Supermanz: Intervista a Riccardo Papa

Il regista ci racconta la nascita di questo lavoro

Vero come la finzione. Parole ad hoc per il docu-film di Riccardo Papa tutto incentrato sulle case-famiglia e sul recupero di giovani e giovanissimi in difficoltà. Pause, primi piani e dialoghi strappati alla realtà dei veri protagonisti che si regalano, per l’occasione, un proprio alter ego su pellicola.

Supermanz (di cui trovate la recensione su CineFarm) scivola via così, con la leggerezza a sospingerlo verso itinerari sociali senza che si attui mai la rinuncia a sdrammatizzare.

riccardo_papaAbbiamo intervistato il regista Riccardo Papa:

Come nasce lidea di un docu-film sulle case-famiglia?
“Supermanz nasce dalla volontà di fare luce su un settore e uno stereotipo umano spesso bistrattati e trattati con superficialità dai media e, quasi di conseguenza, sottovalutati dall’opinione pubblica.
Spesso si pensa alle case-famiglia come a una sorta di prigione o di comunità, parcheggio per adolescenti in difficoltà che vi vengono mandati e a cui il più delle volte ci si rivolge come “casi umani”.
In realtà, e lo abbiamo visto in Supermanz, non è così.
Per fare in modo che i ragazzi si liberassero da questa etichetta ho provato a osservarli con uno sguardo più umano, evitando il più possibile di far commentare scientificamente, o teoricamente, il loro vissuto, le loro esperienze.
Ho preferito soffermarmi a fotografare la loro vita in uno spensierato “qui ed ora”, evitando il vizio morboso, in cui è facile scadere, dell’andare a chiedersi il “perché”, per me molto meno interessante.
Ne è venuto fuori un documentario dove per lo più i protagonisti sorridono e, per quanto possibile, ci lasciano intendere che vogliono vivere con sobrietà quel complesso percorso, a cui sono sottoposti  quotidianamente, e l’accettazione di una condizione sociale, determinata dagli errori, personali e non, del passato.
Questo è il significato più semplice, forte e profondo, che secondo me i protagonisti hanno saputo trasmetterci. Ed è una cosa che poteva essere colta solo con naturalezza, con ironia, senza prendersi mai troppo sul serio, senza filtri narrativi, o inutili speculazioni interpretative da parte mia. Questa è l’idea di Supermanz.”

Come hanno reagito i protagonisti reali allidea di rapportarsi con la telecamera?
“I ragazzi hanno reagito molto bene. Anche se in maniera graduale, le loro reazioni sono state spesso inaspettate.
Rapportarsi con loro pensavo fosse la parte più difficile, ma poi sono rimasto sorpreso dalla spontaneità con cui hanno affrontato la macchina da presa, senza avere il timore di mostrarsi così come sono, anche nel disagio che ne scaturiva, del tutto comprensibile.”

supermanzLidea di rompere gli schemi, dilatando i silenzi e le pause, è la peculiarità di Supermanz. Perché tale scelta?
“E’ una suggestione che non ho preventivato.
All’inizio ero semplicemente curioso ed io per primo mi sono lasciato travolgere dalla permanente improvvisazione che caratterizzava le nostre giornate di ripresa.
I ragazzi si dovevano abituare alla presenza della camera, della troupe, di tutte queste persone che d’improvviso si sono ritrovate intorno a osservarli.
Essendo senza un vero budget, abbiamo avuto poco tempo per la preparazione e le riprese e, di conseguenza, durante quest’ultima mi sono trovato costretto a lasciar indugiare spesso sui loro sguardi, le loro smorfie, in alcuni casi le loro scomposte reazione davanti l’obbiettivo.
Quando in seguito abbiamo visto il girato, Edoardo Montanari, il co-autore, ed io siamo rimasti affascinati dal potenziale significato che avrebbero potuto assumere le pause e silenzi che ne sono scaturiti, così abbiamo deciso di dedicarne una parte significativa all’interno del documentario.
Io volevo dargli un’importanza, volevo che lo spettatore comprendesse l’esigenza e la consapevolezza che questi momenti si portano dietro, soprattutto in un lavoro dove il fattore umano e la comunicazione sono fondamentali per il percorso che operatore e ragazzo devono costruire insieme.
Nel silenzio ho scoperto un passaggio fondamentale, un’esperienza che chiunque dovrebbe vivere per poter imparare, in seguito, a dare il giusto peso alle parole che pronuncerà e ai contenuti ai quali vorrà dare importanza.”

rosa_diletta_rossiLattrice Rosa Diletta Rossi colpisce per sensibilità e tatto. Un suo pensiero su di lei?
“Avevo già lavorato diverse volte con Rosa e non molto tempo prima di iniziare a girare le avevo parlato di Supermanz e del mio interesse nel volerla inserire nel progetto. Lei ha accettato con l’entusiasmo che la contraddistingue, ma non con pochi timori da parte sua.
Col senno di poi, e non lo dico per circostanza, ma lo penso sul serio, Rosa è stata un’ottima scelta, innanzitutto per il coraggio che ha dimostrato e, riflettendoci, per la voglia di mettersi in gioco.
Ha saputo adattarsi perfettamente a ogni esigenza, anche quando le ho comunicato il cambio di registro ed ha saputo cogliere la verità così come le si presentava di fronte e a mantenerla reale, viva.”

Attori improvvisati, slang da borgata e uneco di romanità che fa venire in mente film che spaziano dal Neorealismo ai b-movies anni 70. Supermanz in questo, strizza locchio a due filoni differenti e popolarissimi, non trova?
“A essere onesti, non ci ho mai pensato e non so neanche se spetta a me poterlo dire.
Supermanz è stato il mio primo documentario, ma i miei lavori precedenti, parlo chiaramente dei cortometraggi, sono sempre stati connotati da un’impronta surreale e da personaggi al limite del grottesco. E’ quello lo stile in cui più mi riconosco e sento vicino alle mie corde.
In questa sua unicità, però, Supermanz ha rappresentato per me una sfida molto stimolante e di forte impatto emotivo, lasciandomi tantissimo, sia a livello umano che professionale. Lavorare con i ragazzi, in questo senso anche con Rosa, per tirare fuori delle ”verità”, e non costruire dei personaggi attraverso cui catalizzare un messaggio o un’interpretazione, è stato per me veramente fortificante.
Sono convinto che questa esperienza mi permetterà di ritornare alla “mia” finzione con maggiore consapevolezza e rispetto verso le dinamiche umane, nelle quali ho intenzione di scavare sempre più a fondo nei miei progetti futuri.”

Progetti per il futuro? Sta già lavorando ad un prossimo lavoro?
“Con Grapevine Studio, la mia società di produzione, con la quale abbiamo realizzato anche Supermanz, e i produttori Edoardo Di Silvestri e Chiara Giorgetti Prato, sto sviluppando il mio primo lungometraggio di finzione, una cinica e spietata commedia nera dai toni fortemente grotteschi.
Attualmente, stiamo completando l’agognata fase di ricerca fondi e spero di poter andare sul set il prima possibile.”

Emanuele Zambon

 

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