L’isola dei cani: un nuovo capolavoro di Wes Anderson

Il regista di Grand Budapest Hotel, film vincitore di quattro premi Oscar nel 2015, torna al cinema con un nuovo film d’animazione in stop-motion come fu per “Fantastic Mr. Fox”, un’opera deliziosa e ricca di significato con protagonisti dei cani randagi ripudiati dalla società umana.

Ha incantato il Festival Internazionale del cinema di Berlino 2018, dove Wes Anderson ha ottenuto l’Orso d’argento come miglior regista, oltre a vincere il premio del pubblico al “South by Southwest”.
“L’isola dei cani” (Isle of dogs) è già da diversi giorni al cinema in Italia dopo una lunghissima attesa, e se non siete ancora andati a vederlo, che aspettate?

Giappone, 2037. Futuro ipotetico, e anche questa volta, distopico.
Le nuove tecnologie hanno reso ancor più forte il legame tra uomo e cane, finché un giorno… non è cambiata la politica.
Kobayashi, sindaco di Megasaki il cui potere e modo di agire ricorda tanto gli antichi Shōgun, decide la deportazione di tutti i cani del Giappone su un’isola piena di rifiuti per, secondo lui, il bene della comunità, dato l’inizio di un epidemia di “influenza canina” che, se non debellata, potrebbe infettare e distruggere tutto il Paese del Sol Levante. Il primo cane ad essere spedito appartiene proprio alla famiglia Kobayashi, o meglio, al nipote adottivo del sindaco, Atari. Un addio doloroso per il ragazzino, che alla prima occasione decide di raggiungere a volo di aeroplano quell’isola dimenticata dalla civiltà alla ricerca del suo fedele amico a quattro zampe. Una missione per niente facile, ma sarà aiutato dai veri protagonisti della storia, i cani reietti, su cui spiccano Rex, King, Boss, Duke, e il temibile Capo (Chief).

Ne “L’isola dei cani” vediamo addirittura migliorare il genio visionario di Wes Anderson, un lungometraggio che unisce perfettamente la stop-motion, già usata in “Fantastic Mr. Fox”, e lo stile narrativo, dinamico e ironico, di Grand Budapest Hotel.
Perfetta cura dei particolari, inquadrature spesso molto ravvicinate, cambio continuo dei tempi delle scene. A volte si frena, altre si accelera, con zuffe piene di nuvolette stile Zio Paperone vs Rockerduck.
E poi, naturalmente, c’è tutto il contenuto socio-politico.

Il riferimento alla situazione politica attuale, Trump in particolare, è fin troppo evidente, oltre che giusto naturalmente, visto che appunto rivediamo in certe dichiarazioni tempi oscuri e non troppo lontani, la nascita di sentimenti popolari carichi di odio e razzismo, molto spesso per colpa di un politico capace di instillare nella gente comune la paura, come appunto quella di una epidemia.

La lotta contro il concetto della razza pura (in questa occasione, i gatti), è raccontata con un’avventura ricca di colpi di scena, resa unica per via delle diverse personalità dei cani protagonisti, capaci, grazie alla bravura dei doppiatori originali (un cast che vede nomi come Bryan Cranston, Edward Norton, Bob Balaban, Bill Murray, Jeff Goldblum e Scarlett Johansson, solo per citarne alcuni) a un umorismo sottilissimo, molto spesso pieno di pungente sarcasmo. Si riderà tanto grazie a loro, e ai doppiatori nostrani che si saranno cimentati in questa pittoresca lavorazione.

L’isola dei cani è un viaggio nel fantastico mondo dell’animazione davvero maestoso e poetico, 101 minuti in cui vediamo omaggiata (ma anche criticata) la cultura giapponese, una fusione di usi e costumi di origine feudale che sopravvivono ancor oggi nel terzo millennio, compresa quella pop, fatta essenzialmente di potenti robottoni.
Una storia che dunque unisce commedia, dramma e anche il genere giallo, che potrebbe risultare non adatta ai più piccoli. Per prima cosa, perché nella versione originale sono presenti i sottotitoli durante alcune scene in cui si parla giapponese, quindi è probabile che la lingua nipponica sia stata mantenuta anche nella versione italiana, e poi perché, oltre ai vari contenuti sociopolitici già accennati, l’animazione in stop-motion è decisamente più particolare ed impegnativa da seguire rispetto all’ormai diffuso 3D della Disney o Dreamworks, solo per citarne due. Un film comunque da far vedere nelle scuole, magari dalla quinta elementare in su.

L’isola dei cani è al cinema all’1 maggio 2018 e attualmente presente nelle migliori sale italiane.

Valerio Brandi

 

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