Festival di Cannes 2017: Palma d’Oro al grottesco The Square

Dopo 12 giorni di proiezioni si è conclusa la 70esima edizione: Palmarés ricco, molti riconoscimenti al femminile. Miglior regia a Sofia Coppola, migliori attori Joaquim Phoenix e Diane Kruger, premio speciale a Nicole Kidman. Gloria anche per l’italiana Jasmine Trinca.

Domenica 28 maggio, con la cerimonia inaugurata dalla madrina Monica Bellucci, è terminata la settantesima edizione del Festival di Cannes. Sarà ricordata per un Palmarés ricco (un ex aequo e un riconoscimento speciale) che il presidente Almodovar ha definito “elaborato molto velocemente, con forti discussioni ma in modo assolutamente democratico”. Tra i membri della giuria figuravano quattro donne -la regista tedesca Maren Ade, l’attrice americana Jessica Chastain, l’interprete cinese Fan Bingbing, la cineasta e attrice francese Agnès Jaoui– accompagnate dal regista italiano Paolo Sorrentino, dal suo collega coreano Park Chan-wook, dall’attore americano Will Smith e dal compositore francese Gabriel Yared. In una Croisette blindata, a vincere la Palma d’oro 2017 è stato un film in controtendenza rispetto alla tradizione: il grottesco “The Square” dello svedese Ruben Ostlund, ovvero una satira contro la borghesia, molto lontano dall’impegno sociale di “I, Daniel Black” di Ken Loach, che aveva vinto l’anno scorso. Diverso il genere, ma ne fuoriesce un’analisi comunque spietata di una società occidentale poco incline alla solidarietà. L’opera, ritratto del direttore di un museo d’arte moderna alle prese con una serie di eventi che lo fanno precipitare in un circolo vizioso tra scelte sbagliate, senso della giustizia e inadeguatezza della cultura a interpretare il mondo, possiede una forza simbolica ed una capacità di divertire che lasciano il segno. Ruben Ostlund, vincitore due anni fa nella sezione Un certain regard con “Forza maggiore” e già ben noto in Svezia come personaggio televisivo, merita di essere lanciato sulla scena internazionale. Ritirando il riconoscimento, ha chiesto al pubblico in sala di urlare tutti insieme un grido di gioia e alle telecamere di inquadrare la sala festosa, in una sorta di happening collettivo che ha ricordato lo spirito del film. Il Gran Prix, secondo premio per importanza, è stato assegnato al film francese “120 Battements par minute” di Robin Campillo. La storia vede coinvolti un gruppo di attivisti e si concentra sulla loro lotta contro l’Aids nella Francia degli Anni 90, sulla loro battaglia per scuotere il governo e sensibilizzare l’opinione pubblica. Il regista, che ha messo nella storia di questi ragazzi la sua esperienza di militante del gruppo Act-Up, racconta il percorso del gruppo tra azioni dimostrative, difficoltà di convivenza fra spiriti diversi, storie d’amore e il dramma che la malattia non risparmia. Il premio per la miglior regia è stato attribuito per la prima volta ad una regista donna: Sofia Coppola per il film “The Beguiled”, remake del film di Don Siegel del 1971, che nelle mani della regista americana è diventato un “revenge movie” femminista con un cast di sole donne ad eccenzione di Colin Farrell; oltre alle star Nicole Kidman, Kirsten Dunst e Elle Fanning, sono notevoli anche le giovani attrici che interpretano le fanciulle di un collegio femminile durante la guerra di Successione in Virginia.

Joaquin Phoenix è stato premiato come miglior attore per You were never really here” della regista Lynne Ramsay, in cui interpreta un traumatizzato ex agente dell’FBI che si adopera a recuperare ragazze scappate di casa. Verrà trascinato in un giro di traffico sessuale di minorenni dove dovrà fare di tutto per salvare Nina, figlia adolescente di un politico più preoccupato per la sua campagna elettorale che per le sue sorti. Diane Kruger si è aggiudicata il premio per la migliore interpretazione femminile. L’attrice tedesca, che dopo 15 anni di carriera ha finalmente girato nella sua lingua madre nel film “Aus dem nichts” di Fatih Akin, ha conquistato la giuria con il ruolo di una madre distrutta dal dolore ed in cerca di vendetta per la morte del marito e del figlio, vittime una bomba neonazista. I giurati hanno poi deciso di assegnare un riconoscimento speciale per il settantesimo anniversario del Festival di Cannes a Nicole Kidman per l’insieme della sua opera: quest’anno l’attrice si presentava alla Croisette con tre film ed una serie TV. Il premio alla sceneggiatura è stato attribuito ex aequo ai greci Efthimis Filippou e Yorgos Lanthimos -considerato l’erede di Lars Von Trier e Michael Haneke- per il film di sottile violenza psicologica “The Killing of a Sacred Deere” ed all’americana Lynne Ramsay per “You were never really here”. Il premio della giuria è stato assegnato a Loveless” del regista russo Andrey Zvyagintsev (già Leone d’oro a Venezia con “Il ritorno”), storia tragica di un dodicenne nel pieno del divorzio dei suoi genitori. Un racconto della feroce borghesia russa incapace di amare anche i propri figli, che è stato elogiato dalla stampa inglese e da Paolo Sorrentino, ritratto di una Russia in profonda crisi politica e sociale, di una società imprigionata in un’illusione social mentre la guerra in Cecenia fa capolino dai telegiornali. La Caméra d’or, dedicata alle opere prime, è stato consegnata a “Jeune Femme” della giovane regista francese Léonor Serraille. La Palma d’oro al miglior cortometraggio se l’è aggiudicata “Xiao Cheng er yue” del cinese Qiu Yang, mentre la menzione speciale è andata al cortometraggio “Katto” di Teppo Airaksinen. Soddisfazione per l’Italia: nella sezione Un Certain Regard la giuria presieduta da Uma Thurman ha assegnato a Jasmine Trinca il premio come migliore interpretazione femminile per il film “Fortunata” di Sergio Castellitto, mentre come miglior film è stato premiato A Man of Integrity” di Mohammad Rasoulof. Infine, i grandi sconfitti della 70esima del Festival di Cannes sono i due film prodotti da Netflix, tanto criticati da Almodovar: infatti “Okjya” e “The Meyerowitz stories” non hanno ottenuto nessun riconoscimento.

Federico Fracassi

 

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