Presentato all’11esima Festa del Cinema di Roma, “The Last Laugh” è uno dei documentari più interessanti degli ultimi tempi, e senza alcun dubbio quello più particolare riguardante la Shoah.
Non è un film che vuole far piangere, ma… ridere! E naturalmente riflettere.
Ridere? Si può davvero ridere dell’Olocausto?
Neonazi-fascisti, e antisemiti, a parte, di primo impatto a chiunque verrebbe di dire di no, ma evidentemente non è così.
Attraverso l’accurato lavoro di Ferne Pearlstein, che ha raccolto informazioni e soprattutto interviste, passate e presenti di sopravvissuti alla tragedia, e non solo. Tra gli intervistati spicca la leggenda vivente Mel Brooks, celebre regista e attore di grandi film parodistici, che ci regala un’altra grande performance comica degna del suo nome, ma anche tanta, tanta incoerenza.
Secondo lui si può scherzare su Adolf Hitler e sui Nazisti in generale, ridicolizzare il loro totalitarismo, e lui in persona ci è riuscito benissimo a farlo con “Per favore, non toccate le vecchiette” (The producers) del 1968.
Ma delle vittime nei campi di concentramento decisamente no. Perché?
Forse manco lui è del tutto convinto di questa affermazione, visto che proprio lui ricorda un altro suo successo cinematografico, “La pazza storia del mondo”, dove ironizza sull’Inquisizione spagnola. E anche in quel caso le vittime erano gli ebrei. Quindi questo ci porta a un altro dilemma: si può scherzare su un genocidio se è avvenuto secoli fa? Non si può scherzare sull’Olocausto perché il ricordo è ancora vivo in molte persone?
Bisognerebbe chiederlo ai diretti interessati, e molti di loro non sono per niente d’accordo con lui. Ridere è la miglior medicina, anche in casi come questo, e anche la miglior vendetta.
Prendiamo Renee Firestone, la sopravvissuta che appare più spesso in “The Last Laugh”: in una scena in gondola al Venetian di Las Vegas, si trova a parlare con un’amica, anche lei sopravvissuta, che non è d’accordo sulla sua visione umoristica della vicenda. Ma Renee risponde con quella che forse è la frase più bella di tutto il documentario “Adolf Hitler mi voleva morta, e invece sono ancora viva, e ho anche tre pronipoti: non è forse questa la miglior vendetta nei suoi confronti? Per questo ora sorrido”.
Ma la risata non è una cura solo dopo aver passato la paura della morte, e con questo torniamo a Mel Brooks. Non poteva mancare la citazione a “La vita è bella” di Roberto Benigni, che lui definisce il peggior film di sempre sull’Olocausto, una completa farsa costruita ad arte per vincere l’Oscar. Ma anche in questo caso viene prontamente smentito, dato che grazie agli altri contenuti veniamo a sapere che nei campi di concentramento non mancavano le persone che cercavano di aiutare i più demoralizzati con battute ma anche veri e propri spettacoli comici. Il tentativo di un padre che cerca di nascondere l’orrore del campo di sterminio al figlio piccolo è qualcosa che è sicuramente successo in quegli anni bui, di assolutamente vero.
E forse questo documentario aiuterà Jerry Lewis a non vergognarsi più di “The Day the Clown Cried”.
In “The last laugh” vengono mostrate alcune clip inedite di uno dei film perduti più famosi della storia.
Girato nel 1972, l’attuale attore 90enne decise di interpretare un clown finito in un campo di concentramento ad intrattenere i prigionieri. Ma il film non ha mai visto il buio della sala, a vederlo sono stati in pochi fortunati, e l’unica VHS è ancor oggi custodita gelosamente da Lewis. Tutto questo perché?
Lui lo considera un film veramente orrendo. Forse perché è stato girato male per mancanza di fondi, ma sostanzialmente perché era ancora troppo presto, la critica non l’aveva accettato fin da subito.
Povero Jerry, era solo in anticipo, di ben 25 anni, altrimenti si sarebbe meritato anche lui l’Oscar come Benigni, con tanto di camminata trionfale sulle poltrone.
Non solo Mel Brooks e sopravvissuti. “The Last Laugh” è anche una voce per le attuali generazioni di comici, tra cui spicca Sarah Silverman, per difendere il loro diritto alla satira, anche su temi decisamente pesanti, perché se la satira dovesse essere di buon gusto allora è meglio non farla proprio.
Del resto, le vicende di Charlie Hebdo hanno aperto gli occhi a molti, ma non a tutti purtroppo, infatti ci battiamo per la liberta di espressione ma al tempo stesso mettiamo in galera chi prova a praticarla.
I discorsi potrebbero essere infiniti, e in teoria lo sono in questo documentario. Abbiamo sentito voci ed opinioni diverse, come dovrebbe essere in ogni democrazia. E proprio per questo “The Last Laugh” è un film da vedere e rivedere, per guardare anche con occhio diverso argomenti ancora per molti tabù, e per farci capire che anche le risate sono un modo per non dimenticare queste terribili tragedie.
Valerio Brandi
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