Diario di un maniaco perbene: Michele Picchi si racconta

Intervista a Michele Picchi per il suo primo lavoro di lungometraggio: Diario di un maniaco perbene

Uscito lo scorso 8 maggio, Diario di un maniaco perbene è la bizzarra storia di un pittore-spione, interpretato da Giorgio Pasotti. Una commedia italiana originale e di respiro internazionale, opera prima di Michele Picchi.
michele_picchi_giorgio_pasottiCineFarm ha voluto  intervistare proprio il regista, nonché autore di questo film, per scoprirne alcune curiosità….

Michele, quando e come nasce Diario di un maniaco perbene?
L’idea iniziale, risalente a circa due anni fa, era quella di costruire il giornale di bordo di uno stravagante pittore con le sue riflessioni di vita di uomo apparentemente sereno ma in piena crisi di creatività, che vive la sua esistenza alienato nella sua casa-studio protetto (almeno così lui crede) dal mondo esterno. Ciò che mi intrigava era il suo conflitto interiore:  me lo immaginavo con uno sguardo seducente e modi dolci e affabili che non lasciassero trasparire nulla, o quasi, della sua crisi. Uno che anche nei momenti più drammatici riesce a rassicurare il mondo. Soprattutto le varie donne che lo circondano, ex o amiche, che  proprio per il suo sorriso costante, lo ritengono il più saggio e il più calmo. Il problema di Lupo è che lui in realtà non è così, anzi. Allinizio del film lo troviamo che sta per impiccarsi dopo essere stato lasciato consecutivamente da tre ragazze…

Lupo è un artista benestante ma tormentato da tante fobie…  come nasce questo personaggio e quanto è stato importante lavorare con un attore come Giorgio Pasotti?
Il personaggio di Lupo l’ho pensato ispirandomi ad un pittore, che ha realmente abitato nello studio-casa dove il film è per buona parte ambientato.  La tappa seguente è stata l’accostare il personaggio iniziale di Lupo, bizzarro e tormentato artista immerso nelle sue ossessioni ora paranoiche, a volte assurde e altre solo naif,  con i quadri preesistenti della pittrice belga Véronique Dalschaert.  I turbamenti di questo “giovane Torless” molto molto in ritardo nella vita, così sospeso nel suo mondo interiore, fatto di pensieri ossessivi ora drammatici ora comici, sembrava in perfetta sintonia con le opere della Dalschaert, animati da una dimensione sospesa che trasfigura in surrealismo oggetti animali e cose della realtà quotidiana. 

giorgio_pasottiEcco perché il volto e le caratteristiche di Giorgio Pasotti mi sono apparse da subito perfette. Il suo sorriso irresistibile, le sue maniere eleganti, mi sembravano un ottimo controcanto a quel lato invece sarcastico che il personaggio sprigiona nel film attraverso la sua voce fuori campo che ci accompagna lungo il racconto.

Su queste coordinate di partenza, il rapporto con Giorgio Pasotti è stato la svolta fondamentale, e a partire dalla sceneggiatura abbiamo letteralmente costruito insieme il personaggio sul set,  cucendo su di lui la figura di questo “borderline” talentuoso e sub-lunare, fiabesco a suo modo come i quadri che dipinge nella sua “rinascita” alla fine del film.

È la sua prima opera cinematografica, cosa si aspettava e com’è andata realmente?
Devo dire che avevo il terrore di iniziare le riprese, ma che una volta iniziato non avrei più smesso. Nonostante la piccola produzione indipendente, ho potuto contare su professionisti validi ed esperti come Duccio Cimatti alla fotografia, e di Vittorio Torre al montaggio. Questo mi ha permesso di avvicinarmi davvero molto a quello che avevo in mente, nonostante fosse il mio esordio. E nonostante sembrasse impossibile fare questo film. Per questo dico grazie a Luca Biglione, co-fondatore della Cydia che ha prodotto il film insieme a Marco Visconti e Andrea Biglione.

Sul set, com’è stato dirigere i vari reparti?
Era ciò che mi gettava più nel panico, prima che iniziassero le riprese. Pensavo alle infinite domande cui avrei dovuto rispondere, dalla scenografia, ai costumi al trucco. Per non parlare del fondamentale lavoro con gli attori. Riguardo alla recitazione volevo una dimensione realistica che però in certi momenti si sposasse con un’atmosfera rarefatta, tendente al surreale. In questo, devo dire,  il lavoro simbiotico con Giorgio, la sua esperienza e generosità sul set, mi hanno aiutato.  Il punto di vista sulla storia del suo personaggio è quel che ho sempre tenuto in mente come linea guida. In fondo si trattava di un film-sfida, dal punto di vista narrativo, con pochissime “azioni” classiche, e un racconto che mira al graduale svelamento di un personaggio.

diario_di_un_maniaco_perbene_locandinaDiario di un maniaco perbene è già stato presentato in diversi festival nazionali e internazionali… ora è uscito nelle sale italiane, cosa si aspetta dal nostro pubblico? Come reagirà a questa nuova e originale commedia?
Spero che possa interessare chi cerca qualcosa di nuovo nell’ambito della commedia, so che è difficile, e che questo film anomalo possa spiazzare, ma credo anche che la novità del personaggio interpretato da Giorgio (Lupo), la sua buffa e tenera inadeguatezza alle regole del mondo, possa coinvolgere il pubblico e spingerlo a identificarsi con lui.

Questo film rappresenta il suo esordio, ma se dovesse dare un consiglio ad un giovane che aspira a diventare regista, cosa gli direbbe?
Gli direi, se crede davvero a ciò che ha dentro, di non mollare. Di inventarsi un modo. In una realtà scoraggiante come la nostra, ci sono molte porte chiuse cui non bussiamo per mancanza di fiducia, poi ci accorgiamo che una di quelle bastava spingerla ed era aperta.

Progetti futuri? Sta già lavorando al suo prossimo film?
Sto lavorando a una nuova storia, stavolta ben più articolata e un con andamento narrativo più classico, anche se spero sempre con una certa dose di novità.

Vuole dire qualcosa ai nostri lettori per invitarli ad andare a vedere Diario di un maniaco perbene?
Non credo di essere presuntuoso se dico che questo piccolo film possa far sorridere in un modo diverso, e che assistere alle peripezie di Lupo possa far ridere e riflettere molte persone sulle proprie idiosincrasie.

Rita Russo

 

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