A 5 anni dall’ultima avventura, la più insolita banda di “viaggiatori del tempo” torna in azione.
Dopo il museo di Storia Naturale di New York, e lo Smithsonian Institution di Washington DC, la trilogia si chiude al British Museum di Londra. Sarebbe stato bello poter vedere un altro film ambientato in un museo altrettanto nobile come questi, quale il Louvre di Parigi, ma il finale scelto da Shawn Levy suggerisce allo spettatore che non ci sarà spazio per un nuovo capitolo.
E anche se la curiosità di un cinefilo non si esaurisce mai, stavolta è proprio il caso di dire “meglio così”.
Dopo il primo originale e divertente, abbiamo assistito ad un sequel ben poco convincente.
Occorreva fare uno sforzo in più per chiudere al meglio, ed è onesto dire che tutto questo si è avuto soprattutto da chi oggi non c’è più.
Il breve cameo di Mickey Rooney, il bambino prodigio che ha recitato per ben 91 anni, era atteso da tutti gli appassionati del cinema di una volta sin da quando si è avuta la notizia della sua presenza in questo film, e lo è stato ancor di più dopo la sua morte avvenuta in aprile.
Ma soprattutto in Italia grande era l’attesa per il primo dei quattro film postumi dell’indimenticato Robin Williams.
Nei panni non solo del Presidente Theodore Roosevelt, ma anche della divinità induista Garuda, l’attore di Chicago esprime ancora una volta il suo genio comico, oltre a commuovere tutti con il suo sorriso, una delle migliori espressioni visive che la storia del cinema ricorderà.
Oltre a loro è bello vedere di nuovo Dick Van Dyke ballare e divertirsi come ai tempi di Mary Poppins.
È proprio il personaggio dell’89enne attore di West Plains ad aprire questa nuova storia.
Si viene a sapere che il precedente guardiano del museo di Storia Naturale è stato il principale protagonista di questa magia, avendo scoperto il luogo dove era sepolta la Tavola di Ahkmenrah durante una spedizione in Egitto.
Ma questo oggetto magico si sta inspiegabilmente corrodendo, così l’unico tentativo per salvare i protagonisti del museo dalla distruzione è andare nel luogo dove riposano i genitori del Faraone interpretato da Rami Malek, al British, come già accennato.
La “vecchia guarda” a Londra incontrerà nuovi personaggi, e tra questi non poteva mancare uno dei simboli dell’Inghilterra, ovvero Lancillotto.
Il protagonista delle leggende Arturiane aggiunge un tocco di epicità al film, senza mancare in quello comico, presente in tutti i personaggi del film.
Tra le altri new-entry molto brava Rebel Wilson, nel ruolo di Tilly, l’alter-ego inglese di Stiller.
E Ben, dunque? Nonostante sia il protagonista, finisce paradossalmente per passare leggermente in secondo piano rispetto agli altri elementi, e il fatto di aver deciso di interpretare anche Lé, un Neandertaliano che sembra essere un suo improbabile figlio, sembra una prova del fatto che se lo aspettasse.
Ma sono quisquilie, alla fine, perché se il film è riuscito bene è merito suo ma anche di Ben Kingsley, Owen Wilson, Steve Coogan, Mizuo Peck, Bill Cobbs, Skyler Gisondo, e di tutti gli altri non citati.
“Notte al museo 3: Il segreto del Faraone” è tutt’ora presente nelle migliori sale italiane.
Valerio Brandi
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