L’ora più buia: quando Churchill salvò l’Europa

Recensione del nuovo film di Joe Wright, che vede Gary Oldman, già vincitore del Golden Globe, interpretare magistralmente il celebre politico Inglese durante i suoi primi mesi di mandato.

Presentato al “Telluride Film Festival” 2017, e successivamente al “Toronto International Film Festival”, “L’ora più buia” (Darkest Hour) di Joe Wright ha già ricevuto un grande riconoscimento, ossia il Golden Globe 2018 per il miglior attore in un film drammatico a Gary Oldman, oltre a una ottima partenza al Box Office. Uscito già in America e in altri Paesi esteri, ha già incassato oltre 35 milioni di dollari (al 7 gennaio scorso). Grandi premesse dunque anche in previsione Oscar, dove se la giocherà molto probabilmente con un altro film dello stesso genere, Dunkirk di Christopher Nolan, che può essere considerato a tutti gli effetti uno spin-off di L’ora più buia.

Siamo nel maggio del 1940. Sono passati nove mesi dall’inizio della seconda guerra mondiale, e il primo ministro Neville Chamberlain è pronto a dare le dimissioni. Questo suo ultimo periodo di governo ha messo alla luce tutti i suoi errori in politica estera degli anni precedenti. Ha sottovalutato Hitler, che ha annesso Austria e territori dei Sudeti alla Germania Nazista, e sta perdendo la guerra.
La Polonia, che aveva promesso di proteggere, è stata invasa in sole due settimane, e il suo esercito, insieme a quello francese, sono in difficoltà sul fronte occidentale.
Per evitare la capitolazione, serve un cambiamento, e l’uomo designato risulta essere Winston Churchill, sebbene non sia gradito non solo a Re Giorgio VI, ma anche da gran parte del suo stesso partito, quello conservatore.
Ma fortunatamente per il destino dell’Europa la scelta venne confermata, e il Cavaliere nato a Woodstock riuscì nell’ora più buia a salvare il proprio Paese.

Dopo il deludente Pan, Joe Wright torna dopo due anni a dirigere un film, e oltre ad affidarsi al lavoro di sceneggiatura di Anthony McCarten (La teoria del tutto) affida il ruolo del protagonista a un attore straordinario, il già citato Gary Oldman.
Grazie a un eccellente lavoro di trucco e parrucco da parte di Heather Manson (T2 Trainspotting) e Kazuhiro Tsuji (“Il Grinch” e “Il curioso caso di Benjamin Botton”) l’attore nato a Londra riesce ad assomigliare in maniera incredibile al vero Churchill, unendo il tutto ad una fedele ricostruzione storica del personaggio (apprezzata particolarmente da coloro che hanno letto la sua biografia).
Oldman rappresenta al meglio Churchill con espressioni, tono della voce (era un gran fumatore di sigari, eppure ha vissuto fino a 90 anni) e movenze.
Un uomo forte ma pur sempre umano, capace di cedere da un momento all’altro, quando gran parte del Parlamento e Reggia gli erano contro. Ma oltre ad essere aiutato da due grandi donne, come sua moglie Clementine (Kristen Scott Thomas) e la sua segretaria Elizabeth Layton (Lily James) ha saputo andare avanti grazie alle sue convinzioni.
Più di chiunque altro a Westmister aveva intuito il pericolo rappresentato da Hitler, molto prima dello scoppio della guerra e dell’olocausto. Arrendersi non solo avrebbe significato la fine della potenza Britannica, ma consegnare il mondo intero al peggior essere umano della storia.
Anche durante l’ora più buia, non bisogna assolutamente arrendersi, e questo messaggio può esserci molto di aiuto oggi, dato che tra Trump, Corea del Nord e Isis la situazione non è certo delle più rosee.

Come in Dunkirk, i Nazisti sono rappresentati come presenza esterna, ma solamente in una scena di bombardamento aereo. Per il resto, “L’ora più buia” è un film completamente diverso da esso.
Non un film di guerra ma sulla guerra, la storia delle prime settimane di Churchill come primo ministro, risultando dunque molto interessante dal punto di vista storico, e decisamente approfondito grazie a tutte le sfumature politiche della vicenda.
Viene citata naturalmente anche l’Italia, con Benito Mussolini e l’ambasciatore Giuseppe Bastianini.
Ancor oggi uno dei tanti tentativi revisionistici dei nostalgici del Duce è evidenziare i rapporti segreti tra quest’ultimo e Churchill. Il film ci mostra che questi rapporti ci sono sì stati, ma il Primo Ministro Inglese sembra averli usati unicamente per prendere tempo e mettere in atto i suoi piani di riscossa, su tutte l’Operazione Dynamo.

Oltre a Churchill altra grande figura storica ben raffigurata nel film di Joe Wright è Re Giorgio VI, un sovrano sempre più popolare nella cultura di massa (Il discorso del re e The Crown su tutti), qui interpretato da Ben Mendelsohn (Rogue One e “Il cavaliere oscuro – Il ritorno”).
Meno spazio, ma comunque di ottima qualità, per Kristin Scott Thomas e Lily James.
Ronald Pickup (protagonista negli sceneggiati televisivi su Giuseppe Verdi e Albert Einstein negli anni ’80) riesce ad incarnare perfettamente Neville Chamberlain. Un uomo che ha sbagliato ma che ha saputo ammettere i suoi errori e farsi da parte al momento giusto, risultando comunque decisivo nell’appoggio finale a Churchill, continuando a servire il Paese fino alla fine, quando nel novembre del 1940 il cancro lo portò via da questo mondo.

L’ora più buia sarà presente nelle sale Italiane a partire da giovedì 18 gennaio 2018.
Valerio Brandi

 

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