Uno se l’aspetta col cappello da cowboy calato sugli occhi, o al massimo fermo nella consueta espressione arcigna che da sola basterebbe a spaventare i ladri al posto del cartello col cane da guardia. Invece il “giovanotto” Clint (ora curiosamente al cinema nella Trilogia del Dollaro restaurata) tira fuori dal cilindro il primo musical della sua carriera.
Jersey Boys è l’adattamento del noto show di Broadway acchiappa-incassi, che dal 2005 ad oggi ha collezionato quattro Tony Awards e un Grammy e quasi 3500 repliche sold out. Altro che pugno di dollari per gli ideatori…
Eastwood sprigiona tutto il suo amore per la musica (a dir la verità ben celato in tutti questi anni) e confeziona uno spaccato d’America dei favolosi anni 60, secondo il consueto occhio critico e disincantato che spesso l’ha portato a evidenziare i limiti del sogno a stelle e strisce senza mai scadere nel moralismo fine a se stesso.
Qui è alle prese con l’ascesa, il successo e il declino del quartetto più famoso d’America nei primi anni 60. Prima ancora dei Beatles e dei Rolling Stones c’erano loro. L’America, grazie a icone come Elvis e i “Four” scopre la vena pop/rock dopo aver assaporato i fasti del jazz, del blues e del boogie-woogie. Ma dietro i falsetti (celebri quelli del frontman Frankie Valli), i cori e le sonorità prorompenti c’è molto di più. Un’infanzia in un quartiere difficile ad esempio, in cui la via all’età adulta passa o attraverso l’arruolamento o attraverso la mafia. Le possibilità di scelta sono ridotte all’osso, e i membri della band stringeranno legami più o meno voluti col boss Gyp DeCarlo (Christopher Walken) e Norm Waxman (Donnie Kehr). Arriverà il successo (si stima che la band abbia venduto oltre 100 milioni di dischi) e con esso i primi attriti e le prime incomprensioni che, come la crepa di un vetro, si allargheranno a macchia d’olio fino a decretare lo scioglimento della band. Ognuno per la sua strada. Il leader, Frankie Valli, intraprenderà una carriera da solista (celebre la sua canzone per “Grease” con John Travolta) e arriverà a recitare la parte di un boss ne “I Soprano”. Oggi, alla veneranda età di 80 anni, tiene ancora concerti in numerosi teatri.
Sebbene i “The Four Seasons” risultino sconosciuti ai più, in particolare ai giovanissimi, essi in realtà costituiscono una pietra miliare della storia del rock: volete una prova? “Beggin” del duo norvegese Madcon (si proprio quella “Beggiiiin Beggiiin youuuu”) è in realtà dei “The Four Seasons”. E alzi la mano chi non ha mai intonato qualche verso di “Can’t Take My Eyes Off You”. Ok, magari non quella dei “Jersey Boys”, ma la versione di Gloria Gaynor.
Emanuele Zambon
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