tedeschi: “Il nonno di Schumacher mi rubò anche le vacche”, il giorno dopo andai a scuola e durante l’interrogazione di storia raccontai quella vicenda alla maestra, mi diede l’insufficienza… però a parte questa curiosità, ho letto molti libri di storia, e sono stato all’ANPI di Piombino che mi hanno aiutato nella revisione storica della sceneggiatura, inoltre mi sono ispirato anche alle vicende che mi raccontava mio zio, Rino Biancani, anche lui giovanissimo, ma ricco di aneddoti e grande amante della storia. Purtroppo quella generazione ci sta abbandonando, quindi dobbiamo essere noi giovani a ricordare le loro storie. A questo corto, comunque ha preso parte mio Zio, Romano Dell’Omodarme che interpreta il nonno della bambina a cui spiega chi fossero i partigiani»

Dove pensa di arrivare con questo corto? Ha già avuto conferme di future distribuzioni?
«Guarda, mi auguro che lo veda più gente possibile. Noi lo manderemo a tutti i festival nazionali e internazionali, almeno gli addetti ai lavori potranno gustarselo. Il 27 gennaio ci sarà l’anteprima a Suvereto.
Future distribuzioni? Ci stiamo lavorando…»

Sinossi: 2017, una bambina chiede al nonno chi fossero i Partigiani… Il nonno inizia a raccontare i suoi ricordi. Seconda guerra mondiale, siamo alla fine del conflitto. Gennaio 1944, molte truppe Naziste stanno scappando per via dell’arrivo degli Alleati. Intanto nella campagna di Suvereto, stanno per fare l’ultimo rastrellamento in Val di Cornia, il battaglione Suveretano, prima salverà la vita di molti cittadini e poi proteggerà il piccolo borgo. La guerra partigiana ha dato agli italiani una viva coscienza soggettiva di non essere inferiori alle altre popolazioni, li ha salvati da un aggravarsi di quel complesso di inferiorità, che può poi colpire in modo opposto, e si manifesta in episodi di frenetica nazionalismo, ad eccessi di violenza protagonista e folle…

Valerio Brandi

 

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