Moretti torna sul grande schermo con il difficile “viaggio” di Margherita

Dopo Hebemus Papam, Moretti torna sul grande schermo con un opera insolita, più cupa delle precedenti

Margherita è una regista alle prese con la direzione di un film nel momento in cui sua madre sta affrontando le ultime settimane di vita.
Moretti torna sul grande schermo dopo Habemus Papam con un’opera insolita, più cupa delle precedenti: il viaggio di Margerita è un’odissea nel dolore, nel chaos più totale, nell’insicurezza, e lei è tutto ciò che NOI siamo: esseri umani.
Ad incasinare ancora di più la vita dela protagonista c’è Barry, un’attore americano stanco di essere un divo e di doversi incarnare in un essere finto, impersonato da un’incredibile John Turturro. Il film, grazie ad un montaggio degno di nota, passa con la massima naturalezza dalla raccontare la morte ponendola in contrapposizione con lo sboccaire di una nuova vita, ovvero la figlia di Margherita.

A rendere remarcabile questo film, oltre ad una sceneggiatura a dir poco sublime (Moretti si diletta addirittura con il sogno, l’onirico), c’è un cast in totale stato di grazia, probabilmente è uno dei film italiani meglio recitati degli ultimi anni, con una Buy mai così brava, un Moretti incredibile, Turturro che probabilmente si è portato a casa un ruolo destinato a diventare uno dei suoi cult, la giovane Beatrice Mancini che speriamo di vedere di nuovo molto presto, a dir poco spettacolare nella prima volta in cui la vediamo con la nonna e ha uno scambio di battute con la magistrale Giulia Lazzaroni: quella scena fa accapponare la pelle da quanto è recitata bene.

Sarebbe stato un film perfetto se non fosse che a volte la fotografia, di Arnaldo Catinari, lascia un po’ a desiderare per piattezza dell’immagine.
Però, tralasciando questi minuziosi dettagli, possiamo già definire Mia Madre uno dei migliori film dell’anno.

Alessandro Bertoncini

 

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