Mateo, il racconto di un “viaggio” di formazione

Arriva nelle sale italiane la notevole opera prima della regista colombiana Maria Gamboa

Giovedì 22 gennaio arriva nelle sale italiane l’opera prima di Maria Gamboa, Mateo, una coproduzione franco-colombiana con Carlos Hernández e Miriam Gutiérrez, due giovani attori appartenenti al gruppo teatrale di Guido Ripamonti, attore e regista italiano, fondatore, in Colombia, del centro culturale Horizonte da cui trae ispirazione l’ambientazione del film. Mateo è stato proiettato con successo all’ultima edizione del Giffoni Film Festival, dove ha vinto il Grifone di Cristallo, riuscendo poi a conquistare numerosi premi in giro per il mondo, tra cui il Premio della Giuria al Festival Internazionale di Cartagena, il Premio Opera Prima Ispano-Americana e il Premio Jordan Alexander Kressler alla migliore sceneggiatura al Miami Film Festival, grazie ad una solida trama densa di spunti di riflessione.

Dunque, Mateo è soprattutto il racconto di un “viaggio”, quello che affronta il giovane protagonista all’interno del suo animo, attratto da un lato dal fascino criminale di un rude zio, arricchitosi come strozzino e sedotto dall’altro dal potere catartico del teatro, a cui si avvicina, accettando di frequentare un corso, condotto da un prete, per evitare di essere espulso da scuola. Improvvisamente Mateo deve affrontare scelte difficili e impensabili per un ragazzo di sedici anni: deve scegliere e capire quale sia la differenza tra il bene e il male, diviso, spezzato tra la necessità di sopravvivere in un mondo fatto solo di “carnivori”, e il fascino per la libertà di vivere ma anche di immaginare, creare, possibilità che gli vengono offerte dall’esperienza teatrale che gli apre letteralmente gli occhi, o per lo meno gli insegnano a guardare verso prospettive lontane, come se la consapevolezza fosse un cannocchiale che ci aiuta a guardare oltre il presente, e cioè verso le conseguenze future. La regista Maria Gamboa “non si mette in cattedra”, non indica quale sia la strada giusta, né tanto meno cerca di far passare un messaggio intriso di retorica, tenta invece di accompagnare il giovane protagonista nelle sue scelte, senza enfatizzazioni inutili, al solo scopo di conferire all’arte teatrale il suo ruolo di guida nel labirinto di contraddizioni della vita.

Danilo Canzanella

 

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