Era il 1952… esordio alla regia per Federico Fellini

Lo sceicco bianco segna l’ingresso di Fellini come regista per il grande schermo.

E’ il 1952 l’anno che segna l’esordio di Federico Fellini dietro la macchina da presa, l’anno precedente il regista riminese aveva firmato con Alberto Lattuada il film Luci del varietà. Lo sceicco bianco, tratto da un soggetto scritto da Michelangelo Antonioni, è la vera opera prima del genio del cinema italiano.
Un film che alla sua uscita non riscosse successo alcuno ma che, con gli anni, è assurto a classico in grado di anticipare molti dei temi del cinema felliniano: il sogno, il cinema, Roma, la provincia e le sue limitatezze borghesi, le convenzioni sociali, il clero, le donne, le prostitute che sostituiscono i preti nella confessione. Insomma siamo dinanzi ai vagiti di un cinema che il mondo ci invidierà e dal quale, purtroppo, siamo ormai lontanissimi.

Wanda e Ivan Cavalli, in viaggio di nozze, arrivano nella capitale per incontrare i parenti di lui, tutto è programmato al minimo dettaglio. Persino un incontro con il Papa. Ma la donna ha altro per la testa e mentre il marito riposa, Wanda si reca in via XXIV Maggio, dove c’è la sede di un diffuso giornale fotoromanzo e dove il suo attore preferito, Fernando Rivoli, lo sceicco bianco, le ha scritto che l’avrebbe incontrata. La donna, avvinta dal patinato mondo dello spettacolo e nel pieno di una idolatria cieca verso l’attore (interpretato da un Sordi bravissimo) si lascia convincere a seguirlo sul set. Qui scoprirà la vera natura, mendace e vile dell’uomo e farà dietrofront, nel mentre suo marito passa una giornata intera a fingere coi suoi parenti che la mogliettina riposi a seguito di un mal di testa dilaniante, in preda al terrore di ciò che potrebbe accadere se si sapesse dell’accaduto.

Lo sceicco bianco è Fellini che semina sul campo della propria creatività i germogli che prenderanno forma in seguito, ne tratteggia i contorni, ne suggerisce i temi, dissemina qua e là i personaggi che verranno. Scolpendo sin dal primo film la frase guida di tutta la sua filmografia, affidando ad una Wanda ormai disillusa, la consapevolezza che “La vera vita e quella del sogno, ma a volte il sogno è un baratro fatale”. Grazie Federico.

Marcello Papaleo

 

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