È cominciato il conto alla rovescia per la sessantaquattresima edizione del Festival di Berlino. Meglio noto agli addetti ai lavori come Berlinale, il festival, che comincerà il 6 febbraio per poi concludersi il 16, quest’anno presenta un sostanzioso programma di ben 400 titoli suddivisi nelle ormai classiche cinque sezioni.
Oltre alle due più prestigiose per i film in gara che si contendono l’Orso d’Oro e l’Orso d’Argento, compaiono le sezioni Panorama, che da sempre ha un occhio di riguardo per le produzioni indipendenti, e Forum specifica per i lavori che riflettono tematiche legate all’attualità o dai risvolti sociali. Completa il quadro la sezione Generation dedicata alle pellicole rivolte a bambini e ragazzi.
Il festival che non è mai stato avaro nel regalare trionfi al nostro cinema (basti pensare all’Orso d’Oro assegnato nel recente 2012 a Cesare deve morire dei fratelli Taviani, ma anche La notte di Michelangelo Antonioni nel 1961 e I racconti di Canterburry di Pier Paolo Pasolini nel 1972) quest’anno purtroppo non presenta nessun titolo italiano in gara per le sezioni principali, avendo preferito una linea che potremmo definire più nazionalistica. Riflettori puntati allora su In grazia di Dio, film di Edoardo Winspeare nella sezione Panorama. Produzione che si avvale della recitazione di attori non protagonisti, la sesta pellicola del regista salentino conferma l’intenso legame che unisce l’autore alla sua terra d’origine. Interamente girato nei luoghi cari al regista, il film è la storia di quattro donne unite da un legame di sangue che vivono sulla propria pelle gli effetti devastanti della crisi economica che stiamo vivendo. Il fallimento dell’impresa familiare, che porta come ultima conseguenza al pignoramento della casa, sembra rappresentare il colpo di grazia a qualsiasi tipo di affettività.
La salvezza viene rappresentata da un vero e proprio ritorno alle radici, attraverso un trasferimento in campagna dove le donne impareranno a lavorare la terra e vivere così grazie al baratto dei loro prodotti. Pellicola che quindi conferma la peculiare sensibilità di Winspeare per tematiche forti e universali, come nel caso specifico della crisi vista come possibilità di un nuovo inizio e la possibilità di trovare la felicità nonostante la scarsità di mezzi economici.
Tra le anteprime mondiali più attese ci sono The monuments man di George Clooney e The Grand Budapest Hotel di Wes Anderson. E toccherà proprio al cast stellare di quest’ultimo film- Ralph Fiennes Adrien Brody, William Dafoe, Bill Murray, Lea Seydoux, Jude Law, Edward Norton, Tilda Swinton- l’onore di aprire le danze sul tappeto rosso della cerimonia d’apertura.
Marco Molinari
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