Maicol Jecson al cinema: intervista a Enrico Audenino

Uscito giovedì 17 luglio, Maicol Jecson è l’opera prima di Francesco Calabrese e Enrico Audenino. Abbiamo intervistato uno dei due registi/sceneggiatori

Uscito il 17 luglio nelle sale italiane, Maicol Jecson è il lungo d’esordio di Enrico Audenino e Francesco Calabrese, prodotto dalla 9.99 Films. È un’opera di respiro internazionale, ispirata alla commedia indipendente americana, che può ricordare il road movie Little Miss Sunshine, di Jonathan Dayton e Valerie Faris, ma anche opere più controverse come American Beauty, di Sam Mendes. Ambientato alla periferia di Torino, nell’estate del 2009, il film è un racconto in prima persona, un flash back assolato narrato da Andrea, Vittorio Giannotti, che ha 16 anni e un chiodo fisso: vuole fare l’amore per la prima volta. Per riuscirci innesca una seria di accadimenti che lo condurranno insieme al fratellino Tommaso, Tommaso Neri, e all’improbabile “nonno per caso” Cesare, Remo Girone, in un’avventura itinerante, a ritmo di imprevisti e continui cambi di prospettiva. Abbiamo incontrato Enrico Audenino in occasione della prima milanese al cinema Beltrade, mentre seduto nel bar della piccola sala di quartiere, beveva una birra con il produttore Luca Legnani, tra il pubblico, i membri della troupe, e alcuni attori. È una serata tra amici e approfittiamo dell’atmosfera informale per fare qualche domanda.

Maicol Jecson è diretto a quattro mani con Francesco Calabrese, com’è cominciata la vostra intesa lavorativa?
Ci siamo conosciuti in università, avremmo avuto 20 anni. Siamo stati invitati da un ragazzo, ai tempi un idolo, che organizzava cene a random tra persone che non si conoscevano. Un gioco situazionista e bizzarro ma dai risvolti interessanti. La nostra collaborazione è iniziata subito ma il primo corto è stato Death by Sexy, nel 2007, seguito da I Killer, nel 2012, io scrivevo e lui girava. Per Maicol Jecson invece, il nostro lungo d’esordio, sono scattati degli equilibri differenti.”

Alla tua prima esperienza da regista, come ti sei trovato sul set? E, soprattutto, come si dirige un film in due?
Insieme a quella di Andrea, era anche la nostra prima volta, abbiamo fatto tutto il percorso insieme in un modo molto spontaneo. Il tempo era poco e spesso ci siamo divisi la direzione delle scene, ma siamo restati sempre in due davanti al monitor, per confrontarci e correggere gli eventuali errori. Francesco è un regista molto tecnico, ha girato pubblicità e videoclip, per cui ha curato le inquadrature insieme ai direttori della fotografia, mentre io mi sono dedicato di più alla direzione degli attori.”

Sia I Killer che Maicol Jecson non si occupano di adulti, ma di bambini e adolescenti. Cosa ti affascina della loro visione della realtà?
L’adolescenza è un momento in cui tutto succede per la prima volta, e le emozioni che proviamo sono irripetibili. È un percorso al buio in cui ci muoviamo per intuito e siamo ancora plasmabili. Con il mio lavoro di insegnante, ho a che fare con gli adolescenti tutti i giorni, e nonostante i conflitti, che non mancano, mi restituiscono tanto. In Maicol Jecson non ci sono adulti perché volevamo esaltare questo punto di vista unico, senza dare lezioni. È una commedia di formazione sulle tracce de Il signore delle mosche di William Golding, che richiama per nostalgia anche film cult come I Goonies, e insieme una mossa di nausea verso il cinema italiano che quando abbiamo iniziato a pensare al film, nel 2008, ci sembrava raccontasse solo storie di trentenni e quarantenni.”

Il film ha un estetica che ricorda il videoclip e una colonna sonora accattivante, firmata dagli Amari. Una scelta stilistica?
La musica è una componente importante del film, abbiamo scelto una colonna sonora teen, che non avesse il solito sapore stucchevole dei pezzi pop usa e getta. In ogni caso, parlare di un’estetica da videoclip è riduttivo, senz’altro dopo tanti anni di lavoro in questo campo, Francesco ha ereditato una certa impostazione, ma ha un grandissimo senso del ritmo e tutta la tecnica che serve per sfruttare al meglio la macchina da presa e svincolarsi da quest’etichetta.”

Siete prodotti dalla 9.99 Films, nella persona di Luca Legnani, com’è nata questa collaborazione?
Ci ha trovato lui! Ha visto il nostro teaser e ci siamo incontrati per la prima volta a Cannes, al mercato del festival. A quel tempo eravamo supportati da una produzione francese, la Project Image di Grenoble, e convinti che Maicol Jecson sarebbe uscito nelle sale d’Oltralpe. Invece è diventato prima una coproduzione Italia – Francia e poi, quando è scaduta l’opzione francese, è stato rilevato interamente dalla 9.99 Films. La Project Image ci ha dato molta fiducia e la spinta per iniziare, senza fare polemiche trovo significativo che si tratti di una società estera.”

Maicol Jecson è uscito nelle sale italiane senza passare dal circuito dei festival, è stato difficile trovare una distribuzione?
In realtà, a giugno abbiamo partecipato al Zlin Film Festival, in Repubblica Ceca, ed eravamo ancora indecisi se continuare su questa strada o uscire direttamente al cinema. Poi Luca Legnani ha trovato la Wider Films, una piccola casa di distribuzione romana che promuove il cinema indipendente (tra i suoi titoli Miss Violence, Prossima Fermata Fruitvale Station, e The Congress) e che si è impegnata a farci uscire in almeno 15 sale. Ma non è stato immediato, credo che in un anno e mezzo di ricerche, Luca abbia perso 10 Kg, e contattato tutti i distributori italiani.”

Un aneddoto da raccontare 😉
La scelta di Vittorio Giannotti per il ruolo di protagonista. Avevamo un’idea in mente ma non trovavamo l’attore corrispondente, finché Luca non ha adocchiato Vittorio tra le vie del centro di Milano. Uno studente di fisica che non aveva mai fatto un film, che nonostante ne avesse uno al momento dell’incontro con Luca, non sapeva andare in skate, e che si è presentato ai provini con un occhio nero. Era un rischio ma gli abbiamo dato la parte.”

Troppo presto per parlare di un nuovo progetto?
Tutt’altro. Francesco è negli Stati Uniti perché il suo corto Lovely Monster, del 2011, è stato selezionato da Lions Gate ed è in sviluppo lì. Insieme abbiamo scritto un film per un regista milanese, Leone Balduzzi, alcuni soggetti di serie televisive che proveremo a vendere negli USA e da un mese stiamo lavorando a un secondo lungometraggio. Sempre come sceneggiatore, collaboro con RAI Cinema e ho una webserie che dovrebbe partire a settembre, mentre come regista ho in cantiere un docu reality per la TV.”

Zelia Zbogar

 

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