“Vedo una donna e un ragazzino a 200 metri, si dirigono verso il convoglio”. Cosa fareste se due creature, all’apparenza inermi, trasportassero invece una granata? Ingaggiare oppure no, questo è il problema per il cecchino Chris Kyle, leggenda dei Navy Seals e detentore del record di uccisioni nella Storia militare degli Stati Uniti. 160 morti accertate ufficialmente dal Pentagono nei 4 turni di servizio di Kyle, oltre 250 quelle raccontate dallo stesso tiratore scelto nel best seller a stelle e strisce “American Sniper: The Autobiography of the Most Lethal Sniper in U.S. Military History”. Roba che (moralmente) scotta finita nelle mani di un regista abile nel raccontare storie dal forte impatto emotivo: Clint Eastwood. Protagonista della pellicola è l’ex canaglia Bradley Cooper, che in “American Sniper” mette in naftalina sorriso sexy e sguardo da playboy in favore di una barba da pastore protestante e di oltre venti chili fra muscoli e adipe.
MIRARE, PUNTARE, FUOCO. Il film di Clint Eastwood, attraverso l’escamotage del biopic, narra il dramma dei reduci di guerra attraverso una sintomatologia cara ad altri titoli: alienazione, difficoltà nel reinserimento nella vita civile, incapacità relazionale. “American Sniper” sceglie strade già percorse da “The Hurt Locker” e battaglia alla pari con “Black Hawk Down”. Le sequenze d’azione mescolano proiettili e pathos, morale e sangue in un ciclo continuo di cadaveri di innocenti, colpevoli e marines inesperti (incalzante la sequenza in cui un battaglione è circondato dai ribelli durante una tempesta di sabbia). Il ritmo ne giova, tirando una boccata d’ossigeno, limitato com’è dalle lunghe pause dei ritorni a casa del Navy Seal. POLLICE SU O GIÙ? Il risultato finale è quello di un film ordinario che palesa una certa apatia da parte del regista. Siamo abituati alle forti emozioni dei film di Eastwood. Qui sembra mancare il suo tocco inconfondibile financo la voglia di dividere e polemizzare, che si manifesta solo nella sequenza di una duplice esecuzione.
Emanuele Zambon
You must be logged in to post a comment Login
Pingback: Nuova piacevole commedia per Cameron Crowe | CineFarm Magazine