Era il 1983… esordio alla regia per Tony Scott

L’opera prima del più giovane della famiglia Scott (in versione italiana “Miriam si sveglia a mezzanotte”) trae ispirazione dal romanzo The Hungher di Whitley Strieber.

E’ il 1983 l’anno in cui si colloca l’esordio del fratello minore della famiglia Scott, Tony (scomparso nell’agosto del 2012). La genesi che lo conduce a realizzare la sua opera prima pare segnata dal sangue, nulla di scabroso, semplicemente il nostro cerca, in primis, di adattare il romanzo Intervista col vampiro (dovremmo aspettare il decennio successivo ed un altro regista, Neil Jordan), ma alla fine “ripiega” su un altro romanzo The Hungher di Whitley Strieber. Il film omonimo, presentato fuori concorso a Cannes quello stesso anno (ed in Italia avente il titolo, Miriam si sveglia a mezzanotte), segue le vicende della vampira egizia Miriam (Catherine Deneuve), che nel corso dei secoli si è nutrita attraverso il sangue di coloro che ha amato e trasformato in vampiri “impuri”, oltre che delle vittime designate a nutrirla (una volta a settimana). Suo marito John (interpretato da un bravo David Bowie) però, pare manifestare i primi sintomo di un precoce invecchiamento, cosa che con la vita eterna che gli era stata promessa proprio non si sposa. Preoccupato si rivolge a ad una ricercatrice, Sarah (Susan Sarandon), che studia come combattere l’invecchiamento delle cellule. La dottoressa, attratta dalla richiesta si reca dinanzi alla donna alla ricerca del marito, verrà attirata in un vortice di passione, sangue e morte.

Miriam si sveglia a mezzanotte è un film perfettamente “anni ‘80”, con atmosfere soffuse, una colonna sonora fra la musica classica ed il punk gotico (emblematica la scelta di principiare il film con i Bauhaus e la loro Bela Lugosi’s Dead. Tony Scott segue un percorso proprio, non dimenticando alcune “dritte” sul tipo di cinema che il fratello aveva impresso con alcuni dei suoi titoli di maggiori richiamo (Blade Runner e I duellanti per dirne due). Usa il fascino dei suoi protagonisti per serrare le fila di un film che regala il suo meglio nel tessere una trama misteriosa ed allusiva che, man mano che le trame ed i rapporti divengono più chiari, si connota per una certa noia latente. Scott inoltre dovette sottostare alla completa riscrittura del finale da parte della casa produttrice, già allora si cercavano sequel, ma in questo caso ciò non avvenne. Il film è un piccolo cult, all’epoca fece un certo scandalo, in virtù di varie componenti, dal cast glamour ed al tema saffico. In un epoca, gli anni ’80, nel quale la trasgressione stava trovando espressione sfacciata e patinata. E’ un vampiro attraente, misterioso e cacciatore, che non aggiunge nulla di nuovo al filone ma che segna con la sua scena erotica fra le due protagoniste l’immaginario collettivo di quel periodo. Tony Scott, già dal suo secondo film (Top Gun), cambierà completamente registro, cercando (e trovando) il suo spazio, lontano dal cono d’ombra del fratello “maggiore”.

Marcello Papaleo

 

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