Festival del Cinema di Roma: primi sei giorni di grande emozione

Un breve racconto dei primi attori e dei loro rispettivi lavori che hanno animato questa prima parte della manifestazione ospitata all’Auditorium parco della musica della capitale

Sei giorni di Festival sono già passati. Quasi una settimana, che ha dato grandi soddisfazioni, in attesa di continuare con la figlia del grande Charlie Chaplin, Geraldine (l’incontro con il pubblico è previsto per oggi alle 18 e chiudere con il botto grazie a Kevin Kostner venerdì pomeriggio.

E come sono stati questi sei giorni? Anche senza grandi Blockbuster come Hunger Games, giornalisti, accreditati e spettatori non possono certo dirsi insoddisfatti.
Le nuove generazioni cinematografiche, rappresentate anche quest’anno da un largo pubblico femminile, non hanno potuto rivedere Jennifer Lawrence, ma Josh Hutcherson si, mentre è stata una novità la presenza di Sam Caflin (anche lui protagonista nella saga di Hunger Games) e Lily Collins (lei invece di un altro successo giovanile, Shadowhunters – Città di ossa).
Proprio questi due attori, presenti per la divertente storia d’amore “Love, Rosie”, hanno voluto ringraziare particolarmente i ragazzi accorsi a vederli. Lily si ricorda i tempi in cui faceva gli appostamenti per i cantanti, mentre Sam fino a 6 anni fa aspettava gli attori sul Red Carpet, ed oggi è lui ad attraversarlo.

Un simile apprezzamento fa piacere anche a un cinefilo non adolescente come il sottoscritto. Anche se io preferirò sempre Richard Gere a Josh Hutcherson, e Kevin Kostner a Sam Caflin, bisogna sempre rispettare i gusti di quelli che pensano il contrario. Ogni generazione ha i suoi idoli, e solo perché noi siamo vissuti con altri non significa che quelli attuali siano per forza negativi. E poi queste saghe non hanno portato solo i giovani al cinema, ma anche in libreria, visto che molti di questi film nascono da romanzi moderni. E leggere è sempre un bene, i libri non si bruciano.
Chi ha portato invece cinefili di tutte le generazioni sul Red Carpet e nelle sale dell’Auditorium è stato Thomas Milian. Il Cubano, romano d’adozione, è riuscito nel far commuovere il pubblico con la sua… commozione!
Il suo incontro, ricco di aneddoti sulla sua leggendaria carriera, si può riassumere con due frasi, quella con cui ha iniziato (Ho un amore infinito per Roma. Mi viene da piagnè, Roma è stata mia madre, che mi ha accolto, al quale dedico tutta la mia vita, a questa città, a voi) e quella con cui ha concluso (Vi amo tutti, ca**o!).

Altro grande nome che ha onorato Roma con la sua presenza è stato Clive Owen. L’ancor giovane sex symbol ha dedicato ben due giorni del suo tempo al festival. Sarà anche perché il suo lavoro è decisamente più lungo di ogni film presentato. Perché non è un film, ma un telefilm, vale a dire la prima stagione di “The Kinck”.
In questa serie tv di 10 puntate a stagione l’attore inglese è il protagonista, nel ruolo di un chirurgo rivoluzionario nella New York del 1900. In mezzo a tante scene molto crude e non adatte a chi è debole di stomaco, l’idea di Steven Soderbergh non solo racconta in modo dettagliato e accurato le modalità di operazione di oltre un secolo fa, ma anche il problema del razzismo, che se ancora oggi è tale in America e nel mondo, figuriamoci allora. Un lavoro molto apprezzato da Owen che non ci ha pensato due volte ad accettare dopo aver letto la sceneggiatura.

La rassegna delle celebrità ha visto anche Benicio del Toro, che insieme al già citato Josh Hutcherson è stato protagonista di un grandissimo film dedicato a Pablo Escobar. Grazie ad Andrea di Stefano, regista italiano e quindi uno dei più grandi onori di questo festival per quel che riguarda il nostro Paese, Escobar-Paradise Lost è un film che vuole far cadere la figura di Escobar come il “Robin Hood della Colombia”, che rubava ai ricchi per donare alla povera gente grazie allo spaccio di droga. I crimini del trafficante superano di gran lunga le opere di carità, e questo regista e attori ci tenevano a farlo sapere, perché la storia si deve sempre raccontare nel migliore dei modi.

Prima di arrivare al piatto forte di questa prima parte del festival, è giusto citare la partecipazione di un altro grande genio del cinema, ma a prima vista poco conosciuto, il Quentin Tarantino giapponese, che ha uno stile che è una fusione tra le idee di Fellini e quelle di Corbucci, anche se lui afferma che non potrà mai reggere il confronto dei due grandi registi Italiani: Takashi Miike. Colui che ha nel curriculum oltre 100 film in appena 23 anni di carriera è venuto a Roma per presentare uno degli ultimi, “As the Gods Will”, un altro horror con il suo stile particolare.

E infine è arrivato Richard Gere, altro sex symbol che sembra non invecchiare mai, affascinante per le donne, mentre per gli uomini provoca sicuramente della sana invidia, perché tutti vorremmo essere come lui alla sua età. E Richard è un bello e grande uomo anche nel ruolo più umile, o meglio, più invisibile di tutti: il senzatetto. Il suo film, “Time out of mind”, è un lavoro indipendente che meriterebbe di andare agli Oscar, per le novità introdotte nelle riprese, nel montaggio, ma anche nella sceneggiatura.
Nonostante sia venuto a farci visita nello stesso giorno di “Love, Rosie” ed “Escobar: Paradise Lost” (con tutte le loro fan girls appresso, come abbiamo già detto) la sala Santa Cecilia lo ha atteso con impazienza e accolto e salutato con un fragoroso applauso. Mentre è passato quasi inosservato tra la folla, e senza aver bisogno di vestirsi da clochard, il regista premio Oscar Paolo Sorrentino. Ma lui non sembrava dispiaciuto, a prima vista non è sembrato un tipo da Red Carpet.

Il festival prosegue fino a sabato 25 ottobre, mentre domenica 26 verranno trasmessi i film vincitori della manifestazione.

Valerio Brandi

 

You must be logged in to post a comment Login