Tre anni dopo l’ultimo film (Ma tu di che segno 6? di Neri Parenti) ecco tornare Gigi Proietti protagonista sul grande schermo, sempre in una commedia, ma non come le ultime.
Non siamo di fronte a un cinepanettone o “cineombrellone”, ma a un film che unisce le risate al dramma, un biografico molto romanzato.
La regia è di Alessandro Gassman, che appunto a modo suo ha provato a raccontare alcuni aspetti del rapporto col suo grande e indimenticato padre Vittorio. E chi meglio di Gigi Proietti poteva interpretarlo?
Qui interpreta Giovanni Passamonte, scrittore di successo, appena insignito del Premio Nobel per la letteratura, che deve andare a ritirarlo a Stoccolma. Ma il suo fidato maggiordomo Rinaldo (Rocco Papaleo) ha problemi con la schiena e non può mettersi subito a guidare, e dato che Giovanni non vuole viaggiare in aereo, e i tempi sono stretti, riesce a convincere il figlio Oreste (Alessandro Gassman), personal trainer di professione, ad accompagnarlo.
Con loro viaggerà un’altra figlia, Lucrezia (Anna Foglietta), blogger di successo, capace di vivere davvero 24 h su 24 sui Social Network.
Il viaggio verso la Svezia in automobile è piuttosto lungo, così ci saranno le occasioni per incontrare altri parenti di Giovanni, oltre a vecchi amici. Perché lo scrittore ha avuto una vita davvero interessante, con tante donne e tantissimi figli, che si rivelano però essere molto diversi da lui, una sorta di ribellione, voluta o meno, alla sua fama e autoreferenzialità. Riusciranno a resistere fino a Stoccolma?
Alessandro Gassman in conferenza stampa ha raccontato gli aspetti reali del rapporto tra lui e suo padre presenti nel film, come il fatto che Vittorio guidava male e allo stesso tempo comprava sempre automobili con molto sprint, ma dentro di sé sapeva di avere questo difetto, così ogni volta che poteva faceva guidare Alessandro.
Ha ammesso che l’ombra di suo padre aleggerà sempre su di lui, e questo gli farà sempre piacere, anche se allo stesso tempo sono 30 anni che lavora per conto suo. L’ammettere la superiorità del padre senza farsi davvero offuscare da essa, questo è il succo del suo discorso, espresso chiaramente dalle parole e i gesti dell’interpretazione di Proietti.
Oltre a questo, “Il premio” ha il merito di rappresentare tutte le sfumature degli intellettuali che si definiscono di sinistra, evidenziando i pregi ma anche i molti difetti, come una vita fatta anche di contraddizione, menzogna e ipocrisia. La crisi del mondo occidentale può affermare qualcuno, ma sarebbe meglio dire che questo è l’uomo, questa è la vita, fatta di gioie e dolori, alti e bassi, l’importante è cercare di migliorarsi, accettare i propri limiti per riuscire a trovare la giusta direzione.
Molte delle critiche già uscite su “Il premio” risultano non positive, quindi magari non farà la storia del cinema, o forse si, questo mondo a volte è imprevedibile.
Rimane comunque un film da guardare non solo per le bellissime location come quelle tra Italia, Austria, Germania, Danimarca e Svezia, ma anche per le citazioni decisamente istruttive (non tutti conoscono Milone di Crotone, solo per citarne uno) e per il cast naturalmente, che unisce diverse generazioni, dando il giusto spazio ad ognuno.
Come i “vecchi” Gigi Proietti ed Erika Blanc, ma anche i giovanissimi Matilda De Angelis e Marco Zitelli, musicista romano classe 1990 conosciuto soprattutto con lo pseudonimo “Wrongonyou”.
Prodotto da Federica e Fulvio Lucisano, scritto da Walter Lupo e Massimiliano Bruno, “Il premio” diretto ed interpretato da Alessandro Gassman è presente nelle migliori sale italiane, in 350 copie, da mercoledì 6 dicembre 2017.
Valerio Brandi
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