The Greatest Showman: siate felici, almeno al cinema

Recensione in anteprima del primo lungometraggio di Michael Gracey, che vede protagonista un Hugh Jackam decisamente sensazionale capace di rappresentare la storia del celebre circense.

«È il più grande spettacolo del mondo»

È tornata la magia di Phineas Taylor Barnum, almeno nel buio delle sale cinematografiche, visto che purtroppo non è più possibile nella realtà.
Il “Ringling Bros. e Barnum & Bailey Circus” ha chiuso proprio quest’anno, dopo 146 anni in cui ha saputo regalare gioia ed emozioni ai suoi spettatori.
Colpa anche delle campagne (molto spesso ingiustificate e diffamatorie) animaliste, che non contente, da diversi giorni hanno promosso un boicottaggio per questo musical biografico.

Motivo di tanto odio preventivo è naturalmente ciò che il circo per loro rappresenta, ossia lo sfruttamento degli animali, e puntano il dito contro l’opera prima di Michael Gracey perché la ritengono come una sorta di propaganda edulcorata dell’attività circense.

Romanzata, sarebbe più giusto dire, del resto, in ogni musical che si rispetti non può mancare la sospensione dell’incredulità, ma al tempo stesso, “The Greatest Showman” è più vero di quanto si possa pensare.
Alcuni storici condannano ancora Barnum per i suoi inganni, ma sembra davvero una critica inutile e sterile, dato che lo stesso impresario si definiva maestro in essi.
Il circo è finzione, così come lo è il cinema. Sappiamo tutti di essere in qualche modo ingannati da ciò che stiamo vedendo, ma allo stesso tempo, questa illusione ci regala un po’ di felicità.
E se, a quanto pare, non è più legittimo essere felici al circo, abbiamo il diritto di esserlo almeno al cinema?

All’epoca le illusioni circensi generavano quei sorrisi e risate indispensabili per andare avanti nonostante i problemi, che sono invece diminuiti per i protagonisti principali di questa storia, i freak, gli emarginati di Barnum.
La scelta di Hugh Jackman per il ruolo del protagonista di certo non è stata casuale. Non solo perché parliamo di un attore straordinario dalle maestose capacità canore, che solo cinque anni fa ci ha regalato fortissime emozioni con il suo Jean Valjean dei Miserabili di Tom Hooper, ma anche perché lui, inutile girarci troppo intorno, è Wolverine.
Il più famoso degli X-Men è appunto un mutante che, come ci ha giustamente ricordato Sir Ian Mckellen alla dodicesima Festa del Cinema di Roma, rappresentano gli esclusi della società, coloro che sono odiati e temuti dalla “gente normale” solo perché diversi da loro.
Barnum dunque si può considerare in tutto e per tutto il professor Xavier della situazione, colui che li ha scoperti, uniti in una famiglia e poi rivelati al mondo, perfino a re e regine.

Romanzato, ma appunto, non agiografico. Gracey ci mostra Barnum come un uomo non esente da difetti, capace anche lui di dimenticare facilmente le sue umili origini e le persone a lui care in favore di grandi guadagni e un posto nell’alta società, ma alla fine si è rialzato, ce l’ha fatta in tutti i sensi, e non è uno spoiler, ma storia nota.
Il più romanzato è il personaggio di Zack Efron, Philipp Carlyle, probabilmente ispirato a un personaggio realmente esistente, forse James Anthony Baley.
E che dire di lui?
Zack Efron è stato scelto soltanto per sfruttare ulteriormente il suo successo tra il pubblico giovanile per High School Musical? No, almeno stavolta.
Oltre al suo bel faccino, e alle sua abilità canore e di ballerino, finalmente il trentenne attore americano mostra al pubblico una recitazione di grande livello, e lo stesso si può dire di un’altra giovane star Disneyana, l’affascinante Zendaya.

Come i trailer ci hanno dimostrato, “The Greatest Showman” sarà distribuito in Italia, come fu con “Les Misérables”, doppiato nei dialoghi (immancabile Fabrizio Pucci) e mantenuto in originale (con sottotitoli in Italiano) nelle canzoni. Si spera che almeno questa polemica inutile, quella del “potevano lasciarlo tutto in originale”, stavolta venga evitata, dato che il vero musical non è solo cantato e ballato, ma anche parlato, quindi il doppiaggio è più che legittimo.

Le canzoni sono opera di Benj Pasek e Justin Paul, gli stessi di “La La Land”, quindi che destino avrà in quanto a riconoscimenti?
Si spera migliore del precedente, anche perché “The Greatest Showman” si è dimostrato decisamente più vero e coinvolgente, il più sincero augurio che possiamo fargli è di superare il successo del capolavoro di Tom Hooper, che portò a casa tre Golden Globe e tre premi Oscar. Magari un paio per Hugh Jackman

The Greatest Showman” sarà presente nelle sale italiane a partire da lunedì 25 dicembre 2017.

Valerio Brandi

 

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