Carta Bianca: intervista ad Andrés Arce Maldonado

Andrés Arce Maldonado ci racconta la nascita di Carta Bianca e l’importanza di creare un movimento di opinione e discussione sull’indifferenza verso gli altri

Carta Bianca, opera seconda di Andrés Arce Maldonado, uscita nelle sale italiane lo scorso 26 giugno (Distribuzione Indipendente). Un film ispirato ad una storia vera. Tre vite, tre persone diverse (con qualcosa in comune) che s’incontrano. L’indifferenza.
Questa settimana abbiamo intervistato il regista Andrés Arce Maldonado.

AndresArceMaldonadoCarta Bianca s’ispira a un evento di cronaca, la morte del giovane Sahid Belamel. Cosa ha significato per te questa storia e, anche se non direttamente, quanto c’è di Sahid in Kamal?
A.A.M.
“Lessi questo necrologio sul giornale La Nuova Ferrara nel 2010. Mi chiesi cosa avrei provato se fossi stato al suo posto e al posto degli automobilisti che passavano e non lo hanno soccorso. Questo evento mi ha scosso molto e sono entrato in grande empatia con lui, quasi come se avessi vissuto i suoi ultimi momenti di vita sentendo l’indifferenza della gente.
In Kamal di Sahid c’è proprio il momento della morte, quel tragico episodio sul quale poi abbiamo inventato la vita di Kamal, immaginando le reali difficoltà che vive un immigrato clandestino, come riesca a trovare un suo spazio seppur nascosto agli occhi dei più e sebbene ci riesca, come si incastra nella vita degli altri, quella di un immigrato che è quasi un’ombra, un fantasma, e che però ha necessità e bisogni come tutti.”

Il film ha una struttura narrativa molto interessante, che racconta tre personaggi, le loro storie e l’incrocio tra queste storie. Com’è avvenuta la caratterizzazione di Lucrezia, Kamal e Vania?
A.A.M.
“Il film nasce come un progetto di cortometraggio per raccontare la storia di Kamal. Gli altri due personaggi sono nati come “dalle sue costole” nell’intento di rappresentare più punti di vista che garantissero una visione più “grandangolare” sul fenomeno dell’immigrazione, portando quindi alla realizzazione di un lungo. La sceneggiatura è stata scritta da Andrea Zauli in collaborazione con me, come fossero tre storie indipendenti ma tenendo conto dei punti di intersezione di una nell’altra. Questo ha aiutato alla progettazione produttiva, ogni storia è stata girata come fosse un cortometraggio, che in fase di montaggio ha trovato la sua forma compiuta, ad opera di Jennie Vasquez Alarcòn.”

Il film non parla solo di immigrazione, è una riflessione sull’Italia di oggi, sulle difficoltà di tanti, sull’indifferenza. Ancora una volta l’Italia ai margini. Quanto è importante per te affrontare queste tematiche sul grande schermo?
A.A.M.“Su un prologo di una canzone di Gian Maria Testa ho sentito queste parole: «dal 1870 sono emigrati 50 milioni di italiani, c’è un’altra Italia al di fuori del territorio». L’uomo è un animale che cammina sulla terra e si sposta “liberamente” per cercare di sopravvivere. L’Italia ha un “fallimentare” passato coloniale a differenza di altri paesi europei abituati quindi ad uno scambio immigratorio con le colonie. Il fenomeno dell’immigrazione in Italia è relativamente recente, e in un passato prossimo erano gli stessi italiani ad immigrare, per esempio ne sono morti a migliaia nelle miniere in Belgio, dove fino a pochi decenni fa si trovavano sulle porte dei bar le insegne “vietato ai cani e agli italiani”. Quindi parlare di questo argomento in questo momento è di vitale importanza perché la memoria è breve e la storia si ripete. Io mi ritengo un “nuovo” italiano in quanto abito e vivo questo paese e questa cultura da 30 anni e mi domando quale può essere il mio contributo per migliorare le condizioni di vita collettive con il mio lavoro e la risposta è Carta Bianca.”

Carta Bianca è stato prodotto da tutto il cast e tutta la troupe… quali sono state le difficoltà nel creare una situazione del genere?
A.A.M.
“Ho utilizzato i miei risparmi per coprire i costi vivi, 15 mila euro di produzione e 5 mila di post produzione, oltre che partecipare con il mio lavoro attivamente e in diversi ambiti. Gli altri hanno contribuito gratuitamente con la propria opera e talento, diventando co-proprietari dei diritti del film in percentuale proporzionale al lavoro e responsabilità. Non ci sono state difficoltà perché quando non si tratta di soldi, non si crea conflitto.”

Lina Wertmüller

Lina Wertmüller

Il film è uscito giovedì 26 giugno, contestualmente a una campagna di sensibilizzazione contro l’indifferenza. Cosa ti aspetti dal pubblico italiano?
A.A.M.“Mi aspetto quello che vedo e che sta succedendo, ossia una scissione tra chi giustifica le azioni di chi non ha soccorso Said e di quelli che sono sorpresi di questa reazione. La campagna mira a creare un movimento di opinione e discussione su un fatto che riguarda tutti: l’indifferenza verso l’altro.”

Un’ultima domanda, ormai di rito… c’è già un nuovo progetto nel cassetto?
A.A.M. “Sto lavorando su proposta di una delle attrici del mio film, Paola Migneco, sul tema della violenza sulla donna, sempre un tema sociale quindi. Al momento è stato scritto il soggetto e pensiamo di lavorare alla sceneggiatura insieme agli attori già scelti, Luigi Toto ed Ermanno de Biagi, anche loro attori in Carta Bianca, e inoltre Francesco Falabella e Ivana Pantaleo, con l’intenzione di lavorare “su misura” come un abito di sartoria cucito addosso agli attori.”

Rita Russo

 

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