Borg Mcenroe: la loro rivalità rivive al cinema

Recensione in anteprima del film di Janus Metz, vincitore del Premio del pubblico BNL alla Festa del Cinema di Roma 2017.

Difficile e rischioso il decidere di fare un film sul tennis, per il semplice fatto che è uno sport in cui una gara può durare diverse ore e gli sfidanti possono non parlarsi praticamente mai. Tutto questo lo ha sempre saputo Janus Metz, ma ci ha provato lo stesso, raccontando in maniera impeccabile la rivalità tra Björn Borg e John McEnroe, forse la più grande che la storia di questo gioco ricordi, anche più di quella attuale tra Federer e Nadal. E al momento si è già portato a casa un riconoscimento importante, il premio del pubblico BNL alla dodicesima Festa del cinema di Roma.

Un film che parte dall’inizio, scandagliando le infanzie dei due protagonisti. Entrambi avevano un sogno, diventare il migliore al mondo con in mano una racchetta, ma venivano da due mondi diversi.
Il primo doveva rappresentare la Svezia, simbolo di coesione e correttezza, l’altro destinato ad essere in tutto e per tutto Americano, simbolo del capitalismo e soprattutto, in questo caso, dell’individualismo.
Non ci volle molto che la pressione trasformò i due dolci bambini in rissosi combattenti sul prato.
Per Borg questo non era possibile, la società vedeva il tennis davvero uno sport per gentiluomini aristocratici, il comportarsi bene era fondamentale. Venne cacciato dal circolo dove giocava, ma grazie a Lennart Bergelin (interpretato dal grande Stellan Skarsgård) ha imparato a reprimere la rabbia nei rapporti sociali, e scaricarla tutta sul campo da tennis, nei momenti in cui le sue braccia colpivano con tutta la forza la palla. Anche McEnroe faceva lo stesso, ma la società americana non lo massacrava più di tanto se inveiva contro l’arbitro minacciando l’intervento di suo padre come un perfetto Draco Malfoy.
Tanto simili, tanto diversi. Due grandi talenti destinati a scontrarsi diverse volte, e il film racconta la più importante, quella a Wimbledon nel 1980.

Borg McEnroe” mostra uno straordinario lavoro da parte del cast tecnico di Metz, a partire dagli effetti speciali. Per rendere realistica una gara così importante molto lunga anche nel lungometraggio è stato necessario un decisivo utilizzo di CGI riguardante non solo il pubblico ma soprattutto le palle da tennis, a cui è stato annesso un precisissimo montaggio sonoro quando la “palla” colpiva le racchette, e naturalmente l’apporto decisivo degli stuntman nelle scene puramente sportive.

Un film per tutti, non solo per gli appassionati di tennis, perché i profani di questo sport, proprio se non sono a conoscenza dell’esito di questa sfida e non andranno a documentarsi personalmente potranno rivivere l’enfasi degli spettatori presenti a Wimbledon e davanti alla tv quel giorno, e anche perché “Borg McEnroe” non parla puramente di tennis ma è soprattutto la storia di un sogno, analizza il comportamento umano dettato dalla rabbia agonistica, l’ambizione e la crescita personale ma soprattutto il coraggio di cambiare in nome della sportività, amore e amicizia.

Ispirato tanti anni fa da Tom Hanks quando giocava a ping pong in “Forrest Gump”, Janus Metz ha raccontato questa storia nella maniera più veritiera possibile grazie all’apporto decisivo del vero Björn Borg, che in questo film è rappresentato da Sverrir Gudnason, un attore praticamente identico nell’aspetto a lui da giovane.
Quando è stato contattato per aiutarlo nella realizzazione del film non solo ha fornito tutta la sua esperienza personale nella sceneggiatura, ma ha proposto l’utilizzo di suo figlio come attore.
Così questo ragazzo di 15 anni, anche lui aspirante stella del tennis, fa rivivere il giovanissimo padre attraverso i suoi occhi e la conoscenza che ha di lui. E l’ex campione svedese è stato entusiasta non solo di questo, ma della totalità del film, al pari di un altro che di tennis se ne intende, cioè Roger Federer.
Dettagli da ricordare, mentre non si può dire lo stesso di John McEnroe (che nel lungometraggio ha il volto di Shia LaBeouf), che non solo non ha fornito alcuno aiuto a Metz, ma ha anche giudicato male il film.

Starà al pubblico giudicare, e per quel che riguarda l’Italia, chi non ha potuto visionarlo in anteprima alla dodicesima Festa del Cinema di Roma potrà farlo a partire da giovedì 9 novembre 2017.

Valerio Brandi

 

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