A volte, in libreria, siamo attratti dalla copertina di un libro, più che dalla sua storia; altre volte siamo attratti dal nome del suo autore, che può essere un sinonimo di qualità. È più raro essere attratti da un titolo, a meno che non si stia cercando un libro in particolare. “Gli androidi sognano pecore elettriche?” rappresenta certamente un’eccezione a questa regola. Scritto da Phil Dick, forse lo scrittore moderno più “prestato” al mondo del cinema, il libro narra di un cacciatore di “replicanti”, androidi capaci di avere una coscienza usati per i lavori più pesanti nella Terra di un lontano futuro, che si sono ribellati ai loro creatori e hanno intrapreso una mortale crociata contro gli scienziati che li hanno progettati.
È raro che un film tratto da un libro sia più bello del libro stesso, ma Ridley Scott accettò (e vinse) la sua personale sfida: creare il film di fantascienza più bello di sempre. Il cast gioca un ruolo essenziale nel raggiungimento di questo obiettivo. La scelta di Harrison Ford nel ruolo del protagonista può apparire scontata e fin troppo “giusta” con gli occhi di oggi, ma fu un’altra scommessa di Scott. La Warner Bros temeva, infatti, che il pubblico identificasse troppo Ford con Han Solo. Per essere certo di non dover portare un cappello e creare pericolose somiglianze con Indiana Jones, altro ruolo di grande successo e interpretato poco tempo prima, Ford si procurò un taglio di capelli il più moderno possibile. Nel ruolo di antagonista c’è Rutger Houer, scritturato senza fare neanche un provino. Tale fiducia nei suoi confronti ispirò all’attore un simpatico scherzo: si presentò al primo colloquio col regista con un paio di occhiali da sole verdi, pantaloni rosa e un maglione bianco con ricamata la testa di una volpe, facendolo dubitare seriamente della sua scelta.
Dal punto di vista tecnico, Blade Runner è un film perfetto. La fotografia e la scenografia immergono totalmente lo spettatore in una Los Angeles cupa e piovosa, buia e fetida. Il film si svolge soprattutto nei suoi quartieri più malfamati, tra edifici in rovina e bancarelle di ambulanti cinesi, uno specchio perfetto dell’ animo tormentato del protagonista, tormentato da strani sogni e dai contrastati sentimenti per una replicante, la stupenda Sean Young. Chi si fosse perso questa pietra miliare della cinematografia moderna sappia che potrà rifarsi nei cinema del circuito The Space, il 6 ed il 7 Maggio, che la vedranno proiettata là dove è nata per stare: sul grande schermo.
Alessandro Vardanega
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