Una ragazza si dirige in una casa nel bosco: non è il film Drew Goddobard né il plot di un teen-horror. Lei è Kate Mara, la sorella dell’altrettanto bellissima Rooney, lavora per una compagnia di ricerca scientifica e deve valutare le potenzialità economiche di Morgan, una ragazza creata in laboratorio che sta avendo atteggiamenti aggressivi.
Luke Scott, figlio del maestro Ridley, esordisce alla regia omaggiando il cinema del padre: c’è la filosofia del primo Scott di Blade Runner e le sperimentazioni visive del più recente The Martian, è un bellissimo atto d’amore di un figlio verso un padre, in un film dove i protagonisti vorrebbero poter fare lo stesso, poter provare un amore paterno. Ma, Morgan è cresciuta in questa casa in mezzo al bosco con i suoi creatori, un gruppo di scienziati che lei giudica la sua famiglia, cos’è veramente una “famiglia”? È quello che si chiede e quando arriva al punto di non ritorno fa quello che fece Roy Batty in Blade Runner: si ribella al proprio creatore. Anna Taylor Joy è un’interessantissima altr-ego di Rutger Hauer che però rimane incastrata in una dialettica meccanica ormai tipica di questo cinema che toglie umanità ai personaggi.
Luke Scott esordisce benissimo, prende in mano una sceneggiatura scialba e ne fa un racconto che incrocia il cinema classico con quello più moderno, in diversi frangenti ricorda molto Hanna, la fiaba cyber punk di Joe Wright, solo che quel film aveva la forza di mostrarci il nostro mondo e dirci “guardate, questo è il mondo in cui voi vivete tutti i giorni e state diventando tutti degli esseri subordinati”, cosi come una visone ancora più caratteristica e atipica del cyberpunk di Romanek nel bellissimo Never let me go, racconto spiazzante, tristissimo di questi tre amici che si amano, si odiano, vogliono passare la vita insieme ma sono in realtà dei cloni allevati per poter raggiungere un’età adeguata a donare i propri organi, film potentissimo ed immenso così come quello di Wright e funzionavano alla perfezione per la visone intensa che offrivano, specialmente a livello scenografico (bellissima la struttura dei servizi segreti da cui Kate Blanchett in Hanna).
La sceneggiatura del film di Scott non ha questa forza purtroppo, ma la bellissima fotografia che introduce Morgan con una silhouette e in maniera molto furba per tutto il film, offre palesi indizi sul finale e insieme ad un ottimo montaggio, assiste una talentuosissima regia che aspetta di dirigere una sceneggiatura fatta a dovere. Il divertimento è assicurato.
Morgan è al cinema da mercoledì 9 novembre 2016.
Alessandro Bertoncini
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