Quando c’è l’amore c’è tutto.
No ti sbagli, chella è ‘a salute.
E’ il 1981 l’anno che segna l’esordio dietro la macchina da presa di Massimo Troisi, il suo Ricomincio da tre è, probabilmente, il manifesto programmatico di un genio comico. Un pastiche che prende a piene mani da tutta la grandissima tradizione campana e si fonda sulla personalità balbettate e potentissima di Troisi.
La pellicola racconta con delicatezza, malinconia, un pizzico di rabbia e tanto disincanto ciò che significava vivere per il suo autore. Sussurrando dell’insoddisfazione che si prova in un luogo amato ma restio a darci ciò che vogliamo, raccontando di cosa voglia dire migrare, abbozzando d’amore, iniziando a costruire quando prima di allora ci si era limitati a seguire il corso naturale delle cose.
Gaetano (lo stesso Troisi) è un giovane napoletano, timido ed impacciato, vive con la famiglia, alimentando giorno dopo giorno il suo senso di insoddisfazione. Nonostante i pareri contrari dei suoi e degli amici, fra cui spicca Lello (Lello Arena), si trasferisce a Firenze, prima da una zia e poi da un ragazzo italo americano che lo vuole introdurre alla predicazione della parola del signore. Ma nel frattempo Gaetano si è imbattuto, per caso, in una ragazza.
Ricomincio da tre è una commedia, non dico affatto il contrario, ma è anche un film intriso di malinconia e disincanto. Gioca e gigioneggia, in superficie ci racconta degli impacci di un ragazzo, mentre col sorriso sulle labbra affonda in qualcosa di più profondo, intimo ed universale. Vi è un giovane che sente di essere inadeguato a casa sua. Parte, perché sa da cosa fugge ma non ancora cosa cerca per davvero.
A Firenze trova una realtà completamente diversa dalla sua, impara a conoscere che lì tutto scorre su regole nuove, antitetiche da quelle con le quali era vissuto sino ad allora. Si mette in discussione Gaetano, rimanendo napoletano nell’anima, provando solamente ad essere meno stereotipo, a ribattere colpo su colpo, fra silenzi e battute, all’imperscrutabilità del presente. Troisi racconta con garbo ed ispirazione di temi con i quali ognuno di noi è dovuto venire a patti, la famiglia, la religione, che ci vorrebbe pronti ad accettare regole castranti ed infine l’amore. Ci racconta che possiamo vivere esattamente come sentiamo e vogliamo, senza lasciarci condizionare dal pensiero altrui, percorrendo un sentiero che non ci appartiene e per il quale le nostre scarpe sentono proprio di non essere adatte.
Marcello Papaleo
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