Tra i film di registri esordienti della trascorsa stagione cinematografica, merita certamente menzione, l’opera seconda di Toni Trupia.
Il giovane regista siciliano, dopo il debutto alla regia nel lungometraggio del 2007 “L’uomo giusto” , si è cimentato in un’opera cinematografica tutt’altro che banale: “ITAKER – vietato agli italiani,” uno spaccato sull’italianità vista oltralpe. Il film pone, infatti, sullo sfondo della seconda grande ondata migratoria dall’Italia nei primi anni ’60, la vicenda di un uomo (interpretato da un convincente Francesco Scianna) e un bambino in viaggio dal Trentino verso la Germania, l’uno alla ricerca di una fortuna economica, l’altro alla ricerca del padre. Trupia che ne firma anche la sceneggiatura insieme a Michele Placido (aveva già firmato la sceneggiatura di “Vallanzasca – Gli angeli del male” dello stesso Michele Placido), affida l’opera musicale originale all’abruzzese fisarmonicista e compositore Davide Cavuti.
Cavuti confessa di non aver faticato molto nel realizzare il commento musicale per quest’opera: figlio di emigranti italiani e, dunque, coinvolto emotivamente dalla storia, parla, infatti, di una “musica nata con incredibile naturalezza”. E, in effetti, il risultato è notevole.
Colpisce, in particolare, la drammatica ma rassegnata melodia del tema principale, disegnata dal piano di Paolo di Sabatino e dalla viola di Antonio Scolletta (solista principale dell’opera), che accompagna il viaggio disperato del piccolo Pietro in cerca del padre.
Per Davide Cavuti, Itaker non è la prima opera musicale originale, ma si tratta della sua quinta esperienza cinematografica dopo, fra le altre, “Il Grande sogno” e “Vallanzasca, gli angeli del male” , entrambi di Michele Placido.
Un po’ snobbato dai festival italiani, (forse perché ritenuto “scomodo” a detta dello stesso Placido, produttore del film), è in realtà a nostro parere una pellicola davvero ben riuscita anche considerando il budget contenuto.
Adriana Ruocco
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