Jim ha 16 anni e da quando il compagno di classe Michael ha iniziato a frequentare i bulli della scuola è rimasto solo. Il suo unico amico è un cane. All’apparenza è un ragazzo qualunque che ha scelto di starsene per i fatti suoi, se risulta bizzarro è per l’ironia con cui accetta di essere sia nerd che bruttino, sia impacciato che incastrato in tante abitudini, o micro-manie. La sua vita cambia drasticamente quando nel giro di pochi giorni perde il cane, Michael si fidanza con la ragazza dei suoi sogni e Dean, un giovane americano dall’aspetto vintage del divo ribelle, si trasferisce nella casa a fianco. Dean si sta nascondendo da un passato andato storto, ma agli occhi di Jim è un dritto. Incarna tutto quello che un adolescente vorrebbe essere: l’archetipo cinematografico del bello e maledetto. Trai due nasce un’intesa e Dean si offre di insegnare al ragazzo come diventare popolare. Ma se al principio tutto fila liscio, presto la storia prende una piega pericolosa e il lato oscuro di Jim sembra avere il sopravvento.
Questo è Just Jim, l’esordio alla regia del giovanissimo attore Craig Roberts, già noto per aver interpretato il ruolo di protagonista in Submarine (BAFTA Cymru al Miglior Attore nel 2010). Il film è stato presentato allo scorso SXSW, il South by Southwest di Austin in Texas, ovvero la culla dell’indie (dove per intenderci volevano sfondare anche gli Soronprfbs del film Frank), ed è stato selezionato nella sezione Festa Mobile del Torino Film Festival. Si tratta di una commedia nera in cui l’ironia si combina all’angoscia e la posta in gioco cresce pericolosamente. Se all’inizio Jim aspira a una vita più eccitante, a una piccola rivincita sullo spaccone di turno e, ovviamente, a fare sesso per la prima volta, quando gli eventi precipitano non rischia solo di tornare nell’anonimato, ma di distruggere la sua intera esistenza. Roberts mette in scena un coming of age surreale costruito su un cortocircuito identitario. Jim è solo e frustrato, vorrebbe essere qualcun altro. Dean arriva dal nulla e passa da modello a cattivo esempio fino a diventare un nemico da combattere, ma non rientra mai nella dimensione onirica del film. È un demone da neutralizzare e insieme un carattere reale che interagisce con gli altri personaggi a prescindere da Jim. Non è chiaro se esistano entrambi o se Dean sia un’elucubrazione di Jim (Just Jim), vittima di un’instabilità mentale un po’ più che adolescenziale e della sua suggestione.
Roberts strizza l’occhio al metacinema, a Fight Club e a Michel Gondry, ma firma un debutto decisamente personale. Spinge la commedia di formazione verso il dramma psicologico, senza però diventare tale. Il tono del film si mantiene brillante anche se la mancata soluzione instilla troppi dubbi e appesantisce la visione. Ha detto il regista, anche sceneggiatore e interprete: «La ricerca della propria identità è un affare complesso. Penso che nessuno di noi riesca a risolversi completamente. Just Jim muove a partire dalla mia infanzia, è stato un modo per accettare il mio passato e ridere di quanto mi sentissi patetico. Sono cresciuto in provincia e mi sono confrontato quasi esclusivamente con modelli televisivi e cinematografici. Ero un adolescente superficiale che cercava di apparire interessante, cool come il protagonista di un film, e invece ero solo depresso. La storia di Jim mostra quanto sia rischioso mentire a noi stessi e pretendere di essere chi non siamo.». Forse il finale sospeso non è una scelta precisa quanto una mancata presa di posizione, ma Just Jim è tra gli esordi più convincenti del TFF.
Zelia Zbogar
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