Rogue One: un vero film su Guerre Stellari

Il prequel di “Una nuova speranza” si rivela essere una piacevole sorpresa che riprende i punti forti de “Il risveglio della forza” senza i suoi difetti.

Un gruppo di ribelli in missione per rubare i piani della Morte Nera”.

Era la sinossi di “Guerre Stellari – Episodio IV: una nuova speranza”, lo era in maniera molto simile anche nell’episodio VII “Il risveglio della forza”, e lo è a tutti gli effetti anche in “Rogue One”.

Quindi, perché andare a vederlo? Solo perché è una “A Star Wars Story”?
Per molti questo basta e avanza, il successo nato nel 1977 è stato grande quasi quanto il vero universo, quindi anche se un film risulta il peggiore della saga, “lo rivedo solo tre volte… oggi!” (semi-cit. dell’uomo dei fumetti de “I Simpson”).

Fortuna vuole che “Rogue One” non è solo un film su Guerre Stellari.
Ambientato prima del primissimo capitolo cinematografico, ha come protagonista Jyn Erso.
Interpretata dalla candidata al premio Oscar Felicity Jones, è la figlia di Galen Erso (Mads Mikkelsen), scienziato dell’Impero che, rinsavito, decide di fuggire e nascondersi sul pianeta Lah’mu.
Purtroppo ai cattivi difficilmente si sfugge, così l’Impero, sotto il comando del Direttore Imperiale Krennic (Ben Mendelsohn) lo ritrova, e lo costringe a tornare a lavoro per completare la Morte Nera, la nuova terribile arma al comando dell’Imperatore Palpatine. Galen è costretto ad accettare, ma per fortuna riesce a mettere in salvo la piccola figlia Jyn.
15 anni dopo, senza una guida e una famiglia, la ragazza è una delinquente comune, ma il suo nome è ancora importante, così un gruppo di ribelli la trova, e la convince a cercare Saw Guerrera (Forest Whitaker).
Quest’uomo è un ribelle estremista, e ha preso in ostaggio un pilota disertore dell’Impero che avrebbe rubato un messaggio importante di Galen. Da questa missione partirà poi tutto il piano per recuperare quel file che mostrerebbe il punto debole della Morte Nera, indispensabile per la prima vittoria di Luke Skywalker qualche tempo dopo.

Cosa ha di diverso “Rogue One” dagli ultimi film su Guerre Stellari? Per prima cosa, Disney ci sei?
Stavolta sembra di no, e per fortuna. La casa di Topolino sarà sempre la migliore per l’animazione e i film per famiglie, ma sui supereroi o Star Wars… diciamo che i risultati difficilmente sono apprezzabili, soprattutto per il senso dell’umorismo inopportuno.

Con Rogue One la musica sembra dunque cambiata. Nessun personaggio fa lo spiritoso quando non è il caso (a parte un po’ l’androide K-2SO, ma con lui non importa, anche l’originale C-3PO era così).
C’è dunque la tensione, il dramma, e morte, tanta morte. Una guerra vera e propria per recuperare quei piani, chi si aspettava una sorta di spy-story, magari con i ribelli che riuscivano a recuperare i piani di soppiatto alla Tom Cruise, beh, si sbagliava di grosso.

Una storia che parte lenta, molto lenta, ma riesce a coinvolgere dal momento in cui appare il messaggio in ologramma di Galen. Anche perché è bello rivedere vecchi amici e nemici, in un modo nell’altro.
Partiamo da lui, forse il più grande villain cinematografico di sempre.
Darth Vader e non più Fener anche nella nostra versione, non ha più il corpo dell’81enne David Prowse e naturalmente dello scomparso Sebastian Shaw (a sostituirlo sono dunque Spencer Wilding e Daniel Naprous), ma almeno la voce… ben ritrovata!
Per chi andrà a vederlo in originale riconoscerà, se è esperto di doppiaggio, James Earl Jones, e in quella nostrana… Massimo Foschi!
85 e 79 anni, ma la forza è ancora con loro! Un’emozione incredibile poterli sentire di nuovo attraverso quella terribile armatura.
Ma anche chi non c’è più, o non è più giovane come un tempo, ha la possibilità di farci divertire di nuovo.
Non è la prima volta che appaiono “fantasmi” sullo schermo, ma non in maniera così evidente.
Peter Cushing è morto 22 anni fa, eppure il suo Grand Moff Wilhuff Tarkin è ancora qui… grazie alla tecnologia che lo ha ricreato attraverso il corpo di Guy Henry. Rispetto alla giovane Leia si vede molto di più la finzione, soprattutto per il fatto che è decisamente difficile ricreare un viso rugoso, ma la strada è tracciata e chissà cosa ci porterà in futuro questa nuova tecnica.

Il regista Gareth Edwards e gli sceneggiatori Chris Weitz e Tony Gilroy hanno dunque di ricreare lo stesso effetto nostalgia che avevamo provato con “Il risveglio della forza”, e forse anche in maniera più convincente, perché il finale di questo film non va minimamente a contraddire l’inizio di “Una nuova speranza”, anzi, lo fortifica ancor di più, e, oltre ai grandi e piacevoli ritorni, abbiamo, come già detto, una vera ambientazione in stile Guerre Stellari. La nuova trilogia non è odiata da tutti, molti la amano, e non è certo sbagliato farlo, ma “Rogue One” è decisamente il prequel che non delude, e che ci fa tornare per una sera indietro al 1977.

Rogue One” è presente nelle migliori sale cinematografiche Italiane da giovedì 15 dicembre.

Valerio Brandi

 

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