Sundance Film Festival: la 31esima edizione dal 22 gennaio al 1 febbraio

Sta per cominciare la 31esima edizione del Sundance Film Festival, l’imperdibile appuntamento col cinema indipendente dagli Stati Uniti

Sta per aprire i battenti la 31esima edizione del Sundance Film Festival, l’imperdibile appuntamento col cinema indipendente dagli Stati Uniti e dal mondo, che si svolgerà dal 22 gennaio al 1 febbraio a Park City, nello stato federale dello Utah.
Il presidente del festival e dell’omonimo istituto, Robert Redford, ha così riassunto la ragion d’essere di un simile evento internazionale, giunto alla 31° edizione, nel sobborgo americano di St Lake City. “Il lavoro degli artisti indipendenti riflette lo stato della nostra cultura e dei tempi nei quali viviamo. Le loro storie sono spesso irriverenti, impegnative, coinvolgenti ed inattese, e non possiedono solo il potere di smuovere ed ispirare il pubblico, ma anche di parlare alla nostra umanità condivisa.”

Sundance, sin dagli esordi, è stata una straordinaria fucina di talenti ed una vetrina speciale che ha connesso il pubblico agli artisti emergenti, forgiando nuovi progetti, scoprendo nuove voci e costruendo in tal modo una comunità dedita alla narrazione indipendente, da giovani divenuti ormai cineasti cult come Quentin Tarantino, fino a Justin Simien che l’anno scorso ha vinto il premio speciale della giuria per il miglior talento esordiente, con Dear White People, un lavoro sulla questione razziale in America, ancora strisciante e foriera di conflitti socioeconomici, negli Stati Uniti come in tutto il mondo.

Il Programma di questa 31° SFF comprenderà, come sempre, sia opere del cinema di finzione che di quello documentaristico, ma anche cortometraggi, opere prime e selezioni fuori concorso, performance live, ed altri numerosissimi approfondimenti.

Le sezioni in concorso sono il World Cinema Dramatic, US Cinema Dramatic, World Cinema Documentary e US Documentary, oltre a quella dedicata ai corti.

Nell’ambito della competizione dei film drammatici americani, quest’anno ci saranno molte più commedie rispetto alle precedenti edizioni, com’è il caso di Results (A. Bujalsky), storia di due personal trainers, oltre a classici film dal tono più serio, come Stockolm, Pennsylvania di N. Beckwith, dramma psicologico sul sequestro di persona, oppure The Stanford Prison Experiment (K.P.Alvarez) su uno scioccante esperimento realmente avvenuto nel 1971, oppure Advantageous (Jennifer Phang) o Z for Zachariah (C. Zobel), due diverse visioni distopiche sul futuro del mondo.

La stampa americana ha evidenziato che molti film prescelti vedranno attori abitualmente impegnati in commedie, cimentarsi per la prima volta con ruoli drammatici, come Sarah Silverman in I smile Back o Jack Black in The D train. Una caratteristica, questa, che non costituisce uno strappo alla regola, ma probabilmente vuole sottolineare la drammaticità della nostra natura, oscillante tra i poli del tragico e del comico.

Nella sezione dedicata al cinema drammatico mondiale, la prossima edizione del SFF accoglierà inoltre un buon numero di film europei.
Come vi abbiamo già anticipato in un precedente articolo, anche l’Italia sarà rappresentata con il film Cloro diretto da Lamberto Sanfelice ed interpretato da una promettente Sara Serraiocco nei panni della giovane Jenny, che, dopo la scomparsa prematura della madre, deve interrompere e sublimare il sogno di essere nuotatrice sincronizzata, per occuparsi del padre malato e del fratello minore.

Il pubblico americano potrà così scoprire, accanto a film australiani, al turco Ivy (T.Karacelik), all’indiano Umrika (P. Nair) e all’israeliano Princess (T.S.Ezer), anche molti titoli provenienti dal Vecchio continente, come l’irlandese Glassland di Gerard Barrett, Homesick d’Anne Sewitzky (Norvegia), Strangerland di Kim Farrant (Australia/Irlanda) e The Summer of Sangaile d’Alantè Kavaité (Lituania/Francia Paesi Bassi).
E poi non poteva mancare l’agguerritissimo cinema canadese, rappresentato dal film b.n. Chorus di François Delisle.

Tra le opere prime fuori competizione nella sezione Premières, spicca, tra gli altri, il film Brooklyn, diretto dall’irlandese Jhon Crawley, tratto da un romanzo di Colm Toìbìn e sceneggiato dallo scrittore britannico Nick Hornby, che racconta la vicenda esistenziale di una donna irlandese che negli anni ’50 emigra in America in cerca di fortuna, e lì finisce nelle braccia di un italoamericano di nome Tony.
La trama a prima vista lineare della ricerca di un futuro migliore oltreoceano, da parte di una donna europea del dopoguerra, evoca tematiche culturali e geopolitiche quali emigrazione, rapporto tra Vecchio e Nuovo mondo, condizione della donna, che invece appaiono ancora centrali nel nostro tempo.

Letteralmente sotto i riflettori dopo i fattacci che hanno scosso Parigi, dalla sezione Spotlight, sarà poi il film di Céline Sciamma, Bande de filles, in cui una teenager di colore chiamata Vic (..comme Victoire) ci narra le peripezie metropolitane delle ragazze di banlieue.

Nella sezione dedicata ai Documentari dal mondo, troviamo molti lavori e coproduzioni britanniche, come Dark Horse di Louise Osmond (Uk), Dreamcatcher di Kim Longinotto (Uk) How to change the world di Jerry Rothwell (Uk/Canada), the Russian Woodpecker di Chad Garcia (Uk) e soprattutto due opere che si preannunciano particolarmente interessanti.
Listen to me Marlon di Steven Riley (Uk), è un documentario biografico sull’attore colosso che ha segnato uno spartiacque nell’interpretazione cinematografica maschile e il più storico Chuck Norris vs Communism d’Ilinca Calugareanu (UK/Romania/Germania), che analizza e testimonia il ruolo che ha avuto la televisione americana nella transizione postsovietica.

Assolumente degno di nota ci sembra anche il lungometraggio che sarà l’ultima proiezione in programma a Park City, e cioè Grandma opera prima di Paul Weitz: un racconto intergenerazionale al femminile che offre il ritratto di Elle, una nonna assolutamente distante dalle modalità rappresentative stereotipate, e del suo rapporto umano, sorprendente, inatteso con la nipote Sage, entrambe in balia di improvvise difficoltà di diversa natura, sentimentali per la prima ed economiche per la seconda.

Insomma, come ha dichiarato alla stampa internazionale il direttore del festival Jhon Cooper “Le selezioni del nostro festival porteranno il pubblico in una corsa selvaggia di emozioni estreme. Dalla commedia al dramma, dal genere al documentario, dallo sperimentale al corto, i filmaker indipendenti illuminano con coraggio nuove opportunità di comprensione ed empatia.

L’accento è quindi visibilmente posto proprio sull’empatia, che, secondo gli organizzatori del festival, dev’essere la missione attuale del cinema indipendente, chiamato a rappresentare e diffondere molta più umanità di quella che promana dai notiziari e dalle storie hollywoodiane.

Il festival si chiuderà infine, con il Sundance’s Art of Film Weekend (29-31 gennaio), in cui produttori, scrittori, registi, attori e moltissimi altri tecnici del dietro le quinte cinematografico discuteranno, dai rispettivi punti di vista, della complessa e sfaccettata arte di fare un film.
Particolarmente attese le conversazioni tra il noto critico Leonard Martin con le figure carismatiche di Robert Redford e George Lucas, due filmaker che hanno il merito di sintetizzare lo spirito del cinema indipendente americano.

Anche in quest’edizione il Sundance Film Festival costituirà insomma l’occasione per celebrare e coltivare una visione pioneristica ma anche umanistica del cinema, laboratorio plurale ed universale in cui l’immaginazione poetica incontra l’innovazione tecnologica, ed insieme attraversano il potere atavico del racconto, estendendo i confini del possibile.

Fabiana Cuomo

 

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