“Samuel in the clouds” vince la Genziana d’oro

Al Trento Film Festival 2017 è il film del regista Pieter Van Eeck ad ottenere il massimo riconoscimento, mentre “Dhaulagiri” spopola nella sezione alpinismo.

Fondato nel 1952, Il Trento Film Festival è il più antico festival internazionale di cinema dedicato ai temi della montagna, dell’avventura e dell’esplorazione. Per questi argomenti è divenuto negli anni un vero laboratorio di visioni e riflessioni, abbracciando un orizzonte sempre più ampio in cui sono coinvolte questioni ambientali, culturali e di attualità, che hanno reso stimolante e variegato l’ambito della manifestazione e la sua programmazione. Ogni anno il festival presenta i migliori documentari, film e cortometraggi che hanno per scenario montagne e regioni estreme del mondo e che raccontano il rapporto affascinante e complesso tra uomo e natura, promuovendo la conoscenza e la difesa dei territori, approfondendo i legami con popoli e culture, celebrando le grandi e piccole imprese alpinistiche e degli sport di montagna. Il Trento Film Festival 2017, giunto alla 65esima edizione, premia con la Genziana d’oro “Samuel in the clouds”, opera belga che documenta l’incredibile caparbietà di un custode boliviano. Il film del regista Pietre Van Eecke racconta la storia di Samuel, l’anziano gestore della stazione sciistica del monte Chacaltaya in Bolivia ormai dismessa per la scomparsa delle nevi perenni, per l’assenza di precipitazioni e per l’aumento delle temperature anche durante il periodo invernale. Ma egli, nonostante le previsioni negative dei climatologi, non demorde e spera sempre in un ritorno della neve dove un tempo i ghiacciai erano fonte di sostentamento idrico e di conservazione ambientale. L’anziano gestore della stazione sciistica accoglie ogni giorno i turisti in arrivo da tutto il mondo, attratti dal meraviglioso panorama che si può osservare dalla cima della montagna, e porta avanti la sua attività con amore, semplicità e passione, così come ha fatto per decenni. La giuria internazionale composta da Timothy Allen (fotografo e regista) Gilles Chappaz (giornalista e regista), Fridrik Thor Fridriksson (regista e produttore cinematografico), Anastasia Plazzotta (produttrice e distributrice cinematografica) e Andrea Segre (regista), ha assegnato all’opera la prestigiosa Genziana d’oro miglior film – Gran Premio Città di Trento, con la seguente motivazione: “Un personaggio unico e universale allo stesso tempo, raccontato con grande coerenza estetica e profondo rispetto umano, in uno stile documentario puro e onesto che ci aiuta a riflettere su un tema di grande urgenza”.

Il Premio della Giuria è andato aGulîstan, land of roses” di Zaynê Akyol (Canada/Germania, 2016). La regista si è messa alla ricerca dei ricordi di Gulîstan, una sua cara amica, come lei emigrata in Canada. Successivamente unitasi al PKK, entra così in contatto con un gruppo di guerrigliere che vivono in un costante e impegnativo addestramento fisico e spirituale, pronte a difendere il territorio curdo dalla minaccia dell’ISIS. La Genziana d’oro miglior film di alpinismo – Premio del Club Alpino Italiano è stata invece assegnata al documentario “Dhaulagiri, ascenso a la Montaña Blanca” di Christian Harbaruk e Guillermo Glass (Argentina, 2016), che racconta la drammatica spedizione di quattro amici argentini, i quali decidono di girare un documentario sulla loro ascesa al Dhaulagiri. Il premio Genziana d’oro miglior film di esplorazione o avventura – Premio Città di Bolzano è andato al documentario “Diving into the unknown” di Juan Reina (Finlandia, 2016). L’opera racconta il tentativo effettuato da cinque speleosub finlandesi di portare a termine la più lunga immersione subacquea della storia all’interno di una grotta sommersa in Norvegia. La Genziana d’argento miglior contributo tecnico-artistico è stata assegnata aLife in four elements” di Natalie Halla (Finlandia/Austria/Spagna, 2017). Il film narra quattro storie esemplari: un’apneista, un vigile del fuoco, un alpinista e uno speleologo che descrivono il rapporto dell’uomo con i quattro elementi. La Genziana d’argento miglior cortometraggio è andata aThe Botanist” di Maxime-Lacoste Lebuis e Maude Plante-Husaruk (Canada/Tagikistan, 2017), che racconta la storia di Raïmberdi, un anziano botanico che ha perso tutto e si è trasferito con la sua famiglia sulle brulle montagne del Pamir. Nei momenti liberi l’uomo cataloga, con una splendida grafia, rare specie di piante. Infine Menzione speciale aBecoming Who I Was” di Jin Jeon e Chang-Yong Moon (Corea del Sud, 2016), che vede come protagonista il piccolo Angdu, riconosciuto come la reincarnazione di un monaco tibetano vissuto secoli prima. Il maestro del suo villaggio decide allora di accompagnarlo lungo il percorso che lo porterà dall’India al Tibet.

Federico Fracassi

 

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