Exodus: la caduta di Bale e Ridley Scott

Recensione in anteprima dell’ultimo film del regista del Gladiatore, ben lontano dai fasti dei sui precedenti capolavori, e dei grandi Kolossal del XX° secolo

Bisogna proprio dirlo: non ci sono più i kolossal di una volta.
Film come “I dieci comandamenti”, “Ben Hur” e “Quo Vadis?” non solo emozionavano per la prima volta il pubblico in sala per le grandi scenografie e l’utilizzo di tantissime comparse, ma anche per la grande recitazione dei suoi interpreti principali.
E oggi difficilmente si assiste a nuovi spettacoli di questo tipo, e neanche un mostro sacro come Ridley Scott è riuscito a fare di meglio.
Quando ha deciso di produrre il suo ultimo film, “Exodus-Dei e Re”, sperava di fare meglio del “Noah” di Aronofsky non tanto per gli incassi (sono quel genere di pellicole che la gente va comunque a vedere, almeno il primo week-end) quanto per la critica.
Molto probabilmente resterà deluso, perché, dopo averlo visto in anteprima, ci è sembrato anche più deludente rispetto al lavoro del suo collega di origini europee.
Il Noè interpretato da Russel Crowe era stereotipato, il classico americano indistruttibile, ma anche per questo trasmetteva qualche emozione come un po’ di adrenalina, e alla fine Noah contiene in se messaggi importanti come la salvaguardia dell’ambiente e degli animali, e critiche alle teorie creazioniste che in America sono ancora molto forti.
Niente a che vedere con il Mosè di Scott.

Christian Bale ci ha mostrato in passato di saper interpretare grandi ruoli carismatici come Batman. Stavolta non è così. Era partito bene, presentandolo come un miscredente figliastro del faraone, e valido condottiero in battaglia. E dalle sue doti di guerriero che il regista del Gladiatore sembrava focalizzare la sua nuova trama.
Un Mosè che torna dall’esilio per liberare il suo popolo, e cerca di arrivare al suo scopo non porgendo l’altra guancia, ma combattendo. Le provocazioni del Faraone Ramses fanno si che il popolo d’Israele si coalizzi in una guerriglia, che però non basta a smuovere gli animi del sovrano.
Ed ecco che arrivano le famose piaghe ma, oltre a danneggiare l’Egitto, distruggono quel poco di buono che il film fino a quel momento era riuscito a creare, poiché comincia ad apparire lento e prevedibile, le scene che dovrebbero essere ricche di pathos come l’attraversamento del Mar Rosso non trasmettono alcuna emozione forte, Bale perde gran parte dell’incisività del suo personaggio, oltre al fatto che rappresentare Jahvè come un bambino non ci è sembrata la scelta migliore (sicuramente la crostata parlante di Homer Simpson sarebbe stata più gradita).

Se dunque il premio Oscar 2011 non ha minimamente ricordato Charlton Heston, non si può dire la stessa cosa di Joel Edgerton. D’accordo, non sarà Yul Brynner, ma almeno lui riesce a dare molta più enfasi al suo personaggio, grazie a quel suo lato da duro che ha spesso caratterizzato le sue interpretazioni.
Buono inserire Ben Kingsley tra i personaggi secondari, anche perché ha un ruolo importante nella parte iniziale del film.
Ultima nota negativa riguardante il montaggio e lo scenografia. Anche qui gli anni ‘50 battono il terzo millennio: il technicolor risulta addirittura superiore al moderno 3D, così come Ridley Scott poteva cercare di essere più scrupoloso nella costruzione degli scenari.
In poche parole, in Exodus l’unica cosa a vincere è la noia, tanta da farti subito venir voglia di rivedere il film di Cecil B. DeMille.

Exodus-Dei e Re” sarà presente nelle sale italiane dal 15 gennaio 2015.

Valerio Brandi

 

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