In the box: 81 minuti di tensione per l’opera prima di Giacomo Lesina

Al cinema il thriller opera prima di Giacomo Lesina, con Antonia Liskova che si conferma essere “l’Uma Thurman slovacca”

Anche se Giacomo Lesina giura di aver visto Saw solo dopo aver realizzato la sua opera prima, e di essersi ispirato solo a Nodo alla gola di Alfred Hitchcock, in In the box c’è molto del thriller-splatter di James Wan.
Anche qui ci ritroviamo con un pazzoide come Jigsaw che crede di poter punire a modo suo le persone che ritiene disoneste, costringendole a compiere scelte difficili se vogliono sopravvivere. E in questo caso la malcapitata è Elena, la protagonista del film, che deve resistere 78’ in un garage che pare isolato dal mondo, perché al suo interno continua a confluire anidride solforosa.
Un dramma pieno di tensione che dunque dura per quasi tutta la totalità del film.

Grande interpretazione di Antonia Liskova, che si conferma essere “l’Uma Thurman slovacca”.
Non solo perché è bionda e le somiglia anche fisicamente, ma perché si dimostra essere una donna combattiva, ricordando alla perfezione Beatrix Kiddo in Kill Bill 2, quando cerca di salvarsi dalla sua sepoltura.
E per quel che riguarda il torturatore, visto che si tratta di un film in italiano ma realizzato in America, con gli altri protagonisti statunitensi, è stato necessario doppiarlo, e la voce scelta è quella di Pino Insegno, che ancora una volta si dimostra adatto a prestare la sua voce anche per personaggi non propriamente comici.

In the box è un film che nasconde al suo interno molti temi importanti. Non solo quello della paura, ma anche quello sul fumo in generale. Ormai è ovunque intorno a noi, e spesso non ci accorgiamo quanto ci fa male.
Altra critica presente è quella sulla modernità, in particolare sui cellulari. Affidiamo spesso le nostre vite a questi ultimi, ma quando abbiamo davvero bisogno di loro ecco che possono rivelarsi inutili. Il cellulare di Elena, infatti, più che essere un mezzo per salvarsi, è l’unico modo per restare attaccata a sua figlia, soprattutto nel momento in cui pensa che la sua fine sia vicina, oltre a ricevere dal criminale le indicazioni per andare avanti in questa “sfida”.
Gli 81 minuti totali possono sembrare pochi per un film al giorno d’oggi, ma visto che, come già accennato, danno la reale percezione del tempo che passa dentro al garage, rendendo dunque la situazione molto più realistica di quanto visto in Saw, con Elena che è sì una donna intelligente e combattiva, ma compie anche sbagli che al pubblico della sala possono sembrare banali, ma provate voi a mantenere la mente lucida in una situazione del genere.

In the box è al cinema da giovedì 23 aprile 2015, distribuito da Cinecittà Luce.

Valerio Brandi

 

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