Burlesque Mon Amour: intervista alla regista Manuela Tempesta

L’incontro con Massimiliano Bruno, l’idea “Pane e Burlesque” e la sfida più difficile sul set: il cagnolino Jean Pierre

paneeburlesqueLavorare stanca. A quanto pare non fa questo effetto a Manuela Tempesta, regista di “Pane e Burlesque”, altro esordio cinematografico dell’anno targato 01 Distribution. Promozione, photocall, incontri. Eppure la regista, nonostante il tour de force, si dimostra disponibilissima e cordiale nell’intervista che noi di “Cinefarm” le abbiamo fatto. Si è parlato di tutto, da Verdone alla crisi passando per il Festival di Cannes e Pietro Germi.

Il focus maggiore, però, è dedicato al film con Laura Chiatti, Sabrina Impacciatore, Edoardo Leo e Giovanna Rei, ora nelle sale italiane. Una commedia al femminile votata al sociale, tra crisi, questioni morali e riscatto, con il burlesque ad amalgamare il tutto.

Si parla di “Pane”(e Burlesque). Quali sono allora le briciole lungo il sentiero che ti hanno condotto a questo film?

M.T. Mi sono laureata al D.A.M.S di Roma Tre nel (ahimè lontano)2003 con una tesi in Filmologia. Da sempre mi ha affascinata la scrittura e ho incominciato a vincere qualche premio in svariati Festival. Poi nel  2006/2007 ho lavorato come sceneggiatrice e aiuto regista per il film-documentario “Non tacere” della Blue Film, sulla storia di don Roberto Sardelli e della scuola 725, fondata tra i baraccamenti di Roma alla fine degli anni ’60. Il documentario vinse in vari festival ed è stato finalista nel 2009 ai David di Donatello. Successivamente ho scritto il soggetto e curato la ricerca d’archivio del documentario “Pietro Germi: il bravo, il bello, il cattivo”, che nel 2009, è stato selezionato al Festival di Cannes nella sezione Cannes Classic e trasmesso successivamente da La7. Sempre nel 2009 ho scritto con Maria Sole Tognazzi il film-documentario, diretto da Maria Sole Tognazzi, “Ritratto di mio padre”, sulla vita e la carriera di Ugo Tognazzi, presentato nel 2010 al Festival di Roma e, nel 2011, finalista ai David di Donatello, ed ha anche ricevuto una menzione ai Nastri d’Argento. Nel 2011 un incontro “fortunato” con Massimiliano Bruno (regista di “Nessuno Mi Può Giudicare” e memorabile Nando “estica…..!” Martellone di “Boris”) all’interno di un laboratorio Teatrale, che si dimostrerà il primo sostenitore di “Pane e Burlesque”. Nel 2011/2012 sono stata consulente d’archivio per il film-documentario “Carlo! (segue un “troppo forte!” del sottoscritto), che racconta la vita e il cinema di Carlo Verdone, diretto da Gianfranco Giagni e Fabio Ferzetti, prodotto da Lotus Production.

La scelta del burlesque. Da dove nasce e se è vero che noi italiani siamo un popolo di voyeur.

Manuela_TempestaM.T. Sicuramente nasce da un’ammirazione per le performance di Dita Von Teese, la regina di questo spettacolo. Ha avuto il grande merito di rilanciare l’immagine, finita nel dimenticatoio, di questo spettacolo sexy e glamour, donandogli nuova linfa vitale e regalando fascino a un’epoca passata. Ha sdoganato moltissimi taboo e reso il burlesque quasi teatrale, fatto di costumi, personaggi in cerca d’autore, movimenti coordinati, sensuali e ondulatori che strizzano l’occhio alle pin-up del passato. E agli italiani tutto questo dai…piace e non poco! C’è più attrazione in una situazione da vedo/non vedo che in un semplice spogliarello. E la donna nel burlesque è un soggetto attivo, non un semplice oggetto del desiderio. Decide, attraverso tecniche come il teasing, quando e come stuzzicare l’immaginazione maschile.

“Pane e Burlesque” si atteggia a commedia, ma a far lievitare il film (come il pane appunto) è l’occhio acuto per il sociale: si parla di crisi, di ipocrisia, di matrimonio…

M.T. Beh si, era proprio questa la mia idea! Sin dai tempi di “Non Tacere” ho cercato di mettere il sociale in primo piano nei miei lavori. Qui ho voluto girare una commedia dalla spiccata vis comica e positività, ma ho voluto anche porre l’attenzione sul momento che viviamo in Italia. Insomma, è sotto gli occhi di tutti la difficoltà economica del nostro Paese. Quello che ho cercato di trasmettere è la voglia di reagire, di non abbattersi. Le soluzioni purtroppo non si trovano nelle istituzioni ma attraverso la scelta di riciclarsi, di reinventarsi in qualche modo. Le mie protagoniste sbarcano il lunario col burlesque e anche la scelta di Giuliana (Sabrina Impacciatore) nel finale di ridestinare l’uso della fabbrica è significativo in questo senso.

Più difficile insegnare le movenze del burlesque a Sabrina Impacciatore, Laura Chiatti e Giovanna Rei, o far parlare pugliese Edoardo Leo?

pane_e_burlesqueM.T. La verità? La sfida più difficile è stata girare le scene col cagnolino Jean Pierre, che non era per niente ammaestrato, cercando di usare la massima delicatezza visto che sono un’animalista convinta. Per fortuna ce l’abbiamo fatta, ma che fatica!  

Devo dire che insegnare il burlesque è stato impegnativo in particolar modo con Laura Chiatti, essendo impegnata su altri set e avendo poco tempo a disposizione. Edoardo è bravissimo e aveva anche un coach di pugliese che seguiva le sue battute passo passo. Io di certo, essendo di Roma, potevo aiutarlo ben poco!”.

Sai che a Latina (dove vivo io) il film non è uscito? Davvero un peccato, non trovi?

M.T. Mi spiace tantissimo, spero venga distribuito. Faccio un appello ai gestori dei cinema. Se lo desiderano possono contattare 01 Distribution e io vengo anche a presentarlo visto che è il mio primo film e ci tengo in particolar modo.

Per chiudere non poteva mancare la fatidica domanda: progetti futuri? Tieni presente che mi prenoto per una piccola parte nel tuo prossimo film.

M.T. ahahahah, va benissimo, vienimi a trovare e ne parliamo. In futuro conto di dirigere un progetto autoriale, sempre sulla falsariga della commedia dai risvolti sociali e, perché no, drammatici. L’idea è di provare a diversificare, ma mi stuzzica un film nuovamente corale. Di certo non potrei mai scrivere un film fantascientifico…  

Emanuele Zambon

 

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