Tutte le storie di Piera è stato presentato lo scorso novembre alla 31° edizione del Torino FF dove Piera Degli Esposti ha ricevuto il Premio alla carriera Maria Adriana Prolo. Il film di Peter Marcias racconta l’attrice attraverso le parole dei registi di cinema che l’hanno diretta e dell’amica scrittrice Dacia Maraini. Interviste uniche che omaggiano una lunga carriera e una donna appassionata e che nel contempo svelano la personalità di chi le ha rilasciate. Giuseppe Tornatore, Marco Bellocchio, i fratelli Taviani, Lina Wertmüller, Nanni Moretti, Paolo Sorrentino e Riccardo Milani. Ognuno appare profondamente coinvolto, ma alla sua maniera. Un viaggio spazio temporale che ripercorre quasi 50 anni di vita artistica e di spettacolo italiano. Dal Teatro dei 101, dove Degli Esposti ha iniziato, ai grandi palcoscenici. Dai primi ruoli cinematografici ai riconoscimenti più illustri, come il David di Donatello 2009 – Miglior attrice non protagonista per Il Divo di Paolo Sorrentino. Dopo aver dato spazio alle voci di Maraini e di questi fantastici 8 tra i registi italiani, ora parlano Peter Marcias e Piera Degli Esposti. Gli abbiamo incontrati sabato 8 e domenica 9 al cinema Beltrade di Milano, dove in un’atmosfera conviviale hanno presentato il film e risposto alle domande del pubblico.
Marcias come ha realizzato le interviste?
P.M. “È stato un lavoro di furbizia. Piera mi ha concesso molti aneddoti e mi ha aiutato a capire su quali elementi dovevo concentrarmi. Quando ho intervistato i registi sapevo già dove volevo portarli, ma cercavo di far in modo che certi racconti nascessero spontanei.”
P.D.E. “Non si tratta di persone facili, ma Marcias è stato bravo. A volte prima di un appuntamento era nervoso, come quando ha incontrato Nanni Moretti.”
P.M. “Sono persone occupate. Capisco che quando si hanno tanti impegni e insieme centinaia di richieste di attenzione sia impossibile trovare il tempo per tutto. Ma quando spiegavo ai registi che volevo parlare di Piera, cambiavano atteggiamento. Moretti inizialmente ha rifiutato, poi quando stavo finendo il montaggio mi ha richiamato e chiesto: “Allora quando ci vediamo?”. Così, semplicemente.”
Cosa intende Tornatore quando dice “Piera capisce se tu le vuoi bene”?
P.D.E. “Mi ha stupito. Non pensavo che avesse una conoscenza di me tanto profonda. Ognuno ha il suo bisogno, chi il denaro, chi la popolarità e chi una famiglia. Io lotto per avere affetto intorno a me. È sempre stata la mia prima necessità, ovviamente dopo la salute. Spesso all’inizio delle riprese andavo dal regista per chiedere: “Sarai buono?” e questi rimaneva interdetto [ride].”
Ha mai avuto un rapporto difficile con un autore?
P.D.E. “Si, con Lina Wertmüller. Siamo legatissime e forse lei può ritenere ingiusta questa mia affermazione, ma è la verità. Sul set Lina è guerresca, fa paura in sostanza e mette in apprensione. Poi, all’uscita in sala, sono sempre stata molto felice, soprattutto di vedere quanto mi ha fatta bella nei suoi film. Penso a Scherzo del destino in agguato dietro l’angolo come un brigante da strada con Ugo Tognazzi, ad esempio. Lina è così, tremenda sul lavoro e premurosa in amicizia. È una regista che ha sempre difeso i suoi attori e scoperto tanti talenti. Da Stefano Satta Flores a Mariangela Melato.”
Prima di Tutte le storie di Piera Marco Ferreri ha girato Storia di Piera, 1983, ispirato all’omonimo libro scritto da lei e Dacia Maraini. Ho intravisto una citazione..
P.M. “L’inizio del film, le tre ombre femminili che si alternano in riva al mare, può ovviamente essere un omaggio a Ferreri. Ma non solo. In Piera ci sono molte donne, può essere una bambina, una ragazza o un’adulta.. Nella mia visione era un modo per restituire la sua molteplicità. Una dimensione surreale, direi onirica, in cui ho cercato la sua essenza.”
Vuole parlarmi di Ferreri?
P.D.E. “L’ho amato molto e lui mi ha ricambiata. È stato molto importante, sia per me che per la mia famiglia. Dopo averlo conosciuto mia madre mi ha detto: “Mi piace quell’uomo e la sua testa”. Ed era vero. Era semplice e insieme profetico.”
Da quando ha cominciato ad oggi, cosa vede di diverso?
P.D.E. “Quando ho iniziato il consenso del pubblico prescindeva la conoscenza televisiva. Io, Carmelo Bene, Giancarlo Nanni, Manuela Kustermann, Gigi Proietti.. lavoravamo negli scantinati, nei garage. Abbiamo letteralmente costruito e abitato il Teatro dei 101. Mi ricordo che Gigi raccoglieva un po’ di soldi andando a cantare nelle trattorie, mentre io portavo i tamburini ai giornali. Eravamo l’avanguardia degli anni ’70 e ci siamo imposti dopo una lunga gavetta. Oggi il pubblico non corre più dove c’è la ricerca, ma dove c’è la notorietà.”
Lei si è definita un attrice artigianale, in che senso?
P.D.E. “Immagino il personaggio e poi lo metto insieme pezzo per pezzo, come farebbe un falegname con il suo armadio. Intanto bisogna essere abbastanza ossessi con i chiodi, con le giunture e con tutti i piccoli dettagli, poi può capitare di non riuscire a vedere l’armadio e di doverlo prima cercare. Sembra un fatto antico, ma quello che conta è il talento. Il talento dura e si manifesta anche in situazioni non congeniali.”
Quali sono state le sue?
P.D.E. “Recitare per la TV è stato difficilissimo. Entrare nel piccolo di una casa era così strano per me, che con un gesto ero abituata a farmi intendere fino all’ultima fila di un teatro. Ma si trattava solo di ridurre quello che era espanso, senza perderlo. Anche il cinema mi ha messo alla prova. Ho dovuto mettere da parte la mia fisicità, ho imparato a essere centrimetrale, a lavorare più con la faccia che con il corpo e la voce. Mi sono adattata agli spazi e alle esigenze, proprio come un falegname.”
È vero che Marcias non le ha fatto vedere il film fino al festival di Torino?
P.D.E. “Assolutamente!”
P.M. “A volte bisogna essere categorici. Mi era successo anche con Liliana Cavani quando ho girato Una Donna nel Cinema. Non le ho permesso di guardarlo prima di Venezia. Penso che se avessi mostrato il film a Piera in fase di realizzazione non lo avrei finito [ride]. Si sarebbe creata confusione. Tutte le storie di Piera è il mio sguardo sulla sua vita, una composizione poetica. In fase di montaggio ho lavorato solo con il montatore.”
Il film è stato acquistato da SkyArte ed è prevista la sua messa in onda in prima serata entro la fine dell’anno.
Zelia Zbogar
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