Come realizzare un sequel all’altezza: a cura di Matt Reeves. Non sarebbe certo male come titolo di una guida tecnica. Già, perchè “Apes Revolution: Il pianeta delle scimmie”di Matt Reeves appunto, regista già di “Cloverfield” e “Blood Story” è un film deliziosamente confezionato, in cui gli effetti speciali, per una volta tanto, fanno da sparring partner ad una sceneggiatura solida, con un focus ben concentrato sulle relazioni fra i primati e gli esseri umani. Il cast, oltre che dalle scimmie perfettamente realizzate, è composto da Keri Russell, Gary Oldman (il villain del film), e Jason Clarke.
A differenza de “L’Alba del pianeta delle scimmie”, il film del 2011 diretto da Rupert Wyatt, che ha avuto un grande successo di critica mostrando le modalità con cui le scimmie hanno ottenuto l’intelligenza e raccontando l’inizio della diffusione del terribile virus che ha sterminato la razza umana, in questo sequel troviamo una storia più matura dove viene mostrata la formazione della società formata dai primati nella foresta. Malcom, uno dei sopravvissuti di San Francisco, tenta di allacciare un rapporto con Cesare, il capo dei primati, e ottiene la sua fiducia. Ma l’idillio è destinato a breve vita…
Nel più classico dei periodi di fiacca del cinema estivo “Apes Revolution: Il Pianeta delle Scimmie” risulta essere un blockbuster intelligente e maturo. Notevole la qualità della motion capture, in grado di catturare i movimenti e le espressioni delle scimmie in un modo impensabile. Ladenuncia ambientalistica sullo sfruttamento in laboratorio, in questo capitolo cede il passo alla tematica dello scontro razziale. Le parole di Cesare, il capo dei primati, suonano come un monito all’umanità intera.
Emanuele Zambon
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