Piccolo report da Cannes

Racconto di tre giornate trascorse al Festival di Cannes

Mercoledì scorso, nella seconda metà del festival, arrivo finalmente nella mecca del cinema (NO, non osate pensare ad Hollywood): Cannes.

Alla mia seconda esperienza consecutiva in questo festival, si nota subito un’aria diversa, un cambiamento che ad alcuni potrebbe risultare impercettibile ma che in realtà è potente. Il sottoscritto si è munito di badge temporanei, che sono per coloro che non sostano per più di tre giorni al festival, e quest’anno è stata data la possibilità di fare sia l’accredito al mercato (il mio) che quello festival, ma non chiedetemi la differenza. Il punto forte di Cannes resta comunque non tanto la qualità dei film, ma il suo mercato: immenso, sconfinato ma sempre di classe, con una forte presenza di orientali.
Però con questi accrediti temporanei NON è possibile accedere alle sale: sì, avete letto bene, non si possono vedere film, non ostante uno paghi 50 euro al giorno, sul badge c’è impressa una bella scritta che dice “è proibito l’accesso alle sale”. Perciò una mia amica mi ha munito di alcuni inviti per i film del mercato, e questi sono stati: Paulina, Aliasa Maria e Lands and Shades. Una cosa unisce queste tre opere: a parte il loro basso profilo, è il fatto di essere dei banali film sociali (si salva un po’ Alias Maria).

Infine, tenendo compagnia ad un mio caro amico che faceva la coda, sono riuscito anche io ad entrare nelle sale del festival, riuscendo così a vedere finalmente dei film in concorso nelle varie sezioni.
The Treasue (Un certain regard), opera rumena che si presenta come una parabola sulla povertà avente come protagonista un padre che va alla ricerca di un tesoro con il suo vicino di casa. Inizia in maniera lenta, con bellissimi dialoghi, poi pian piano la comicità sale e i tempi si dilatano.
Il secondo film in concorso è stato Youth: per questo film, dopo 2h30 di coda, posso dire una sola cosa: il sublime, non ci sono parole per descriverlo (non perché non ne abbia voglia).
In sostanza: un festival più gentile, meno rigido e con tanta voglia di fare e divertirsi (uniche le feste).

Rimane l’amaro in bocca per i fan del cinema italiano: presenziando con ben tre dei suoi piu grandi autori, l’Italia sembrava poter vincere grazie a Moretti con “Mia Madre”, premio che è poi andato a J. Audiard per “Deephan”. La migliore regia è stata assegnata ad Hou Hasio-Hsein per “The assassin” quando, anche in questo caso, in molti puntavano su Sorrentino.
Mogliore attrice ex-aequo a Rooney Mara per il film di “Haynes” ed Emanuelle Bercot per “Mon Roi”, mentre il migliore attore va al grande V. Landon per “The measure of a man”. A sorpresa la migliore sceneggiatura la vince un giovane: M. Franco per “Chronic”, film su un uomo che assiste i malati terminali.

Per conoscere tutti i premi, ecco il link alla pagina ufficiale http://www.festival-cannes.com/en/archives/awardCompetition.html

Alessandro Bertoncini

 

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