Ha conquistato Venezia con il Leone d’oro, è uscito settimane fa in America ottenendo grandi apprezzamenti dalla critica e buoni incassi al botteghino. Conquisterà il resto dell’Italia che non lo ha visto al Lido la scorsa estate, e magari il Dolby Theatre di Los Angeles il prossimo 4 marzo 2018?
Se la vedrà maggiormente con il controverso “Tre manifesti a Ebbing, Missouri”, film politicamente più propenso alla vittoria in questo momento particolare per Hollywood segnato dagli scandali sessuali (mentre un film che condanna le violenze e la disparità tra uomo e donna nella cultura islamica come “The Breadwinner” passerà sicuramente inosservato…)
Più possibilità per il premio Miglior Regia sicuramente, che potrebbe finalmente dare a un regista visionario e poetico come Guillermo del Toro il giusto riconoscimento.
Nel 1962, a Baltimora, vive Elisa Esposito (Sally Hawkin) una giovane donna affetta da mutismo, che lavora come addetta alle pulizie presso un laboratorio governativo. Insieme alla sua collega Zelda Delilah Fuller (Octavia Spencer) passa le giornate secondo una depressiva routine, finché un giorno arriva una cassa assai misteriosa. O meglio, pericolosa, perché cominciano ad esserci dei feriti, e tanto sangue da pulire.
Una bestia misteriosa vi era al suo interno, ma è davvero cattiva? Quando la vede per la prima volta, non solo si accorge che la creatura non la guarda in maniera diversa (al contrario degli altri “umani parlanti”), ma che grazie al suo mutismo può comunicare meglio con lui. L’essere non è al sicuro nelle mani del governo, deciso a studiarlo nella maniera più brutale, e magari usarlo contro i Sovietici. Così lo rapisce, con l’intento di liberarlo, ma l’amore è già sbocciato. Come Aladdin con il Genio, riuscirà a lasciarlo andare?
Vi è dunque molto mondo Disney, almeno per gli occhi dello spettatore, in questo fantasy ricco di sentimenti.
Non solo Aladdin, il richiamo più forte è naturalmente “La Bella e la Bestia”, non solo per i due protagonisti, ma anche l’antagonista principale, il colonnello Strickland, interpretato da un superbo Michael Shannon.
Molto forte il rimando a Gaston, che vede nella creatura solo un mostro da sottomette o annientare se le cose si mettessero male, un’incarnazione magistrale in tutti i sensi, che ha ancor più valore se si pensa che nella vita reale Shannon è una persona tranquilla e disponibile (lo hanno potuto constatare di persona gli spettatori presenti all’ultima Festa del Cinema di Roma, dove è venuto a presentare “Trouble No More”).
E oltre alla mondo delle fiabe, abbiamo nonostante le premesse un horror come fonte d’ispirazione principale. Impossibile non notare che la creatura realizzata con la CGI e il camaleontico talento di Doug Jones (al momento secondo solo ad Andy Serkis) è tale e quale al mostro della laguna nera del 1954, se non più armoniosa e definita naturalmente. Citazione decisamente voluta, dato che il capolavoro classico di Jack Arnold ha affascinato del Toro fin dall’infanzia.
La ricostruzione dell’America anni ’60 e soggetta alla Guerra Fredda è ben definita, e grazie a Shannon abbiamo la tensione dei migliori Gangster Movie, mentre se vogliamo trovare una pecca per questo film, il messaggio d’amore che il regista vuole trasmettere arriva troppo lentamente, forse per via di qualche scena di troppo e una colonna sonora a volte soporifera, riuscendo ad emozionare fortemente solo in occasione di un ottimo finale.
13 candidature ai premi Oscar per un film che sarà disponibile in Italia al cinema a partire da mercoledì 14 gennaio 2018.
Valerio Brandi
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