Era il 1982… esordio al cinema per Gianni Amelio

Dopo una serie di film per la TV, Amelio esordisce al cinema con Colpire al cuore

Colpire al cuore è la prima prova cinematografica (dopo una serie di film per la Tv) di Gianni Amelio, un film che è un manifesto efficace del muro d’incomunicabilità fra due generazioni a confronto. Un padre, Dario (Jean-Louis Trintignant), un figlio, Emilio. Il loro percorso comincia in una passeggiata nei boschi bergamaschi. Uno corre e l’altro va in bicicletta, già questo racconta una storia. L’uno cerca di coinvolgere l’altro coi propri slanci ma l’altro rigetta sommessamente questo rapporto padre/figlio impossibile da porre su un medesimo e troppo semplice piano. Un giorno Emilio inizia a sospettare che il padre possa essere invischiato con i terroristi, lui, professore universitario con negli occhi ancora l’aurea di una madre anch’ella docente universitaria. Da quel momento tutto cambia, il rapporto si lacera sempre di pi, come due moti che viaggiano verso destinazioni diverse, quasi sordi al richiamo più intimo che possa esservi fra loro: l’essere padre e figlio. Amelio realizza un film di stampo nord europeo, riuscendo con bravura a rappresentare la macrostoria e microstoria, utilizzando padre e figlio come effetti di una lacerazione che coinvolse un intero paese. Da un lato lo scollamento generazionale e familiare e, dall’altro, quello di una parte del popolo nei confronti della macchina Stato. Colpire al cuore è un film duro e crudo, ove anche gli slanci di affetto vivono negli occhi del un genitore, mentre il figlio si pone in una posizione distaccata, quasi voyeuristico ed un po’ troppo “giudicante”. Quando il film uscì Amelio disse, rispondendo a chi gli chiese conto dei fatti di cronaca che lambiva, “del terrorismo non conosco le dinamiche od i segreti ma solo le manifestazioni” e da quelle e dal loro ribaltarsi nelle vite delle persone e nei rapporti fra esse che Amelio centra il punto. Realizzando un film asciutto, algido, lacerante come può essere il distacco umano che allontana un figlio dal proprio padre.

Marcello Papaleo

 

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