La prima battuta che sarà venuta in mente a molti dopo aver visto l’anteprima di “Big Eyes” è sicuramente questa:
“Questo film non è veramente di Tim Burton, lui è solo un prestanome”.
Freddura nata dalla trama del film che tra poco andremo a presentare, ma anche dal contenuto e dallo stile di esso. Il regista Californiano ci ha spesso abituato a pellicole visionarie, di fantasia, mentre il suo ultimo lavoro tratta in tutto e per tutto di una storia vera.
Il nome Keane non è molto conosciuto qua in Italia, e non solo perché non compare nell’edizione Italiana di Wikipedia. I suoi quadri probabilmente appariranno nei libri per gli studiosi d’arte dell’università, ma chi l’ha studiata solamente alle medie e al liceo, altrettanto molto probabilmente non li avrà mai visti prima di questo film.
Trattasi di lavori molto particolari, che rappresentano bambini con gli occhi incredibilmente grandi.
Keane era la firma su questi quadri, ma chi era veramente l’autore?
Di certo non Walter Keane, ma sua moglie Margaret, al secolo Peggy Doris Hawkins, una donna nata nel periodo sbagliato. Frase trita e ritrita, ma purtroppo anche lei ha subito, almeno per buona parte della sua vita, le pressioni dal proprio marito, costringendola ad accettare il fatto che quest’ultimo spacciasse per suoi quei bambini con gli occhioni. Grazie all’abilità da venditore di Walter lei divenne ricca ma infelice, finché non decise di riprendersi quello che le è stato tolto.
“Big Eyes” è dunque un film biografico di 106’ molto piacevole, da vedere tutto d’un fiato grazie a una storia raccontata come se fosse uno dei primi capolavori cinematografici degli anni ’30, con una voce narrante che un po’ ricorda “Quarto Potere” (e a parlare è Danny Huston, che interpreta Dick Nolan, uno dei più famosi giornalisti dell’epoca), tranne che per una cosa, i colori, che rendono ogni scena spettacolare e intensa senza aver bisogno del 3D.
Abbiamo detto che difficilmente può ricordare uno dei precedenti lavori di Burton, se non un altro film biografico come “Ed Wood”, ma forse su una cosa si rivede il buon vecchio Tim: nel protagonista maschile.
Vedere Christoph Waltz che, nel ruolo di Walter Keane, si improvvisa Perry Mason durante il processo, ti fa un po’ pensare a personaggi un po’ pazzerelli come il suo Willy Wonka o il Cappellaio Matto, entrambi interpretati da Johnny Depp.
Amy Adams invece è molto convincente nel ruolo di Margaret, e meriterebbe una candidatura per i prossimi Premi Oscar, anche se probabilmente otterrebbe solo quello, visto che la statuetta a Julianne Moore per “Still Alice” sembra già assegnata.
“Big Eyes” è in uscita nelle sale italiane l’1 gennaio 2015.
Valerio Brandi
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