Finding happiness: tutto bello, ma quanto è vero?

Recensione in anteprima del docu-film di Ted Nicolau, che dopo diversi film horror decide di addentrarsi nel mondo dello spirituale, ma con un progetto che lascia molti dubbi sulla sua veridicità

Presentato già in diverse parti del mondo, “Finding happiness” sta per arrivare anche in Italia.
Un docu-film diretto da Ted Nicolau, un regista finora conosciuto per gli horror-splatter che stavolta si addentra in tutt’altro genere di argomento.

La storia comincia a New York, dove la bella attrice tedesca naturalizzata Statunitense Elizabeth Rohm interpreta Juliet Palmer, una cinica giornalista di New York che si occupa principalmente di politica e cronaca.
Finché un giorno, quando le principali tv sono dedite nel mostrare al mondo le continue crisi finanziarie di Wall Street, viene mandata dal suo principale (interpretato da John M. Jackson) a fare un servizio sulla vita all’Ananda Village, una comunità spirituale che propone un nuovo stile di vita per salvare la Terra dalla distruzione. Vita a contatto con la natura, con l’utilizzo della tecnologia, ma senza abusarne per non recare danno all’ambiente, in cui si è tutti come fratelli (come insegnano Cristianesimo e Buddishmo), e tanto Yoga e attività affini. Un’organizzazione che esiste dal 1968, ma che attraverso Internet si sta facendo conoscere sempre di più, anche a chi vive nelle cupe metropoli. E lei, seppur a malincuore, accetta.

Da questo momento parte il documentario, perché le telecamere intervistano i reali componenti della comunità dell’Ananda Word Brotherhood Village del nord della California.

Si comincia con Swami Kriyananda (al secolo James Donald Walters), scomparso un anno fa ad Assisi (le riprese del film sono del 2012). Egli non è altro che il capo di queste organizzazioni sparse in tutto il mondo, e tutto questo dopo aver conosciuto Yogananda, uno dei più importanti guru indiani del 1900. Alla sua morte, avvenuta nel 1952, Kriyananda ha cominciato a fondare questi centri di vita alternativa, unendo tutto ciò che considera positivo per far si che la gente possa vivere meglio a contatto con la natura.

Il resto del docu-film è una totale immersione in questo mondo, tra paesaggi meravigliosi, animali, anche selvaggi come i cervi, che passeggiano tranquillamente vicino alle case della comunità, e tante attività ludiche, musicali e spirituali.

Tutto molto bello, forse anche troppo, ed è per questo che questo film non convince del tutto.

Elizabeth Rohm non è una vera giornalista, ma sempre un’attrice, e questo lo si evince dal fatto che il suo cinismo scompare quasi subito, e si limita a fare pochissime domande scomode per capire se effettivamente non ci sono dei veri difetti in questo stile di vita. Sembra dunque un progetto spinto a promuovere nel mondo questo nuovo stile di vita. Magari in futuro sarebbe interessante vedere un vero e proprio reportage su queste comunità, sentendo le opinioni anche di chi ha vissuto per un periodo dentro di esse, ma poi vi ha rinunciato. E non bisogna andare tanto lontano per poter realizzare questo progetto, visto che un villaggio Ananda si trova anche in Italia, a Gualdo Tadino, vicino Assisi, città di San Francesco, uomo che insieme a Yogananda e Gesù, ha tanto ispirato Kriyananda.

Dal 20 novembre 2014 “Finding Happiness” sarà in proiezione nelle sale italiane.

Valerio Brandi

 

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