Interstellar: Nolan sulle orme di Kubrick

La recensione in anteprima dell’ultimo film del regista del Cavaliere Oscuro, in forte odore di incetta di premi Oscar

Qual è il primo pensiero che si ha appena usciti da Intestellar? Che molto probabilmente Stanley Kubrick ne sarebbe stato orgoglioso.
Dei tanti lungometraggi realizzati dal regista americano, “2001 Odissea nello spazio” è sicuramente quello che ha affascinato di più gli spettatori di quel periodo per i suoi effetti speciali. E se per le nuove generazioni tali effetti sono ormai cosa nota, non si può dire la stessa cosa degli interrogativi che pone questo film: ognuno può vederci i significati nascosti e le conclusioni che vuole, come il più comune dei quadri di arte moderna.
Il mistero del monolite e della stanza in cui l’astronauta invecchia ancora oggi fanno interrogare critici ed appassionati su cosa volesse intendere Kubrick con essi.

Ed Interstellar potrebbe diventare il film dell’anno, e fare piazza pulita ai prossimi premi Oscar, per questi e altri motivi.
La prima cosa che salta all’occhio è che il nuovo realizzato di Christopher Nolan, in confronto al pluripremiato Gravity, ha una trama bella e solida.

Come nella maggioranza dei film di fantascienza, pure stavolta ci troviamo di fronte a una Terra che sta pian piano morendo, anche se questa volta non ci viene detto il motivo.
Il film va invece avanti con la storia di Cooper, un ex astronauta che ora fa il contadino di sterminati campi di granoturco, l’ultimo vegetale sulla Terra in grado di resistere alle nuove condizioni climatiche.
Finché un evento, giudicato dalla figlia come paranormale, lo porta a ritrovare il suo passato alla NASA, e a decidere di partire per un viaggio, alla ricerca di nuovi mondi abitabili, per salvare l’umanità.
E da quel momento si entra nei meandri della fisica più affascinante e complessa, quella quasi tutta ipotizzata dalla mente geniale di Albert Einstein, e che oggi ispira tanti divertenti monologhi di Sheldon Cooper (stesso cognome del protagonista del film, solo un caso?) di Big Bang Theory.

Un wormhole, un buco nello spazio che ti permetterebbe di viaggiare tra due galassie, è il simbolo della speranza per le nuove generazioni, ma è allo stesso tempo il dramma di quelle attuali: gli astronauti vedranno i loro cari invecchiare e morire, mentre loro restano giovani, grazie al paradosso dei gemelli e all’ibernazione. Sapevano a cosa andavano incontro, ma non per questo sono intenzionati a rinunciare alla possibilità di tornare a casa. E sarà questa speranza a mantenere viva la missione.

Il film a Roma è stato presentato dalla Warner Bros in anteprima in 2D. Ma la mancanza degli occhialini non è stata certo un problema per gli spettatori, che in certi momenti si sentivano come i turisti sullo “Star Tours” a Disneyland Paris: la poltrona sembrava muoversi come se fossi davvero su un’astronave.
Un modo originale per dire che Interstellar non ha già battuto Gravity solamente sul piano della trama, ma anche su quello degli effetti speciali. E se abbiamo scomodato Kubrick un motivo ci sarà: il finale è decisamente assurdo e utopistico, ma proprio per questo affascinante. E poi abbiamo anche i robot intelligenti, utili e al tempo stesso un po’ irriverenti compagni di viaggio per gli astronauti, senza avere la malvagità di Hal 9000.

Chiusura finale sul cast, che comprende tra i protagonisti tre attori del calibro di Matthew McConaughey, Anne Hathaway e Michael Caine, nuovi e vecchi premi Oscar. E visto che non si può dir nulla su questi riconoscimenti da loro conquistati, viene da sé affermare che la loro interpretazione in questo film è stata veramente…spaziale!

Interstellar sarà al cinema a partire dal 6 novembre 2014.

Valerio Brandi

 

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