«Ciao Mark. Che cosa hai combinato… negli ultimi 20 anni?»
Dieci, venti, trenta, anta anni dopo… A volte ritornano, e nel cinema sempre più spesso.
Mark Renton, dopo essere scappato con 12.000 sterline (4000 le aveva regalate a Spud), torna in patria.
Completamente disintossicato, e uomo in tutto e per tutto. Almeno così sembra.
Sick Boy, ragazzo sbarbatello, ora è un vero duro, o almeno è ciò che vorrebbe essere. Usa il vecchio pub della madre come base per i suoi ricatti a personaggi illustri a sfondo sessuale.
Spud ha provato in tutti i modi a salvare la sua vita, che per gran parte è stata anche fin troppo buona con lui. Non tutti i tossici sopravvivono, e ancora meno possono avere per tanto tempo l’amore di una donna, e riuscire a crescere un figlio. Ma alla fine gli errori si pagano, la droga chiede il conto, e tutto sembra di nuovo ricadere nell’oblio.
E Franco? È ancora in prigione per essere stato l’unico ad essere beccato con le mani nel sacco 20 anni fa per lo spaccio di eroina, ma riesce ad evadere. Strano che uno come lui ci abbia messo tutto questo tempo…
E così anche Trainspotting ha avuto il suo sequel, che era già stato scritto da tempo con “Porno” dallo stesso autore del primo cult, Irvine Welsh.
Solo che, appunto, sono passati 20 anni e non 9 come era stato narrato sul cartaceo, quindi T2: Trainspotting si pone già in buona parte diverso.
Del resto, Porno è stato scritto nel 2002, quando Internet esisteva già ma non era quel fenomeno capillare come lo è adesso. I social network erano ancora lontani, 15 anni fa. Così come nessuno poteva immaginare la Brexit, tanto che nel film, girato nel 2015, si parla ancora di fondi europei.
In questo seguito Danny Boyle accantona quasi completamente i problemi relativi alla droga.
Si, mostra un Sick Boy dipendente dalla cocaina, senza però mostrarne veramente gli effetti negativi, se non nei suoi impeti di rabbia. Quindi di cosa parlare?
Il nuovo monologo di Ewan McGregor che critica la società odierna è entrato nella storia del cinema fin dal momento in cui è uscito il trailer, perché appunto parliamo di Trainspotting.
Uno dei film più importanti sul duro e scomodo tema della tossico dipendenza, una pellicola che ha fatto epoca al pari di “L’uomo dal braccio d’oro” e “Christiane F. – Noi, i ragazzi dello zoo di Berlino”.
Ma basta questo per riprodurre nuovamente tanta complessità, è sufficiente questo monologo per porti gli stessi quesiti di 20 anni fa? Scegliete la vita?
Un pochino si, non è tanto il problema dei social network a spaventare, quanto per il fatto che le vite di questi ex ragazzi, dopo due decadi, invece di essere migliorate, sono rimaste invariate o addirittura peggiorate.
Anche chi ha deciso di scegliere la vita, alla fine non ha avuto granché da essa.
Ma al tempo stesso T2: Trainspotting ci mostra che dentro di loro questi ragazzi non sono davvero cambiati, e almeno i tre più giovani sono ancora disposti, nonostante le ruggini, ad aiutarsi a vicenda.
Discorso diverso per Begbie. Oltre ad essere quello più vecchio è sempre stato quello diverso da loro, che non si è mai voluto drogare. Ma era comunque il più pazzo, il più violento. Il limite che nessuno di loro voleva oltrepassare.
Un personaggio fantastico, reso ancor più indimenticabile da Robert Carlyle. Un ruolo che lo ha consacrato al grande cinema, prima che ci dimenticassimo di lui.
Ci è voluta la televisione, con Once Upon a Time, per farlo conoscere alle nuovissime generazioni.
Il suo Tremotino/Gold è ad oggi uno dei migliori personaggi non solo dello show, ma di tutto il panorama serial. Se “C’era una volta” ha alti e bassi, lui riesce sempre a dare il meglio per salvare capra e cavoli.
Un successo che forse ha addirittura infastidito un po’ Carlyle, abituato a tutt’altro pubblico. Per questo si vocifera di un suo addio prematuro alla serie, per dedicarsi ad altro.
Ma ora lo abbiamo rivisto in Trainspotting, in cui ancora una volta ha dimostrato di essere una spanna al di sopra degli altri. Il suo Franco è forse meno pazzo ma molto, molto più cattivo rispetto a 20 anni fa.
Con lui si ride, con il suo impeto lo spettatore prova tensione ed adrenalina.
Quindi, caro Robert, hai dimostrato ancora una volta di essere un pezzo da novanta, e al tempo stesso non prenderei così alla leggera l’ipotesi di lasciare Once Upon a Time. Magari le nuove generazioni assoceranno Rumpelstiltskin a te invece di Begdie o Gaz di Full Monty, ma al tempo stesso le avrai spinte a vedere T2: Trainspotting e, perché no, a recuperare i tuoi vecchi capolavori.
La performance di Carlyle, unita al classico effetto nostalgia che Danny Boyle ha cercato di capitalizzare al massimo, sono gli elementi migliori di questo sequel che, si, non sarà complesso come il primo, non ci dà da pensare come allora, ma al tempo stesso è un seguito che non dispiace, che diverte e appassiona, perché in fondo, abbiamo tutti la curiosità di sapere cosa è successo dopo.
Se il primo merita un 9 in pagella, questo almeno il 7 se lo è conquistato ampiamente.
Effetto nostalgia anche nelle voci. Christian Iansante, Fabio Boccanera, Roberto Gammino e Pasquale Anselmo sono di nuovo al leggio, come 20 anni fa.
T2: Trainspotting sarà presente nelle sale Italiane a partire da giovedì 23 febbraio 2017.
Valerio Brandi
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