Vi sono film che sono carezze, in grado di rispolverare l’anima intorpidita di ogni adulto che si sia scordato di essere stato un bambino e, con la lievità che solo le grandi storie sanno essere, sussurrare che la miglior risposta all’odio è quella di comprendere e cercare di porsi nei panni di chi troviamo diverso e, per questo, pericoloso. Brad Bird, futuro regista de Gli Incredibili e Ratatouille, firma quello che è uno dei migliori film di animazione degli ultimi 20 anni. La casa Disney Pixar, non a caso, l’ha ingaggiato, giusto per far capire alla Major dello zio Walt come si possa trovare e creare storie che non mirano solo al canterino successo commerciale ma sappiano parlare al cuore ed alla mente di grandi e piccini. E’ il 1957, l’America in uno stato paranoico, la Guerra Fredda e la Bomba atomica, la minaccia dell’invasore. Ma nella periferia di una cittadina di provincia se ne avverte solo la eco. E come nelle migliori fiabe una notte Hogarth incontra nel bosco un gigantesco robot di ferro caduto dal cielo e riesce a salvarlo prima che resti fulminato tra i cavi di una centrale elettrica. I due diventeranno amici inseparabili finché i grandi, coloro che attaccano per difendere, non trasformeranno questo meraviglioso sogno in un incubo atomico. Fra rimandi alla cultura pop americana, ai fumetti ed i suoi eroi, in un’aurea meravigliosa di un mondo e di una America che non c’è più, ritroviamo gli stilemi di un cinema d’altri tempi che sappiamo riconoscere ed amare visceralmente.
Il Gigante di Ferro è un film incantevole, baciato da una grazia cinefila che conduce a sogni e mondi lontani lontani, ove stanno riposti i sogni che facevamo da bambini. Sogni ed incanti che ci vedevano volare a cavallo di qualcosa di fuori dall’ordinario, solo nostro ed imperituro. Brad Bird filma e racconta di tutto ciò, carpendo negli occhi di Hogart e del Gigante di Ferro, la purezza di un sogno ed il germoglio di una speranza, in un mondo migliore. Speranza della quale i bambini sono il nutrimento e per i quali non vi dovrebbe mai essere fine, in un mondo ideale, un mondo difeso da un Gigante di Ferro come il nostro, scene come quelle della striscia di Gaza di questi giorni non ci sarebbero mai. Imperdibile.
Marcello Papaleo
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