Sundance Film Festival è una rassegna cinematografica nata nel 1978 con Robert Redford come presidente, all’epoca il festival si chiamava Utah/US Film Festival. L’obiettivo era quello di attirare i registi e favorire lo sviluppo dell’arte cinematografica nello stato dello Utah oltre ad incoraggiare e sostenere il lavoro di filmmaker americani indipendenti.
Nel 1981 nasce il Sundance Institute organizzazione no-profit fondata da Robert Redford per favorire la crescita di aspiranti cineasti, registi, produttori, compositori musicali, sceneggiatori e artisti di teatro. L’istituto fornisce supporto creativo, tecnico e finanziario attraverso una serie di azioni mirate: laboratori, corsi, borse di studio e, non ultima, una vetrina d’eccezione come il festival che nel frattempo cambia il nome iniziale in Sundance Film Festival.
La presenza di Robert Redford come testimonial ha favorito la crescita dell’evento considerato una delle più grandi piattaforme cinematografiche statunitensi. Molti registi americani indipendenti come Kevin Smith, Robert Rodriguez, Quentin Tarantino, Todd Field e molti altri, hanno trovato il loro trampolino di lancio al Sundance Film Festival diventando famosi a livello internazionale.
Il programma prevede tutta una serie di eventi, panel tematici, musica dal vivo, discussioni sul ruolo delle colonne sonore nel cinema, oltre naturalmente ad una ricca programmazione di film, documentari e nuove tendenze.
Ma veniamo al programma dell’edizione 2014.
Mancano solo i cortometraggi: per il resto la selezione del Sundance Film Festival 2014 è completa. Come sempre si tratta di un programma da far girare la testa.
Prendiamo soltanto la sezione delle 16 premiere, generalmente quella forse più attesa da tutti: anche quest’anno c’è da leccarsi i baffi, visto che tutti i titoli fanno appetito. Nel nostro radar finiscono subito tre film. Il primo è Frank, nuova fatica di uno dei registi più sottovalutati di oggi, l’irlandese Lenny Abrahamson, con Michael Fassbender nei panni del capo di un gruppo musicale che si nasconde sotto una gigante maschera da cartoon.
Gli altri due titoli sono Love is Strange, il nuovo film diretto da Ira Sachs dopo lo splendido Keep the Lights On, e The Raid 2 attesissimo sequel del primo The Raid sempre diretto da Gareth Evans. Avrà poi al Sundance la sua prima mondiale White Bird in a Blizzard di Gregg Araki, storia di una ragazza (Shailene Woodley) la cui vita viene sconvolta dalla scomparsa della madre (Eva Green). Sarà sicuramente fra i film di punta A Most Wanted Man di Anton Corbijn, tratto da John le Carré e con cast da Oscar formato da Philip Seymour Hoffman, Rachel McAdams, Robin Wright e Willem Dafoe.
Vecchie conoscenze del Sundance: Mike Cahill (Another Earth) presenta la sua opera seconda, I Origins, con Michael Pitt e di nuovo con Brit Marling, mentre Lynn Shelton presenta Laggies, coming-of-age “tardivo” con Keira Knightley nei panni di una ventottenne che vive ancora come un’adolescente. Segnaliamo anche i nuovi lavori di Marjane Satrapi (The Voices Inside, il suo quarto film, con Ryan Reynolds, Gemma Arterton, Anna Kendrick e Jacki Weaver) e Michael Winterbottom (The Trip to Italy).
Tra le premiere dei documentari spicca un nuovo lavoro del più che prolifico Alex Gibney, Finding Fela, incentrato sulla figura di Fela Anikulapo Kuti, che creò il movimento musicale Afrobeat come opposizione alla dittatura in Nigeria. Farà molto parlare Happy Valley di Amir Bar-Lev, che esplora la vicenda dell’ex assistente allenatore di football americano della Pennsylvania State University, Jerry Sandusky, condannato a 60 anni di galera per abuso su minori.
I nostri due titoli da non perdere per nulla al mondo sono però Freedom Summer di Stanley Nelson e Life Itself di Steve James. Il primo è ambientato nell’estate 1964, in cui più di 700 studenti si avviarono verso il Mississippi per formare il Mississippi Freedom Democratic Party. Tra interviste e materiale d’archivio, questa è la storia di quell’estate. Il secondo è invece l’atteso documentario su Roger Ebert, il celebre critico
Presenze mostruose, virus che contagiano scuole elementari, battaglie online tra serial killer, studenti che spariscono misteriosamente, vampiri neozelandesi che provano ad adattarsi alla vita umana e quant’altro animeranno le notti della rassegna. Ma il titolo di punta della sezione Park City at Midnight è senz’altro quello diretto da Tommy Wirkola, che se ne torna in Norvegia per girare il sequel del suo cult Dead Snow, ovvero Dead Snow – Red vs. Dead.
Ottima la selezione di Spotlight con Blue Ruin, tra i titoli più chiacchierati a Cannes, Ida, vincitore del London Film Festival, e il mitico Only Lovers Left Alive di Jarmusch (tutti e tre presentati anche a Torino). E poi ancora con i meravigliosi Lo sconosciuto del lago e Locke, più il “fenomeno” Lunchbox. I 5 film nella sezione New Frontier sono tutte prime mondiali (compresa quella di The Better Angels sulla gioventù di Lincoln) a parte The Girl from Nagasaki, film in 3D basato sulla Madama Butterfly di Puccini.
Concludono il programma due titoli per i più piccoli: il delizioso Ernest and Celestine, in odore di nomination agli Oscar e presentato nella versione doppiata in inglese da Forest Whitaker, Lauren Bacall e Paul Giamatti, e lo spagnolo Zip and Zap and the Marble Gang. Chiuderà invece il festival Rudderless, esordio alla regia di William H. Macy, storia di un padre in depressione dopo la morte del figlio che scopre grazie ad una registrazione che il ragazzo era un vero talento musicale. Decide così di mettere su una band in suo onore: si accettano scommesse sul numero di lacrime che verseremo.
Le sezioni competitive e i primi film annunciati
5 dicembre 2013 – La sezione delle grandi e attesissime premiere fuori concorso, le sezioni di mezzanotte e i cortometraggi devono ancora essere annunciate, ma oggi il Sundance Film Festival 2014 (16 – 26 gennaio) tira fuori i primi assi dalla manica con cinque sezioni fra le più attese dell’intero programma: il concorso americano e quello internazionale, il concorso dei documentari (sempre diviso nel circuito nazionale e quello internazionale), e NEXT < => (sì, si scrive proprio così ed è dedicato a registi e film americani che osano per estetica e contenuti).
Per questa 30a edizione, i selezionatori si sono dovuti districare tra oltre 12.000 film arrivati sul loro comodino. Ne hanno scelti 117, e oggi ne vengono annunciati 67. Ma dello spirito della rassegna che Robert Redford ha contribuito a costruire e rendere celebre alla fine degli anni 70, cosa è rimasto? Se lo chiedono tutti ogni anno, e a guardare la main competition del 2014 la risposta sembra scontata: poco. Però è una risposta affrettata, che non tiene conto del cambiamento della mappatura indie, e pure delle pressioni “politiche” (che poi sono quelle dei grandi studios “indipendenti”).
Per carità, gli esordienti sono 54, ed è forse il numero che oggi conta davvero per il Sundance. È ovvio poi che a guardare la U.S. Competition – che pure ha 10 registi esordienti: ma molti vengono da esperienze tv o altri ruoli nel cinema – si resta un po’ basiti nello scorrere la lista dei titoli in gara e scorgere che in quasi tutti ci sono attori più o meno famosi. I twilighters lo volevano e lo attendevano con le dita incrociate, ed ecco quindi apparire ad esempio Camp X Ray con Kristen Stewart. Ci resteranno male invece per l’assenza di The Rover di David Michôd con Robert Pattinson: ma potrebbe essere nelle premiere, oppure andrà dritto in concorso a Cannes.
Più interessante notare che in concorso c’è Dear White People di Justin Simien, tra i 10 “directors to watch” del 2013 secondo Variety. Notiamo poi che due filmmaker assai truly indie fanno il “gran salto di qualità”. Che Joe Swanberg avesse abbandonato i ready made per qualcosa di più formato lo si era visto con Drinking Buddies, anche se restava “sperimentale” nell’essere tutto improvvisato. Dopo anni e anni di tentativi di entrare al Sundance in concorso, il regista ex-Mumblecore ce l’ha fatta con Happy Christmas, col quale si riunisce con Anna Kendrick. Il secondo filmmaker è il giovanissimo Damien Chazelle, habitué di Torino (premio per la giuria per Guy and Madeline on a Park Bench, sceneggiatore del film di chiusura del 2013 Grand Piano): in concorso presenta Whiplash.
Ovviamente ricchissima la sezione dei documentari americani: gli argomenti vanno dalle malattie ai tradimenti, dalle violenze domestiche agli omicidi, dalla Proposition 8 in California al college e il suo costo spropositato. Per molti il film di punta è già Dinosaur 13, sulla scoperta di uno scheletro intero di Tirannosauro nel 1990: pare che tenga incollati alla poltrona come un thriller. Nel nostro radar finisce subito Rich Hill, storia di alcuni ragazzini in un piccolo paesino rurale nel cuore dell’America alle prese con le proprie scelte, le famiglie e la speranza per il futuro. A prima vista è puro cinema indie, quello che ci piace di più e fa battere il cuore.
Allo stesso modo è ricchissima la sezione dei documentari “stranieri”, che vengono da Inghilterra, Svezia, Danimarca, Finlandia, Germania, Israele, Francia, Corea del sud, Canada, Russia, Siria, Austria. Due gli appuntamenti imperdibili (i doc su Nick Cave e Leos Carax) e una bizzarria non da poco (Web Junkie, sulla Cina e la dipendenza da Internet). Vengono invece da Australia, Norvegia, Olanda, Etiopia, Serbia, Inghilterra, India, Argentina, Cile, Francia, Bulgaria, Romania i film del concorso internazionale. Sono tutte prime mondiali o internazionali a parte Wetlands di David Wnendt, che ha già “shockato” Locarno. Da segnalare God Help the Girl, musical diretto da Stuart Murdoch dei Belle & Sebastian con Emily Browning, e White Shadow di Noaz Deshe, miglior opera prima a Venezia 2013.
Concludiamo con la sezione NEXT < =>, per molti quella che davvero bisogna tenere d’occhio se si vuole sapere come sta messo il “vero” cinema indipendente. Quello che a volte non si nega la presenza di qualche nome interessante (vedi Jason Schwartzman in Listen Us Philip), ma che a livello di estetica, narrazione e contenuto prova a spingersi un po’ più in là della media. Lo ha ben dimostrato Tim Sutton con Memphis, finalista di Biennale College – Cinema dopo quel colpo al cuore che era Pavilion.
Tra i primi titoli che si fanno notare ci sono A Girl Walks Home Alone at Night, ambientato in una città iraniana (chiamata Bad City!) in cui un vampiro attacca gli abitanti, Ping Pong Summer, resoconto di una vacanza estiva negli anni 80, Land Ho!, nuova fatica del bravissimo Aaron Katz (l’ex “esteta” del Mumblecore). E poi c’è un po’ d’Italia con War Story, in cui un fotografo fugge dalla guerra in Libia e si rifugia in Sicilia: nel cast troviamo Catherine Keener, Hafsia Herzi, Ben Kingsley e i nostri Vincenzo Amato e Donatella Finocchiaro.
Con oltre 50.000 visitatori annui la rassegna ha perso parte del suo carattere indipendente e di basso profilo dedicato ad opere low budget, in compenso raccoglie molti successi sul piano mediatico, diversi film presentati al Sundance Film Festival sono stati candidati all’Oscar sia nella sezione narrativa che documentaristica.
CINZIA PALMACCI
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