È uscito nelle sale cinematografiche lo scorso 8 settembre Independence Day – Rigenerazione, sequel del successo del 1996 Independence Day. Roland Emmerich torna sugli schermi cinematografici con una nuova invasione aliena.
Tra gli artisti dei VFX gli italiani di Why Worry Production, che ci raccontano come, dal loro studio di Roma, hanno collaborato con Hollywood per questo film.
Chi è la Why Worry? Raccontateci qualcosa di voi e del vostro lavoro.
Diego Panadisi (Founder, Executive Producer):
Quest’anno la Why Worry compie 10 anni e siamo felici di festeggiare con questo bel fiore all’occhiello.
Il nostro core business è sempre stato la produzione e la post produzione di spot pubblicitari e la creazione di prodotti video per la comunicazione in tutte le forme possibili. In 10 anni di attività abbiamo realizzato produzioni per tutte le maggiori agenzie di comunicazione e per grandi clienti nazionali e internazionali.
Infine, qualche anno fa ci è capitata l’occasione giusta per metterci alla prova con gli effetti visivi per il film “Beyond the Reach”, prodotto e interpretato da Michael Douglas. Siamo partiti da una manciata di scene e abbiamo finito per curare l’intero film con più di 300 scene lavorate, motivo per il quale mi è stato conferito il credit di co-produttore.
Quali sono le emozioni legate all’esperienza con il film Independence Day -Rigenerazione?
Pietro Silvestri (Visual Effects Project Manager):
Quando ci hanno chiesto di collaborare alla previsualizzazione di alcune scene del film Independence Day Rigenerazione, non riuscivamo a crederci, ci sembrava di vivere un sogno che si stava realizzando: lavorare nel sequel di un film che ha dato la passione per i Visual Effects a molti di noi. Le emozioni sono state tante e abbiamo lavorato duramente per stare al passo con le grandi società di VFX che erano già coinvolte e, soprattutto, con le aspettative del regista Roland Emmerich e della 20th Century Fox. Ma la più grande emozione è quella di vedere le nostre scene sul grande schermo all’interno di un grande film.
Da dove nasce il lavoro per questo film hollywoodiano?
Alessandro Cangelosi (CG Supervisor and FX Sequence Lead):
Nasce da un insieme di fattori, ognuno rilevante. Primo fra tutti la passione che ci unisce e che ha spinto ogni artista del team a fare un percorso di vita e di lavoro per arrivare ad avere le giuste capacità tecniche ed artistiche per affrontare un lavoro così complesso. Ognuno di noi ha speso anni di vita, ore e ore di sperimentazione, studio e lavoro per poter perfezionare le proprie tecniche e le proprie conoscenze. Abbiamo avuto percorsi differenti, alcuni di noi avevano già esperienze all’estero su altre grosse produzioni, ma poterci lavorare in patria è un’esperienza completamente differente. Grazie al supporto di Greg Strasz supervisore di Centropolis e al suo team, il regista e i produttori hanno reso tutto questo possibile. Per quanto riguarda me personalmente, posso solo ricordare che 20 anni fa, uscito dal cinema dopo aver visto il primo Independence Day, ho sperato un giorno di lavorare sull’eventuale seguito, ed oggi siamo qui a parlarne, qualcosa di magico. Ringrazio veramente tutti di cuore.
Di quante inquadrature vi siete occupati e quanto tempo è stato necessario?
Gianluca De Pasquale (Lead digital compositor):
Complessivamente ci siamo occupati di circa 60 inquadrature divise tra previz, postviz e finali.
I postviz sono delle inquadrature di previsualizzaizione molto più raffinate in cui viene fatto sviluppo del look e nelle quali gli attori non sono disegnati ma il girato del film è reale.
Le 23 inquadrature finali sono state divise tra quelle per il trailer internazionale e quelle per il film vero e proprio.
Abbiamo iniziato a lavorare ad ottobre 2015 e terminato alla fine di maggio, ma il tempo per questo tipo di lavorazioni, ove contemporaneamente c’è in corso lo sviluppo del look e del montaggio, non è mai abbastanza e in moltissime occasioni abbiamo dovuto cancellare dal nostro vocabolario la parola “sonno”.
Avete realizzato anche il nuovo logo della compagnia di Emmerich, la Centropolis Entertainment?
Alex Auriol (Animation Supervisor):
Sì. Siamo onorati che Roland ci abbia affidato questo incarico.
L’obbiettivo era quello di mantenere una certa continuità con lo stile del vecchio logo. Durante la lavorazione, ci siamo spesso confrontati con Greg Straz, direttore artistico e supervisore della Centropolis Entrateiniment, esperienza che ci ha molto arricchito. Questa è stata un’ottima occasione per cimentarsi nel flusso di lavorazione di uno shot full cg, e stereoscopico, sia sull’aspetto tecnico che artistico.
Siamo orgogliosi di aver avuto uno scambio di idee e punti di vista artistici, e di essere stati presi in considerazione da una major internazionale; è stata una sfida molto piacevole e entusiasmante.
Come si è sviluppato il vostro lavoro sul film? Vi erano specifiche richiesto avete avuto la possibilità di proporre voi alcuni inserimenti?
Alessandro Cangelosi (CG Supervisor and FX Sequence Lead):
Abbiamo attraversato diverse fasi della produzione cominciando con la Previz e Postviz (fasi nelle quali si realizzano scene in “bassa” o “media” qualità che replicano perfettamente le versioni finali delle scene usate proprio per poter visualizzare il film finito sin dalle prime fasi di produzione), per poi passare alla realizzazione di shot (scene del film), di alcuni trailers e poi finire proprio a lavorare su alcuni shot finali che potete ammirare al cinema. Ogni fase è stata molto interessante, nella Postviz era una sfida continua perchè ci è stato chiesto di portare il livello di qualità ad un livello superiore rispetto a quello utilizzato generalmente, e questa è stata sicuramente una sfida, ma averla poi vinta è stato un piacere immenso e ci ha permesso di accedere alla lavorazione anche dei cosiddetti “Finals” ovvero le scene finali del film che andranno nei trailers e nel film in sala. Qui ovviamente le cose sono diventate man mano più complesse e anche l’aggiunta di effetti speciali come distruzione di elementi, esplosioni, animazione delle astronavi durante un attacco, fuoco e molto altro, ci hanno date parecchie soddisfazioni e parecchie notti insonni ma è stato un piacere anche se faticoso. In tutte queste fasi c’erano ovviamente delle linee guida o delle richieste tecniche/artistiche fatte dal supervisore, dal produttore e dal regista, ma spesso lasciavano anche a noi la libertà di poter spaziare con nostre idee ed è un piacere sapere che in alcune scene alla fine gli spettatori possono ammirare anche alcune cose che abbiamo proposto noi e che sono piaciute alla produzione.
Quanti eravate a lavorare su questo progetto?
Pietro Silvestri (Visual Effects Project Manager):
In tutto siamo stati una squadra di più di 30 persone.
All’inizio, abbiamo cominciato con la creazione di una stuttura produttiva e tecnica capace di poter dare gli strumenti giusti prima al reparto 3D, poi al reparto Compositing.
Daniele Pellegrini (Lead Pipeline TD and VFX Editor)
Avevamo da gestire una quantità enorme di dati in tempi brevi e abbiamo dovuto rispondere a ritmi produttivi intensi, in fasce orarie diverse dalle nostre, il che voleva dire raggiungere tutti gli artisti dei vari dipartimenti sia all’interno della struttura che all’esterno, poter controllare il lavoro, giornalmente e fornire feedback agli artisti e frontend del cliente, rispettando criteri di sicurezza rigorosi. La soluzione è stata la creazione di una potente base di dati, una Render Farm interna, software proprietari interni ed una rete di connessione sicura che permettesse la condivisione dei dati tra una postazione e l’altra e raggiungesse ogni artista anche sui dispositivi mobili. Direi che agilità e versatilità sono le parole chiave che meglio descrivono la natura degli sforzi che abbiamo affrontato.
Quale è stata la difficoltà maggiore che avete incontrato e quale è stato il momento più gratificante?
Daniele Pellegrini (Lead Pipeline TD and VFX Editor)
Sicuramente in lavori di questo tipo la maggiore difficoltà è la coordinazione degli sforzi e la minimizzazione degli errori che, se commessi, intaccano il budget del tempo a disposizione per la consegna. Credo che il punto più critico sia stato verso la fine, quando tutte le macchine lavoravano h24 e le reti esterne cominciavano ad essere affollate e rendevano difficile la produzione degli aggiornamenti e lo spostamento massivo dei dati tra le postazioni e l’esterno. Anche in quell’occasione siamo riusciti a risolvere il problema con ingegno e versatilità, affrontando le difficoltà minuto per minuto e trovando soluzioni idonee.
A parte la sensazione di gioia che si prova alla consegna finale, come potrete immaginare, credo sia questa la cosa più gratificante per noi: aver saputo rispondere a tutte le difficoltà incontrate nel lavoro con una presenza di spirito notevole e senza mai perdersi d’animo. Questo ci ha permesso di mantenere con successo un dialogo con un cliente hollywoodiano e stare al passo con vendors molto più grandi di noi.
Quali sono le possibilità di vedere nei film italiani vfx di questa portata?
Gianluca De Pasquale (Lead digital compositor):
La nostra cinematografia storicamente è basata più su altri elementi che compongono un film rispetto alla componente visiva. Ritengo perciò che la cinematografia alla Emmerich sia più ad appannaggio del cinema-industria rivolto all’intrattenimento, ove coesistono forti investimenti e una coerenza di tutti i reparti nella cura degli aspetti visivi, oltre che una macchina organizzativa pressoché perfetta.
Avete già avuto riscontri da questa esperienza e che cosa vi aspettate peril futuro?
Diego Panadisi (Visual Effects Producer):
Riscontri ne abbiamo continuamente e sono sicuro che non mancheranno le occasioni per metterci nuovamente alla prova con gli effetti speciali oltreoceano.
Mi piacerebbe però iniziare a lavorare anche su film italiani, così magari di tanto in tanto riuscirei anche a tornare a casa per cena!
(a cura di Rita Russo)
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