La bellezza è una cosa rara, ma a volte capita di vederla, se si è fortunati. E io lo sono stata. No, non voglio farvi invidia, anzi, voglio farvi venire una gran voglia di imitarmi e di andare a vedere qualcosa di bello, qualcosa per cui valga la pena di uscire di casa in macchina anche se per le strade c’è un traffico assurdo, o di prendere il motorino anche se fuori si muore di freddo o di aspettare mezzora l’autobus, tanto sai che alla fine passa, perché Segna con me − il documentario che ho visto questo sabato nella rassegna cinematografica del Festival delle Scienze − è, prima di tutto, un’opera bella. E la bellezza ci apre gli occhi e ci mostra tutto quello che nessun ragionamento, calcolo, filosofia saranno mai in grado di dimostrare.
Segna con me è un documentario nato tre anni fa da un’idea di Silvia Bencivelli, co-autrice del documentario assieme alla regista Chiara Tarfano. Una mattina mentre andava in radio – Silvia all’epoca lavorava per Radio3 Scienza – incappa in una manifestazione incredibilmente rumorosa. Incuriosita segue i manifestanti e scopre che… sono sordi. Non c’è niente di più rumoroso di una manifestazione di sordi, scrive su facebook una volta arrivata a lavoro. Dopodichè il caso, il destino, e forse un interesse che aspettava solo l’occasione per essere approfondito, hanno fatto il resto. Una settimana dopo in radio, ospite del programma di Silvia c’è Violante, sorda, operatrice didattica per sordi, che non ha alcun problema né imbarazzo a parlare in radio. Violante diventa per Silvia − e poi per Chiara − la porta di ingresso su un mondo fino a quel momento sconosciuto e si può dire che proprio da Violante inizi il viaggio di Segna con me. Un viaggio durato due anni e mezzo di lavorazione, un viaggio autoprodotto, attraverso la formula del crowdfunding, un viaggio che fa cinque fermate, mostra cinque volti (Valentina, Violante, Leo, Loredana, Michele & Riccardo) estremamente diversi tra loro, ma tutti appartenenti alla sfaccettata realtà del “mondo dei sordi”. Segna con me è un documentario sociale che ha come obiettivo di sensibilizzare l’opinione pubblica sulla LIS – la lingua italiana dei segni – una lingua che, tuttora, non è riconosciuta come lingua ufficiale dal nostro Paese. I sordi sono cittadini italiani eppure il nostro Paese e noi, maggioranza indifferente e sorda alle richieste delle minoranze politicamente deboli, non riconosciamo il loro bilinguismo − mentre lo riconosciamo ai cittadini del Sud Tirol, della Val d’Aosta, del Friuli Venezia-Giulia. Il tanto e tanto citato articolo 3 della nostra Costituzione afferma che tutti i cittadini sono uguali davanti alla legge senza distinzione di sesso, di razza e di lingua, ma, in questo caso, alcuni cittadini sono meno uguali degli altri. E che cosa vuol dire essere meno uguali? Significa godere di meno diritti, significa avere minore accesso ai beni che spettano a tutti i cittadini – e non solo alla maggioranza − come l’educazione o la cultura. Significa avere meno opportunità e, di conseguenza, meno possibilità di raggiungere quel famoso e, a volte, fumoso obiettivo che è la felicità, un obiettivo che ognuno dev’essere libero di trovare dove vuole, senza distinzioni di lingua.
Per consentire un maggiore accesso dei sordi ai beni di cui tutti godiamo basterebbe così poco in alcuni casi: i sottotitoli al cinema, nei programmi televisivi, l’interprete nelle università… È possibile che ci voglia uno psicolabile ai funerali di Nelson Mandela per parlare di sordi? Fortunatamente no. Fortunatamente ci sono documantari come Segna con me che parlano dei sordi senza retorica, senza descriverli come vittime o super-eroi, senza adottare un linguaggio noioso, infantile o pesante. Un documentario che, come dice la regista, adotta un doppio registro quello delle interviste e quello del racconto per immagini e così coniuga l’incisività delle parole alla poesia delle immagini. In Segna con me vediamo un mondo nel quale un deficit sensoriale è semplicemente un handicap, e non, come lo chiamiamo noi, una disabilità. Perché una differenza diventa una deficienza solo quando quella differenza viene sfruttata – o avallata − come strumento di esclusione da parte della maggioranza. A questo punto io vi direi: andate a vedere Segna con me appena potete. Però, c’è un problema: la distribuzione. Essendo un prodotto autoprodotto non c’è un produttore, non c’è un distributore e un’opera bella rischia di mancare il suo obiettivo: essere vista. Per questo vi invito ad andare sul sito del documentario (http://www.segnaconme.it/wordpress/) dove è possibile dare un contributo per la distribuzione e anche attivarsi per future proiezioni. Al momento ne sono in programma solo due: una a Pisa e una a Trieste in periodi non ben precisati. Niente è più rumoroso di una manifestazione di sordi. Bisogna farsi sentire perché tutti possano sentire e questo documentario è un’occasione e dà a tutti un’occasione di sentire tutti alla stessa maniera.
Segna con me: Documentario sulla LIS, diretto da Chiara Tarfano. Durata 50 minuti. Premio ENS (Ente Nazionale Sordi) come Miglior Film al Cinedeaf 2013 (festival internazionale di cinema sordo).
Flaminia Chizzola
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