Italia, 4 anni fa, Paolo Fazzini completa le riprese del suo primo lungometraggio, Mad in Italy, edito 2012. Film concettualmente molto interessante, più attuale oggi di quanto lo sia stato al momento della sua realizzazione. Prodotto da E2=G Produzioni, si tratta di un film horror indipendente, tessuto a trama fine, che partendo dall’assunta crisi contemporanea, arriva a definire l’intreccio delle cause per cui Davide, G. Testa, trentenne licenziato in tronco senza valide motivazioni, si abbandona ad una efferata e irragionevole violenza omicida. Alienato e sopraffatto dalle difficoltà economiche, la sua storia ci colpisce più delle scene sanguinolente proposte da Fazzini. Davide infatti, per quanto sia un assassino, suscita comprensione. Una vicenda inizialmente ordinaria, una cittadina di provincia tra le verdi colline del centro Italia, una comunità piccola ma non per questo accogliente, in cui ritroviamo le stesse frustrazioni e la stessa precarietà che ovunque logorano il nostro paese. Nonostante questa base di realtà, la narrazione evolve trascendendo la morale e culmina con la feroce esplosione di follia del protagonista. Vittima eletta, la cui unica colpa è quella di provenire da una famiglia benestante, è una ragazza senza nome, F. Bolla, reclusa da Davide nella sua casa di campagna, le cui rate del mutuo si accumulano insolute, dove in un alternarsi di fredda crudeltà e patetica ricerca di comprensione, Davide la sottopone alle più schiaccianti pressioni psicologiche, tra violenze, giochi sadici e morbose premure. Un’escalation di rabbia e pazzia trasformeranno, quindi, questo giovane disoccupato in un serial killer.
Ispiratosi a fatti realmente accaduti Mad in Italy è un film molto più lucido della mente del suo protagonista, un gioiellino del nostro cinema indipendente, seppure nel complesso risulti frammentario e confuso. Sarà una volitiva scelta registica, a riprendere l’insania di Davide? Non convince ma non è da escludere.
Fazzini si avvale di estratti di notiziari, radiofonici e televisivi, che contestualizzano la vicenda. La recessione statunitense, la caduta di Piazza Affari, i disordini nelle piazze, la disoccupazione. Sottofondo instabile che alimenta le nevrosi e le debolezze della società attuale e in cui si muove deforme il protagonista.
Gli inserti onirici, i ricordi, le elucubrazioni e la realtà si confondono, Davide perde il controllo e la speranza, cinico e rabbioso si abbandona alla sua furiosa vendetta, che non è riscatto ma ulteriore condanna, poichè ormai il punto di non ritorno è sorpassato, la deriva irrevocabile.
La fotografia di M. Sgarzi enfatizza il tema del film servendosi di filtri che, cupi o color sangue, vivificano l’aberrazione di Davide. G. Testa, spontaneo e pacato nella sua interpretazione, genera una preoccupazione che affanna lo spettatore, consapevole che tra finzione cinematografica e vita reale ormai la distanza è breve, la crisi ci reclama!
Fazzini riesce a essere disturbante quanto serve per smuovere le nostre certezze, approfondisce e rende eclatante un malessere a cui nessuno è indifferente. Effetti speciali, F. Capponi, convincenti, soft-splatter.
Fazzini, autore televisivo e regista, cultore del genere horror italiano, su cui ha pubblicato diversi testi analitici, a proposito di Mad in Italy ha detto: “Quando ho finito di girare il film, tutti mi consigliavano di affrettarmi a farlo uscire, altrimenti la crisi sarebbe terminata e il mio lavoro sarebbe risultato inattuale. Da come stanno andando le cose non credo ci sia bisogno di ulteriori commenti.”
Già, l’incubo è diventato realtà! Sottile si insinua l’insicurezza e diventa paura. Fazzini concettualmente ha colto nel segno, la vicenda seppur di cronaca è romanzata ma l’effetto che suscita nello spettatore è di angoscia concreta. Questo ci aspettiamo da un film horror, anche se imperfetto e poco organico.
In uscita il 14 Febbraio nel mercato HomeVideo internazionale, distribuzione USA Elite Entertainment.
Zelia Zbogar
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