Lo Hobbit-La battaglia delle cinque armate: tutti ad Erebor

La recensione in anteprima dell’ultimo film sui racconti di Tolkien, con vecchi e nuovi elementi per 144’ di grandi emozioni

L’universo fantasy: tanti bei libri, e altrettanti fantastici film.

Il dilemma che dunque affligge ogni appassionato è il seguente: cosa scegliere?

Leggere il libro, e immaginare con la propria mente personaggi, paesaggi e situazioni, oppure affidarsi totalmente al lavoro di un regista e di un gruppo di attori, e vivere attraverso l’emozione del grande schermo una lunga storia in una media di due/tre ore?

In passato ho preferito che fossero per primi i libri a rivelarmi la storia di Harry Potter, mentre per quel riguarda le avventure di Aragorn prima, e Bilbo poi, ho lasciato che fosse Peter Jackson a farmi sognare.

Magari cambierò idea il giorno in cui leggerò finalmente tutti i libri di Tolkien, o più probabilmente no, per un semplice fatto: i film di Harry Potter presentano molti errori e incongruenze con i libri, eppure li guardo sempre con piacere.

E così, eccovi la mia recensione da “cinefilo” del terzo film su Lo Hobbit, e se vi trovate nella mia stessa condizione, e non volete alcuna anticipazione fermatevi qui e leggete l’articolo dopo aver visto il film.

Si riparte da Smaug, che arriva a Pontelagolungo. Il possente drago sta spargendo sangue per vendicarsi dell’intrusione di Thorin e compagni ad Erebor. Un massacro fermato solo dal coraggioso intervento di Bard, che con l’arma giusta riesce ad abbatterlo.
I superstiti si rifugiano tra le rovine di Dale, con la speranza che Thorin mantenga la sua promessa, e ripaghi gli abitanti in modo da poter ricominciare.
Ma il re dei nani non è più quello che era partito dalla Contea, pieno di valori come il coraggio e la lealtà.
È diventato come Smaug, una brutta copia di Zio Paperone, ossessionato dal suo oro, e di ritrovare la tanto agognata Arkengemma.

Gli avidi attirano gli avidi, e così ben presto la notizia della morte di Smaug si diffonde, e altri punteranno a quell’immensa montagna piena di ricchezze e posizioni strategiche.
E così, una guerra alle porte di Erebor, la più grande dai tempi di Dargoland, sarà inevitabile.

Lo Hobbit-La battaglia delle cinque armate” è un film che emoziona, con una lunga battaglia che ti fa tornare la mente al fosso di Helm e Minas Tirith, grazie a una cura doviziosa perfino nelle armature dei combattenti, con gli elfi a fare la loro solita grande figura.

Il 3d è molto ben realizzato per l’intensità delle azioni, anche se toglie qualcosa ai grandi paesaggi della Nuova Zelanda rispetto alla trilogia classica.

Per quel che riguarda il doppiaggio, molto bravo Luca Ward nel doppiare Smaug, o meglio, Benedict Cumberbatch, mentre non si può dire la stessa cosa di Gigi Proietti.

Sostituire Gianni Musy sembrava un’impresa impossibile, ma nei primi due capitoli l’attore romano non aveva affatto sfigurato. Stavolta, invece, abbiamo udito un’imitazione troppo alla “Febbre da cavallo” piuttosto che alla “Gandalf il grigio”.

Stavolta Sir Ian McKellen compare poco rispetto agli altri film, ma ha comunque un ruolo decisamente importante, e con l’aiuto di altri mostri sacri come Christopher Lee, Cate Blanchett e Hugo Weaving regala al pubblico la scena più emozionante di tutto il film.

Con la speranza che Peter Jackson (ma anche qualcun altro, ad essere sinceri) porti un giorno sullo schermo altri libri di Tolkien come “Il Silmarillion” e “I figli di Hurin”, non ci resta che gustarci quest’ultimo capitolo del secondo Hobbit più famoso della Terra di Mezzo.

Lo Hobbit-La battaglia delle cinque armate” sarà nelle sale italiane da oggi, 17 dicembre 2014.

Valerio Brandi

 

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